Storia
Ebrei e Cristiani nel Medioevo
di Beppe Segre
I Quaderni dell’Amicizia Ebraico - Cristiana di Torino
Da molti anni l’Amicizia Ebraico - Cristiana di Torino organizza lezioni, presentazioni di libri e dibattiti utili per “affermare, promuovere, coltivare, approfondire la conoscenza e l’amicizia tra ebraismo e cristianesimo … In particolare l’Associazione promuove lo studio sull’intolleranza, in ogni sua forma ed aspetto, con specifica attenzione sull’antisemitismo” come recita l’articolo 2 dello Statuto.
Delle conferenze e lezioni l’Associazione cura poi la pubblicazione in specifici Quaderni, al fine di mettere a disposizione informazioni e dati da conservare e su cui meditare. I temi trattati si inquadrano per lo più in un percorso storico - religioso, intrapreso già da parecchi anni con la Comunità Ebraica di Torino: l’amicizia tra persone di fede diversa si consolida nella riflessione sul comune patrimonio culturale, nel confronto su quanto ci accomuna e nel rispetto delle rispettive specificità.
Ma non possiamo dimenticare che il rapporto tra fedi diverse è stato, nel corso dei secoli, difficile e doloroso, e dobbiamo ragionare insieme sulle accuse che tante vittime e tanto dolore hanno creato nella storia, e che ancora oggi circolano, a più di mille anni dalla loro nascita.
Ci si propone di contribuire a sfatare stereotipi ed approfondire le cause per cui ebraismo e cristianesimo si siano progressivamente allontanati, come alle differenze religiose si siano sovrapposte tensioni sociali, come da una convivenza difficile si sia passati alla distruzione dei libri ebraici, alle crociate, alle espulsioni, ai ghetti, ai roghi.
Esce ora dunque il Quaderno Ebrei e Cristiani nel Medioevo, tra crociate e convivenza, che pubblica le relazioni presentate nel corso del 2019 da quattro storici specializzati sulla storia medioevale e sulle drammatiche vicende del popolo ebraico.
Poteva andare in modo diverso?
Nel 1160 - ricorda il prof. Lothar Vogel nel suo contributo “I rapporti del Cristianesimo Medioevale in Occidente con l’Ebraismo (secoli X - XIII)” - l’ebreo Beniamino da Tudela, gran viaggiatore nell’area del Mediterraneo, descrive il suo arrivo da Lucca a Roma la grande: “Là vivono circa 200 famiglie di ebrei che sono rispettati e non pagano tasse a chicchessia. Molti di questi sono funzionari del papa Alessandro III. Tra essi spiccano grandi saggi: Rabbi Daniel e Rabbi Jechiel, funzionario del Papa. Questo è un giovane intelligente e assennato che va e viene dal Papa, di cui amministra la casa e i beni”.Certo non si può fare la storia con i “se”, ma lasciateci almeno immaginare un mondo in cui i diversi leader religiosi si stimino, si rispettino e collaborino amichevolmente.
Nella realtà la storia non è andata così, anzi proprio in quel periodo si sviluppano gli stereotipi che durano fino all’età contemporanea.
Gli ebrei sono tutti usurai?
Lo stereotipo più coriaceo e longevo, nella mentalità popolare e non solo, è quello del potere economico degli ebrei, avidi, avari, potenti, ricchi. L’accusa agli ebrei di essersi arricchiti con l’usura, impoverendo la povera gente, risale al Medio Evo, è stata discussa nel IV Concilio Lateranense nel 1215, è sopravvissuta per secoli, ha occupato le prime pagine dei giornali italiani nel 1938, ieri alimentava le barzellette indecenti di Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio, oggi va di moda sui social, vergognosamente diffusa dall’onorevole Giorgia Meloni che insulta il finanziere ebreo Soros, i cui soldi sarebbero “i soldi degli usurai”.
Su questi temi in particolare ha lavorato il prof. Giacomo Todeschini, le cui ricerche si sono focalizzate sull’esclusione dai mercati tra Medioevo ed Età Moderna, sul ruolo e il significato degli ebrei in questi mercati e sulla formazione degli stereotipi.
Nei primi secoli si svilupparono polemiche antiebraiche ma non sui comportamenti economici.
Si avvia poi nei secoli XII e XIII una fase storica di turbolenta trasformazione con la “rivoluzione gregoriana”, da un lato, che modifica profondamente l’organizzazione della Chiesa e i rapporti con le minoranze non cristiane, e con la “rivoluzione commerciale dell’Occidente”, d’altro lato, che cambia i rapporti economici in Europa.
L’intensificarsi delle attività economiche e finanziare provoca anche delle criticità: vari enti ecclesiastici, tra cui lo stesso Papato romano, si trovano indebitati e la presenza sul mercato di minoranze ebraiche comincia ad essere percepita come una presenza minacciosa.
Poi, nel IV Concilio Lateranense del 1215 noi troviamo una definizione degli ebrei come prestatori a interesse che impoveriscono la società cristiana e gli enti ecclesiastici in particolare.
I vincoli imposti ai rapporti commerciali tra ebrei e cristiani aumentano i rischi di restituzione dei prestiti, e questo comporta l’aumento dei tassi di interesse, e la situazione diventa ancora più critica.
Inoltre si devono studiare i documenti di riferimento: gli storici del ‘900 hanno considerato come la fonte più significativa per studiare la storia degli ebrei in Italia fossero le autorizzazioni all’apertura dei banchi di pegno rilasciate dalle diverse Autorità locali. E questa scelta ha portato inevitabilmente a sovrastimare il fenomeno del prestito ad interesse rispetto alle altre professioni e a far riferimento prevalentemente alla documentazione dei poteri cristiani rispetto ai documenti di fonte ebraica.
Un’analisi accurata di tutta la documentazione disponibile ci parla di prestito ebraico, ma anche di medici ebrei, di artigiani ebrei, di ebrei che facevano i macellai, di ebrei che facevano i tessitori, che lavoravano il corallo, il vetro, la seta, e svolgevano tante altre attività diverse. In realtà gli ebrei erano impegnati in una gamma professionale molto ampia, ove il prestito ad interesse era solo una tra le tante attività.
Gli ebrei sacrificano i bambini?
A partire dal XIII secolo iniziarono a diffondersi leggende sulle rapine da parte degli ebrei di ostie consacrate, affinché, forate, sanguinassero confermando così il dogma della transustanziazione. Queste leggende sono simili alle altre, che si diffusero nella stessa epoca, di bambini cristiani catturati e sacrificati dagli ebrei, in ripetizione del sacrificio di Cristo. Un’accusa assurda, incompatibile con il divieto per gli ebrei di consumare il sangue. Sembra incredibile ma tale credenza ha provocato conseguenze sanguinose fino in epoca contemporanea, quando un ragazzino si inventò una bugia per giustificare una sua assenza da casa. Nel 1946, a Kielce, nella Polonia che era stata martoriata dall’occupazione nazista, questa fantasia di un bambino costò la strage, sotto gli occhi della polizia che non intervenne, di 50 ebrei massacrati e di 80 feriti.
Il Talmud è un libro blasfemo e offensivo?
Il prof. Piero Capelli si è specializzato sulla storia dei testi e delle idee nell'ebraismo tardoantico e medievale. Si sta occupando ora in particolare della prima edizione critica del resoconto ebraico del primo processo pubblico contro il Talmud, tenuto a Parigi nel 1240.
Ripercorriamo con lui le accuse contro il Talmud, presentate da un ebreo, ben esperto di cultura rabbinica, convertito al Cristianesimo, che sostiene che il Talmud è un testo che offende Gesù e la Madonna, che di Dio presenta un’immagine assurda ed antropomorfa, che giustifica la doppiezza e la falsità degli ebrei, e quindi è un libro blasfemo, eretico, immorale e che pertanto deve essere distrutto.
A Parigi viene indetto nel 1240 un processo pubblico, con la Corte presieduta dalla regina madre Bianca di Castiglia. Il processo è istruito in un dossier in lingua latina che contiene le accuse contro il Talmud e, per la prima volta nella storia d’occidente, una assai ben curata traduzione di una grossa antologia di testi del Talmud dall’ebraico e dall’aramaico al latino. Il rabbino che difende il Talmud spiega come il Talmud è essenziale per definire la halakhà: se non ci fosse il Talmud, non sapremmo interpretare le mizvot e dunque comprendere la Torah e vivere da ebrei.
L’Europa cristiana, dotata di un armamentario filologico ed ermeneutico quale mai si era ancora avuto fin dalla fine del mondo antico, arrivò a contatto con il Talmud e gli dedicò un lavoro intellettuale enorme: lo tradusse con accuratezza e precisione, lo studiò, si impegnò nel capirlo, ma infine decise di mandarlo in cenere: 62 carrettate di libri ebraici vengono bruciate sul rogo.
La valutazione dello storico è sconsolata: noi siamo abituati a pensare che l’intolleranza derivi sempre e soltanto dall’ignoranza. Non è vero: l’odio è più forte di ogni tentativo di comprendere.
Gli ebrei hanno ucciso Gesù?
Il prof. David Sorani approfondisce la storia delle crociate, quando la Chiesa decise di iniziare la lotta già in Europa, colpendo gli ebrei considerati i nemici interni del mondo cristiano e spesso odiati più dei lontani musulmani, sia perché visti come antagonisti nella vita quotidiana, sia perché additati dai vertici della cristianità come oppositori e uccisori di Cristo. Una lunga storia di sangue che colpisce prima le comunità europee e poi Gerusalemme e le altre comunità in Palestina, a partire dalla prima crociata fino all’ultima, e poi ancora, pochi anni dopo con l’accusa agli ebrei di avvelenare i pozzi e diffondere l’epidemia di peste nera.
Massacri così feroci che spingono lo storico a riflettere sulla tematica terribile del “martirio”: la disponibilità, che dalle fonti appare così diffusa e condivisa, a immolarsi, a sacrificare l’esistenza propria e dei propri cari per salvare la propria fede e la fedeltà al Dio di Israele. Non possiamo che inchinarci con ammirazione e pietà nel ricordo di coloro che, pur nell’estremo martirio, si mantennero fedeli alla tradizione ebraica.
Una voce fuori dal coro: il Novellino
Dopo l’orrore delle crociate e dei roghi, a conclusione della sua relazione, al prof. Lothar Vogel piace ricordare che risalgono ugualmente alla seconda metà del XIII secolo le prime testimonianze della parabola degli anelli, che un secolo dopo Boccaccio avrebbe compreso nel Decamerone e molti secoli più tardi Gotthold Ephraim Lessing avrebbe rilanciato come invito alla tolleranza religiosa.
Leggiamo, infatti, nella raccolta italiana tardo duecentesca Il Novellino, la novella dei tre anelli: il Saladino chiede ad un ebreo, per metterlo in difficoltà, quale delle tre religioni sia la migliore: il Cristianesimo, l’Ebraismo, oppure l’Islam. L’ebreo risponde narrando la storia del padre che lascia in eredità a ognuno dei tre figli un anello; uno solo è l’originale preziosissimo, gli altri due sono una copia, ma così perfetta che nessuno è in grado di distinguere l’originale dalle imitazioni. Dopo che l'ebreo ha raccontato la storia dei tre anelli, il Saladino lo loda e diventano amici.
Le fedi dunque sono tre, e nessuno può affermare qual è quella vera se non il Padre che sta in Cielo: “il Padre che·lle diede sa la migliore, e li figliuoli (ciò siamo noi), ciascuno la si crede avere buona”.
Contemporaneamente alle violenze, c’era dunque qualcuno che raccontava novelle per esprimere sentimenti di tolleranza e di amicizia.
Perfino nei periodi più bui della storia - non dobbiamo dimenticarlo - c’è chi si impegna per costruire un futuro di pace e di rispetto reciproco.
Beppe Segre
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