Memoria

 

 

Dal passato al presente

 di Israel De Benedetti

 

Il 15 novembre 1943 nella Lunga notte del 43 (romanzo di Giorgio Bassani e film di Vancini) per rappresaglia all’uccisione di un capo fascista vengono arrestate a Ferrara un centinaio di persone, metà ebrei e metà sospettati di essere socialisti o comunisti. 12 di questi vengono trucidati in piazza, gli altri vengono portati alle prigioni di via Piangipane, e tra questi c'ero anche io con i miei 15 anni. Dopo due mesi, mia nonna Emilia Vita Finzi, riesce a farmi passare agli arresti domiciliari. Il 28 gennaio ‘44 Ferrara viene bombardata per la prima volta di notte e tra gli altri obbiettivi viene distrutta (senza vittime) l`entrata delle prigioni. Ebrei e non ebrei scappano, mentre la città senza acqua né elettricità è sconvolta. Sfruttiamo la confusione e di notte in treno mia nonna, mia madre e io lasciamo la città per raggiungere mio padre e mia sorella che erano ospitati in casa del notaio Sciutto, un siciliano non ebreo, amico da tempo di mio padre che rischia la vita per nasconderci nella sua casa di Faenza. Il notaio ci procura carte false e ai primi bombardamenti anche di questa città scappiamo in campagna, da una cascina all'altra nella zona collinosa di Brisighella. In una di queste case isolata tra i boschi con il nome di Tor Mironi passiamo tre mesi quasi tranquilli, ospiti paganti di una famiglia di contadini: genitori e due figli scappati dall`esercito italiano. Ovviamente eravamo "sfollati" dalle bombe e non ebrei.

In questa zona veniamo liberati il 19 dicembre 1944 dalle truppe alleate.

Fin qui il passato!!!

Nell'ottobre del 2019 su iniziativa di Maayan, una mia nipote, partiamo da Israele in un gruppo famigliare di 20 persone, dai 3 ai 92 anni, venuti da Los Angeles, New York e Israele per rifare il cammino della nostra fuga di 70 anni prima. A Ferrara, per la gentile inziativa della dottoressa Simonetta della Seta, siamo ospiti del Meis, costruito sui resti della prigione di allora. Il giorno dopo, in un minibus rifacciamo la strada delle nostre fughe. Arrivati a un cartello "Torre Mironi", ci fermiamo e chiediamo a due signori usciti da un casale se la strada è percorribile. Questi due uomini ci guardano sbalorditi e vogliono sapere chi siamo e perché cerchiamo quella casa. Alle nostre risposte chiamano uno zio ottantenne che ricorda quei giorni, ma non si ricordava di noi. Dopo di che tutti insieme, noi e i tre uomini del luogo, saliamo alla casa di Tor Mironi con il minibus, ma la casa è vuota e sprangata e ci accontentiamo di fotografarci tutti sull`aia.

Passano 4 mesi e ai primi di maggio 2020 ricevo la seguente mail:

«Quasi mezzogiorno, un piccolo pullman con circa 20 persone.

" Siamo israeliani, viviamo in kibbutz cerchiamo la famiglia che nel 1944 viveva a Torre Moroni dove in quel periodo si trovava mio padre”.

Si chiama De Benedetti, è originario di Ferrara, ha scritto 5/6 libri. il padre era colonnello. Questo ha detto una signora con capelli neri e ricci. 

"In quella famiglia era la mamma che comandava, mettevano le lenzuola come per segnalare presenze nazifasciste." Questo mi ha detto il babbo della signora. 

Chiedo, qual è il suo nome?

"Corrado", non ricordo il nome della famiglia, padre, madre, 2 figli a casa, nascosti, e 2 via senza notizie.

Arriva mio zio Quinto, poi siamo sul bus per Torre Moroni, alla fine del bosco dopo il piccolo ponte nella salita oltre la strada spunta il tetto, "La CASA!!!". Applausi e grida di gioia... poi Torre Moroni..., la capra ... le finestre del piano superiore... ragazzi con i gattini... foto... guardare… parlare… e… e... bisogna andare..." Vuoi andare a Brisighella??" -"No" -" È stanco ". Poi ritorno, strette di mano, saluti, Buon Viaggio.

--- Accidenti che momenti !!,

 Lui ha portato Loro???

 Loro hanno portato Lui???

Erano insieme. Il padre con figlie, nipoti generi...,tutti insieme. Bello. 

Passa qualche mese, cerco in internet, trovo Ruchama,i libri. 

Ho letto. Trovo contatto tramite Giuntina.

La famiglia della casa Torre Moroni è Cavina. Il babbo Sante (Sintola), la madre Ninetta, poi i figli Luigi e Giuseppe (Pippo).

Siamo curiosi di sapere i vostri nomi quando eravate qui nascosti. 

Auguro ogni bene a tutti. 

Cordiali saluti 

Gian Domenico Sangiorgi»

 

Restiamo tutti sorpresi e commossi e ... invitiamo il signor Gian Domenico a venire a trovarci in Israele, a Ruchama!

 Israel De Benedetti

 

La vicenda non si conclude qui. Il 14 giugno, quando già ci aveva mandato l’articolo, Israel De Benedetti ha ricevuto un’altra straordinaria mail, che pubblichiamo con molto piacere:

 

«Buonasera, mi chiamo Sante Cavina e sono originario di Zattaglia, in Italia.

Sono amico di Giandomenico Sangiorgi il quale mi ha dato il suo indirizzo mail. Mi ha raccontato della vostra visita a Zattaglia lo scorso anno ed ho letto con piacere il libro Anni di rabbia e di speranze.

A quel tempo, alle Torri Mironi, viveva la famiglia dei miei nonni, mio padre era in guerra e i ragazzi di cui si parla nel libro erano i miei zii. Purtroppo nessuno di loro c'è più.

Io sono nato dopo la guerra, mio nonno Sante (Sintola) da cui ho ereditato il nome, era morto pochi giorni prima, e ho abitato fino a sette anni in quella casa, che mi è rimasta molto cara.

Mi ha emozionato molto leggere la storia della vostra famiglia, che per un breve periodo si è intrecciata con le vicende della mia.

Vorrei, se possibile, conoscere il vostro indirizzo perché vorrei inviarvi un libro sulla Brigata Ebraica (che per prima ha liberato Brisighella) che riporta anche foto della zona che potreste rivedere con piacere. 

Sarei lieto di potervi incontrare di persona e se tornate in Italia, potete contare sulla nostra ospitalità.

In attesa di leggervi presto, saluto cordialmente

Sante Cavina»

 

Israel De Benedetti e famiglia

 

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