Libri

 

L’ultima intervista

di Paola De Benedetti

 

Uno scrittore accetta di rispondere a delle domande. Indagare se il protagonista sia un soggetto di fantasia o sia lo stesso autore mi parrebbe un esercizio di voyerismo del tutto gratuito, perché quello che avvince veramente il lettore sono le risposte in sé. Comunque è lecito pensare che sia lo stesso autore che, rispondendo con la voce del protagonista alla domanda su quanta parte di lui ci sia nei suoi personaggi, risponde: “Alcune delle cose che ho rivelato qui mi sono successe davvero. Alcune ho il terrore che mi succedano. Alcune desidero che mi succedano”; si può pensare che sia davvero Eshkol Nevo che risponde con la voce del suo personaggio, per esempio quando scrive del padre, della zia Noa, dei nonni, tra cui il famoso nonno Levi Eshkol (“che non ho conosciuto … Che era stato responsabile della vittoria della guerra dei Sei Giorni ma non se ne era mai attribuito il merito. Che era morto prima di rendersi conto di quanti guai quella vittoria avrebbe causato”). Affiora comunque nelle risposte la personalità dell’autore, il suo modo di porsi rispetto alla realtà israeliana, agli esiti irrisolti della guerra dei Sei Giorni, ai rapporti con gli arabi nei Territori, al problema degli insediamenti; la sua idiosincrasia nei confronti di un certo tipo di politici.

Se non ci fossilizziamo sul titolo e sulla struttura del testo (“a domanda risponde”) il libro si legge come un’antologia di brevi considerazioni o commenti, di narrazioni su persone, su situazioni, su avvenimenti, su esperienze, in cui dominano gli affetti familiari e l’amicizia (quell’amicizia che riconduce a un altro suo bel romanzo, La simmetria dei desideri). Ed è una bella lettura.

 

Paola De Benedetti

 

Eshhol Nevo, L’ultima intervista, traduzione di Raffaella Scardi, Neri Pozza Editore, 2019, pp. 416, € 18

 

 

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