Sezione

 

 

Blocknotes

di Reuven Ravenna

 

Amos

Rileggo l’autobiografia di Amos Luzzatto, Conta e racconta, e  trovo la conferma di come certe figure centrali condizionino il nostro giudizio sul secondo  Novecento degli ebrei italiani. La vita di Amos è stata caratterizzata da una molteplicità senza uguali. Dall’infanzia nella Palestina mandataria, dove si era trasferito a seguito del nonno, Dante Lattes (altro personaggio al centro dell’Italia ebraica del secolo scorso), suo secondo padre e soprattutto maestro di cultura ebraica, nell’accezione più ampia del termine, al ritorno nell’Italia postbellica per studiare medicina in mancanza di una facoltà in Eretz Israel. Non mi dilungo sui capitoli di una biografia quanto mai varia, dalla professione medica alla militanza nella sinistra - attualmente ricordo del tempo che fu  - e soprattutto sul ruolo di Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche contemporaneamente ad un’instancabile offerta in condivisione della sua cultura ebraica nei suoi molteplici aspetti, al nostro interno e nel quadro di una crescente apertura verso il mondo cattolico. Amos, discendente diretto di Shemuel David Luzzatto, è stato il compagno felice di Laura, anche essa discendente dei due fratelli Pardo, allievi amati di Shadal al Collegio Rabbinico padovano. E per merito suo ho potuto dialogare di persona con il grande nonno Dante in momenti indimenticabili.

 

Adin Even Israel Steinsaltz

Erano i giorni della Perestroica.Trovandomi a Gerusalemme, chiesi di intervistare Rav Adin Steinsaltz, la cui traduzione in ebraico e le relative note di commento del Talmud Babilonese erano già testi classici negli scaffali della classicità ebraica. Giunto nella sede delle edizioni talmudiche, un segretario del Rav mi accolse, affermando che mi avrebbe aggiornato sulle attuali attività del Rav Adin, che in quel momento era a colloquio con uno dei più noti dissidenti russi che erano giunti in Israele da poco. Il segretario mi riferì come a Mosca si fosse appena rinnovata una Yeshivà, che Rav Adin aveva presentata come sezione ebraica nell’ambito dell’Accademia delle scienze. Da italkì ricordo come “questo intellettuale unicum nel nostro secolo” - come è stato definito da un autorevole magazine Americano - sia stato vicino alla nostra comunità. Le visite a Roma per studiare rari manoscritti alla Vaticana o per dare lezioni hanno portato ad una rinascita dello studio della Ghemarà in molti ambienti, alla traduzione in italiano di quattro trattati (finora) del Talmud babilonese. Rav Adin che, figlio di un padre comunista, scelse dodicenne la via della Torà, è stata una figura unica nel mondo ebraico, un’armonica e dinamica fusione di una cultura tradizionale con quella scientifica (era laureato in chimica), ascoltato anche al di fuori del nostro mondo, senza barriere ideologiche, lasciando ai posteri quel monumento di portata storica che è il Talmud babilonese in ebraico moderno.

 

Incertezza

Il Covid-19 domina i nostri giorni Appena ho passato Il Kippur, tra casa e Beit hakeneset, per un giorno sezionato da fogli trasparenti. E in seguito le tefillot si svolgono nel cortile, oltre la pergola che in tempi normali serve da sukkà. Da mesi i membri anziani della comunità sono chiusi in casa. Madeleine è più coerente nel lockdown, ed esce solo per una breve visita al mercato della frutta. Possiamo ordinare al supermercato. Per Sukkot saremo il primo giorno dal figlio. I media ci propinano interminabili esternazioni, scientifiche o meno, creando, a volte, un caos di interpretazioni sulle direttive. E intanto le statistiche sono più che mai scoraggianti. Si teme che la clausura venga prolungata oltre le feste, con conseguenze economiche e sociali di grande portata. Seguo nei media le notizie del mondo. Fino a quando? Di certo le nostre vite non saranno più quelle del pre-Corona.

Reuven Ravenna

 

Carlo Levi, Contadine rivoluzionarie

 

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