Israele

 

 

Speranze infrante

di Alessandro Treves

 

Ciro e Talib avrebbero potuto avere un futuro brillante, al di là del mare su cui avevano contemplato lo scintillìo del tramonto. Si sarebbero volentieri scambiati di posto, e forse da questo sarebbe nata una conoscenza reciproca, chissà, un’amicizia duratura; se troppe cose non li avessero separati. A cominciare da un secolo, non tanto breve.

Oltre un secolo fa, nel 1919, Ciro, appena diciottenne, fonda a Trieste il Fascio Giovanile Ebraico. Un’associazione ginnica borghese, distinta dai Fasci Italiani di Combattimento fondati da Mussolini nel marzo dello stesso anno a Milano, come pure dal Fascio Operaio fondato nella trattoria delle Tre Zucchette a Bologna nel 1871, nonché dai Fasci Siciliani dei Lavoratori, attivi dal 1889 prima di essere soppressi nel sangue da Crispi nel 1894. Spesso ci si dimentica di come alcune parole possano avere una vita attiva e stimolante.

Come quella che ha pensato di poter vivere Talib, quando poche settimane fa ha saputo di essere stato ammesso ad un corso di dottorato! in Europa! dal 1 ottobre 2020. Si è quindi affrettato a fissare un appuntamento per avere il visto da studente al consolato, a Tel Aviv, appuntamento che gli hanno dato per il 24 agosto; dopodiché ha fatto domanda, prima della fine di luglio, all’Ufficio di Coordinamento dell’esercito (DCO) per avere un permesso per uscire per un giorno da Gaza ed andare a Tel Aviv al consolato.

A Tel Aviv Ciro è stato nel suo giro in Palestina, nel 1924, di cui ha poi parlato entusiasta al ritorno. Il giornale Israel del 19 giugno 1924 riferisce che ha così “recato al pubblico triestino le sue impressioni”: La Palestina fu prescelta da Israele ridestato, perché? Perché vi spazia ancora la grandezza che fu, perché qui la sintesi della vita storica del popolo dà vigore alia coscienza che si eterna, perché solo nella terra del Signore la pietà divina doveva illuminare i figli di Mosè, perché qui, se i piedi vagano nelle lande nude, lo spirito vaga nel cielo. Di qui la luce nuova si dipartirà per splendere su Israele, per illuminare il mondo. Ciro sa che il futuro d’Israele è in Palestina, non nell'assimilazione. Dice: Insomma una generazione può vivere sul filo del coltello; la seconda lo abbandona. Da ciò deriva la necessità di scegliere una delle due strade e, se vogliamo conservare l'ebraismo, quella ebraica, interamente ebraica.

Tenendolo sul filo del coltello, a Talib per due settimane il DCO non ha dato risposta, finché non è intervenuta Gisha, un’organizzazione israeliana per i diritti umani, chiedendo al tribunale di Be’er Sheva di esigere dal DCO che rispondesse. Il giudice Gad Gidion ha fissato subito un’udienza, il 13 agosto, e ha dato ordine al DCO di fornire una risposta. Il 18 agosto la risposta è arrivata, negativa: intanto, Talib non rientra nelle categorie di eccezionalità che giustificherebbero una visita a Tel Aviv; inoltre, avrebbe dovuto fare domanda tramite l’Autorità Palestinese; e per di più c’è la pandemia, che sconsiglia di permettere alla gente di andare a Tel Aviv. Gisha ha fatto immediatamente ricorso, ottenendo un’altra udienza proprio per il 24 agosto. Per fortuna, Talib è riuscito a spostare l’appuntamento al consolato al 2 settembre.

Consolato? Forse Ciro sarebbe potuto diventare Ministro degli Esteri, ed è per le sue doti di leader, di ispiratore, che nel 1927 viene eletto direttamente, a 26 anni, alla presidenza della Federazione Sionistica Italiana. Come riesca a conciliare l’italianità col sionismo lo racconterà il cugino Silvio Treves molto tempo dopo: lo gli ricordavo gli ideali della nostra Nonna e chiedevo come fosse possibile per noi tutti di non sentirci italiani. Mi rispose con una frase che non scorderò mai: "Una cosa è amare l'ltalia, su questo siamo unanimi; ma non confondiamo questo giusto amore col nazionalismo. Per un ebreo è una contraddizione in termini di essere nazionalista per qualsiasi altra nazionalità che la nostra!". Da quel giorno non mi son mai sentito altro che ebreo.

Ebreo è anche il giudice Ariel Vago, che all’udienza del 24 agosto afferma che la borsa per il dottorato di ricerca ottenuta da Talib può essere considerata un’opportunità eccezionale, e chiede quindi al DCO di prendere nuovamente in considerazione la sua richiesta di potersi recare a Tel Aviv per il visto. Il DCO risponde il pomeriggio del 2 settembre, dopo che il nuovo appuntamento al consolato è già sfumato: abbiamo di nuovo preso in considerazione la richiesta, che è di nuovo respinta. Gisha interviene di nuovo, mentre Talib riesce ad ottenere un terzo appuntamento, questa volta per il 16 settembre. Il 9 settembre il caso ritorna al giudice Gidion, che ordina che a Talib sia concesso il permesso, previo nulla osta dello Shin Bet. Ma questa volta lo stato è velocissimo, e fa ricorso alla Corte Suprema, che dopo solo due giorni si pronuncia in senso contrario ai due giudici, e definitivamente: la Suprema Corte dello Stato Ebraico concorda col DCO che una borsa di dottorato non rientra nella categoria dell’eccezionalità, ed anzi c’è il pericolo che concedendo il permesso a Talib, altri giovani di Gaza comincino a chiedere permessi per poi andare a studiare all’estero.

Ciro ai suoi studi (è laureato in chimica) ha rinunciato da tempo, per dedicarsi anima e corpo al rinascimento della nazione ebraica. Ed è all’acme di questo impegno, ventisettenne, sposato da due anni e padre di una bambina, che muore improvvisamente a Palermo. “Ciro è morto!” scrive Alfonso Pacifici, “Questa è la notizia assurda anche se vera, anzi assurda perché vera, che da una settimana ha preso tutto il nostro cervello e lo ha reso incapace di pensare ad altro..” e continua fino a dire che per lui sarebbe stato facile presagio vederlo “al più alto posto del comando, imprimere a tutta l’Organizzazione [Sionista Mondiale] il suggello di una personalità intera come l'Organizzazione non ne ebbe a capo finora mai”. Riguardo alla causa della morte, il website della banca dati Geni riporta enigmaticamente “Incidente d’auto (suicidio)”. Noi auspichiamo che il Supremo Giudice abbia considerato l’eccezionalità della sua persona, e sia stato clemente.

Full disclosure: 1. Ciro Glass non era mio parente, ma suo cognato era cugino di Alfred Mattersdorfer, ex marito della terza cugina di mio padre. Sulla sua vicenda sono rintracciabili diverse testimonianze anche online, fra cui il ricordo che ne fece Meir Michaelis nel 1978, a cinquant’anni dalla morte,

2. Con Talib Muhandis, 28 anni, non credo ci siano relazioni di parentela neanche acquisita, e del resto anche il nome gliel’ho dato io, di fantasia. Della sua vicenda ha parlato fra gli altri Amira Hass, indicandolo come S.O., su Haaretz lo scorso settembre.

3. Chi lo desideri può stamparsi l’invito, trovato recentemente da Davide Silvera, a un’asta online, all’inaugurazione della nuova sede sociale del Gruppo Sionistico Triestino e del Fascio Giovanile Ebraico. Il 26 novembre 1922, neanche un mese dopo la marcia su Roma. Parlerà Alfonso Pacifici.

Alessandro Treves

Trieste e Tel Aviv

 

 

 

Carlo Levi, Lucania '61, particolari

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