Ricordi

Tullio Levi

 

 

Tullio e Ha Keillah

 di Anna Segre

 

In questo numero in cui compaiono tanti ricordi di Tullio Levi in alcuni (tutti è impossibile!) dei numerosissimi contesti in cui ha operato non possiamo tacere del ruolo significativo che ha avuto anche per il nostro giornale: Tullio ha fatto parte della redazione di Ha Keillah dalla sua nascita nel 1975 fino all’ottobre 1977 e poi nuovamente, dopo la sua prima esperienza di Presidente della Comunità Ebraica di Torino, dal’ottobre 1987 fino al 2005, quando lascia la redazione per candidarsi nuovamente alla presidenza della Comunità. I suoi contributi sono spesso legati a eventi specifici (mostre, convegni, giornate di studio), o libri che recensisce: in effetti Tullio non si sottraeva mai alla richiesta di un articolo, e ancora fino a pochi mesi fa rivolgersi a lui era una garanzia per essere certi di avere un pezzo su qualunque argomento in brevissimo tempo.

Difficile tracciare in breve una panoramica dei temi da lui trattati in 45 anni perché sarebbero troppo numerosi. Molti recano inevitabilmente l’impronta della situazione contingente in cui sono nati ma altri sono perfettamente attuali ancora oggi. Quelli scritti dal 2002 in poi si possono trovare sul nostro sito. Vale la pena di segnalare in particolare l’articolo uscito su Ha Keillah del Febbraio 2005 dal titolo, “Elogio della memoria divisa”, che contiene la testimonianza letta da Tullio al Teatro Regio nell’ambito della Manifestazione ufficiale promossa dalla Città di Torino per la celebrazione del Giorno della Memoria (27 gennaio 2005) sulla storia sua e della sua famiglia durante l’occupazione nazista.

Spesso sono firmati da lui i commenti sulla politica italiana nei numeri che precedono o seguono le elezioni. Per esempio nell’aprile 2001, dopo la seconda vittoria elettorale di Berlusconi, così concludeva un articolo intitolato “La memoria corta”:

“[…] La nostra generazione si è spesso domandata come fosse stato possibile che all’epoca della presa del potere da parte del fascismo e del nazismo i popoli italiano e tedesco, nella loro stragrande maggioranza, fossero stati così incuranti dei tanti segnali premonitori di ciò che stava per accadere e soprattutto avessero potuto seguire e riporre la propria fiducia in capi istrionici, megalomani, con atteggiamenti spesso così grotteschi e che si presentavano come salvatori della patria. Oggi forse lo stiamo capendo.

Poche settimane orsono abbiamo celebrato la giornata della memoria: ricordare e far ricordare ciò che successe allora e cogliere talune analogie con la situazione presente è un altro contributo che l’ebraismo italiano è chiamato a dare, perché evidentemente non solo si sta dimenticando quello che successe nel 1994 ma si è anche già dimenticato quanto successe nel 1922.”

Su Israele si esprime spesso a favore delle iniziative a favore della pace, ma sempre con un certo pragmatismo, senza dimenticare il difficile contesto mediorientale in cui lo stato di Israele si trova immerso. Per esempio nell’aprile 2000, in risposta a un articolo che metteva in evidenza i limiti della Legge del Ritorno, Tullio scriveva:

 “[…] La democrazia israeliana non si presta dunque ad essere misurata con il metro usato per le altre democrazie. Vogliamo ammettere che è una democrazia imperfetta? Lo possiamo certamente fare, ma dobbiamo anche ammettere che ad una democrazia va pur riconosciuto il diritto di difendere se stessa e le ragioni della propria esistenza anche derogando, se necessario per il raggiungimento di tali obiettivi, a taluni dei principi normalmente ritenuti essenziali: meglio un po’ acciaccati che defunti: la soluzione di questo problema purtroppo non esiste!”

Tullio Levi si è occupato molto anche dell’UCEI, dal dibattito sulle Intese e sullo Statuto fino ai contributi in vista o a commento dei congressi. È essenziale ricordare che è stato tra i principali animatori e organizzatori degli incontri tra i gruppi ebraici progressisti nelle varie città, un lavoro che ha consentito la nascita delle liste “Keillah”, i cui programmi (spesso pubblicati su HK) mostrano in tutta evidenza la sua impronta. “Occorre innanzitutto tenere presente come il cosiddetto raggruppamento di "Keillah", non sia affatto un’entità omogenea e strutturata: - precisa Tullio nel luglio 2002 - è un insieme di persone legate da una visione comune su molti temi della vita ebraica ma tutt’altro che monolitico e dove invece la specificità di ogni singola posizione individuale è considerata un valore prezioso da salvaguardare e rispettare.” Queste parole illuminano bene il modo di procedere di Tullio nella costruzione delle liste: non ricerca di un’omogeneità a tutti i costi ma piuttosto dibattito e confronto anche tra portatori di idee diverse per trovare convergenze su temi che stanno a cuore a tutti.

E, naturalmente, sono assai numerosi gli interventi sulla Comunità di Torino, nei numeri che precedono e seguono le elezioni comunitarie. Inviti a votare per le liste proposte dal Gruppo di Studi Ebraici prima delle elezioni, e commenti sulle vittorie elettorali del Gruppo dopo. Ma già verso la fine degli anni ’90 l’assenza in Comunità di forze davvero attive diverse dal GSE iniziava a preoccuparlo: “Il miglior augurio che possiamo oggi formulare - scriveva nel giugno ’97 - è che cresca finalmente una forza all’interno della Comunità capace di prenderne in mano le redini e costruire così la premessa per quell’alternanza di cui ogni istituzione ha assolutamente bisogno.”

Nelle elezioni comunitarie del giugno 2001 si presenta per la prima volta, ottenendo un discreto successo ma non la maggioranza, il gruppo ComunitAttiva. Un editoriale sul numero di giugno 2001 intitolato “Continuità e innovazione” firmato HK ma molto probabilmente scritto da Tullio concludeva con un’apertura verso questo nuovo gruppo:

“[…] Se il prossimo Consiglio saprà adeguatamente coniugare innovazione e continuità, esistono le condizioni per un ulteriore rilancio della vita comunitaria e soprattutto per tentare di recuperare il maggior numero possibile di coloro che da essa si sono allontanati. Premessa essenziale per il successo di una tale sfida è, pur nella diversità di posizioni, il superamento di talune reciproche diffidenze che si sono evidenziate nei mesi che hanno preceduto le elezioni e dunque l’instaurazione di un clima di armonia e di collaborazione all’interno del Consiglio.”

Questo auspicio e questo proposito di collaborazione si ripete dopo le elezioni del 2005, quando Tullio diviene nuovamente Presidente della Comunità. Dal 2005 al 2011, durante la sua seconda presidenza, la collaborazione con Ha Keillah diventa più saltuaria anche se non si interrompe mai del tutto: persino negli anni dal 2007 al 2010, quando la maggioranza della redazione di HK di allora esprimeva per lo più opinioni molto critiche verso la sua gestione comunitaria, Tullio continuava a inviare lettere, risposte, e talvolta anche relazioni di convegni e attività svolte, recensioni, ecc. Anche rispondendo a un’intervista assai poco amichevole del dicembre 2007 Tullio non manca di sottolineare che il Gruppo di Studi Ebraici “rappresenta un caposaldo della mia socialità ebraica” e che al suo interno “si trovano i compagni di tante battaglie compiute in nome di comuni ideali e gli amici di tutta una vita”.

Dal 2011, al termine della sua presidenza, Tullio Levi tornerà a collaborare con Ha Keillah con le consuete costanza ed efficienza. Vale la pena di ricordare che cinque anni fa è stato il principale organizzatore della festa per i primi quarant’anni del nostro giornale. In quell’occasione aveva composto anche una poesia scherzosa, a imitazione del Giuramento di Pontida di Berchet, sulla storia di Ha Keillah. Una storia che lo ha visto, come in molti altri campi, molto più attore che spettatore. Chiediamo scusa in anticipo ai nostri lettori perché d’ora in poi senza di lui saremo un po’ più imbranati e meno efficienti.

Anna Segre

 

Tullio Levi con la moglie Silvia e il figlio Filippo

 

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