Libri
L’antifascismo a Torino
L’ANPPIA ripubblica il testo Regime fascista: nascita e mortedi Giorgio Berruto
Nel 1993 usciva, per iniziativa della federazione provinciale dell’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti (ANPPIA), presieduta da Bruno Segre, il volume Torino antifascista, scritto dal giornalista Giancarlo Carcano. Il testo, già ristampato nel 2005, viene riproposto oggi con il nuovo titolo Regime fascista: nascita e morte. Vent’anni di opposizione (1922-1943). Nella prefazione Bruno Segre, da decenni e anche oggi tra i più attivi custodi dell’antifascismo torinese, giustifica la decisione di ripubblicare il libro sia con le numerose richieste in questo senso, sia per il “clima reazionario che attualmente sembra dominare il Paese”. Le ragioni del nuovo titolo rimangono però oscure, poiché il libro, che si rivolge esplicitamente a “giovani lettori, docenti o studenti” non traccia una parabola complessiva del regime fascista, ma si concentra sulla dissidenza torinese al regime, nonostante l’utile quadro sintetico dei principali eventi italiani dal 1922 al 1943 in appendice.
L’attenzione è rivolta soprattutto al mondo operaio e all’antifascismo organizzato dal Pci, con una lettura del fascismo come fenomeno essenzialmente borghese che è riduttiva, almeno secondo chi scrive. Alle attività del gruppo torinese di Giustizia e Libertà vengono riservati scarsi cenni: troppo poco, forse, per l’unico movimento coordinato di opposizione attiva indipendente che negli anni trenta abbia sfidato il regime ormai solido. Carlo Rosselli, Leone Ginzburg, i Levi, Augusto Monti e il D’Azeglio, la casa editrice Einaudi avrebbero forse meritato più di qualche sporadica menzione. È indubbio che in molti altri libri, a partire da quelli scolastici, sia invece il contributo del Pci a essere sminuito, pur essendo stato di gran lunga quello che ha coinvolto un maggior numero di attivisti disposti a rischiare la vita e il più duramente represso. Forte dell’appoggio ideologico della Terza internazionale e di fatto dipendente dalle direttive di Mosca, l’antifascismo attivo del Pci viene spesso altrove seminascosto perché turba la generica e anacronistica condanna dei “totalitarismi di ogni colore”.
Carcano dedica invece un interessante capitolo alle “barzellette antifasciste”, anche se rimane il dubbio che una barzelletta possa essere considerata espressione di opposizione al regime e non di più generica refrattarietà a omaggiare il potere e ironica presa di distanza. Si potrebbe aggiungere che, per la dittatura fascista, anche questa refrattarietà era antifascismo, aprendo una riflessione sul rapporto tra pubblico e privato negli anni del regime che però nel libro manca. Analogamente, non viene esplorata la fondamentale questione del consenso, senza la quale non si capisce come un sistema liberticida e violento abbia potuto governare per vent’anni senza eccessivi problemi.
Il volume, scritto in stile giornalistico e ricco di dati, è di facile lettura: uno strumento didattico utile, dunque, al netto dei limiti segnalati. L’interpretazione dell’autore non passa attraverso la discussione dei problemi storiografici, ma avviene tramite la selezione dei dati: quelli evidenziati e naturalmente quelli omessi o solo accennati. Un energico aggiornamento avrebbe forse giovato sia allo stile sia al testo, perché la ricerca è andata molto avanti nei ventisette anni che ci separano dalla compilazione. Cambiare per conservare un messaggio chiaro, quello che Bruno Segre ripete spesso, ma che segnalava già nel 1993 citando Brecht: “Il grembo che partorì il mostro nazista è ancora fecondo… Uomini vigilate!”.
Giorgio Berruto
Giancarlo Carcano, Regime fascista: nascita e morte. Vent’anni di opposizione (1922-1943, ANPPIA
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