MARZO 2021 ANNO XLVI - 227 ADAR 5781
Prima pagina
Torniamo come prima?
Manfredo Montagnana
Il Governo torna periodicamente a chiudere bar, ristoranti, alberghi, cinema, teatri per non parlare dei mezzi di risalita sui campi di sci, tutte attività che corrispondono ai “bisogni” di svago di gran parte degli italiani. Ma non lo sa il Governo che questi settori del “loisir” danno lavoro a migliaia … decine di migliaia … centinaia di migliaia di persone? Pazienza se poi vengono chiuse per mesi anche le scuole.
So di apparire lontano dalla cultura dei “millenials” ma mi pongo questa domanda: perché non classifichiamo i “bisogni” dei cittadini secondo un ordine di priorità definito in base a dati accettati da tutti relativi ai benefici ed ai costi? Davvero dobbiamo tener conto solo dei messaggi tambureggianti della pubblicità?
Ho ripreso in mano queste riflessioni dopo aver letto il notevole libro Factfulness del medico svedese Hans Rosling che chiede ai lettori di non accettare mai le conclusioni affrettate, anche se vengono proposte spesso con tabelle e grafici, ma di basare le proprie opinioni su fatti reali. Per spiegare cosa intende per “fatti reali”, l’autore raccoglie una serie di domande che nell’arco di molti anni ha posto a persone di tutti i paesi e di tutti gli ambienti. Le domande erano del tipo:
- negli ultimi 20 anni, la popolazione in povertà estrema è raddoppiata, invariata o dimezzata?
- posto che gli uomini trentenni sono andati a scuola per 10 anni; le donne trentenni sono andate a scuola per 9, 6 o 3 anni?
- oggi nel mondo la percentuale dei bambini di 1 anno vaccinati contro qualche malattia è del 20%, 50% o 80%?
Ebbene, si è scoperto che la maggior parte delle risposte erano ben lontane dai “fatti”. (Per curiosità, le risposte sono rispettivamente: dimezzata, 9 anni, 80%.)
Come premessa al lavoro, Rosling respinge la posizione di chi affronta ogni problema economico/politico/sociale contrapponendo “noi” (italiani, europei, cristiani) a “loro” (neri, gialli, arabi). Dati alla mano, egli propone di affrontare i problemi posti dalle sue domande dividendo l’umanità secondo 4 livelli, identificati molto schematicamente con 4 livelli di reddito giornaliero: 1 €, 4 €, 16 €, 64 €. È in questo contesto che vanno interpretate le sue domande, quelle precedenti e molte altre: a proposito delle risposte giuste, è ovvio che vi sono ancora sacche di grave povertà soprattutto in Africa e in Sud America, ma negli ultimi decenni i livelli 1 e 2 sono andati decisamente riducendosi, il reddito giornaliero dei loro abitanti è passato a 4 € oppure a 16 €. E Rosling insiste giustamente sul fatto che queste crescite di reddito comportano miglioramenti importanti nella sanità, nell’educazione, nell’emancipazione delle donne.
Tornando alla mia domanda sui “bisogni”, vorrei interpretare i ragionamenti di Rosling nel senso che dimostrano come esistano diverse tipologie di “bisogni” e come il loro numero vada crescendo all’interno dei quattro livelli, soprattutto nell’ultimo, … il nostro. Mi sarebbe piaciuto che Rosling avesse proposto anche le domande che prima avevo accennato: esiste un limite alla crescita dei “bisogni”? e poi, si può definire una scala di priorità per i “bisogni”?
Per spiegarmi meglio, cito un esempio banale: cosa “guadagniamo” e cosa “perdiamo” andando a mangiare al ristorante/pizzeria una o più volte alla settimana? Più in generale: cosa “guadagniamo” e cosa “perdiamo” quando procediamo con i nostri acquisti seguendo gli inviti pressanti della pubblicità? Ovviamente “perdiamo” dei nostri soldi e consumiamo energia e materie prime, invece “guadagniamo” l’aumento di posti di lavoro. Cosa conviene di più sull’arco degli anni?
Mi pare ovvio che il confronto fra “perdita” e “guadagno” (tra “costi” e “benefici”) andrebbe fatto a livello nazionale, anzi a livello mondiale, per capire dove stia andando questo mondo “capitalistico”. Anche chi non è un politico, un sociologo o un economista, di una cosa è certo: il mondo in cui viviamo, questo nostro pianeta Terra, è caratterizzato dal fatto di essere limitato, fisicamente e temporalmente. Pertanto è errata (e soprattutto pericolosa) la legge fondamentale del capitalismo, che impone una crescita indefinita del consumi: guai se non cresce il PIL, cioè la produzione di beni!
Devo riconoscere che mi sto allontanando dall’impostazione “scientifica” del Factfulness di Rosling, perché sto svolgendo un ragionamento basato sull’uso di parole e non di fatti. È pur vero che l’affermazione “le risorse disponibili sulla terra sono limitate” non si può in alcun modo contestare, ma essa perde molto del suo significato se non viene accompagnata da un ragionamento sui “bisogni”, basato su fatti verificabili.
In questa direzione, posso solo ribadire quanto sia pericoloso definire i “bisogni” degli esseri umani in base alla quantità crescente di beni prodotti. E se invece cominciassimo a porre come legge fondamentale la crescita in quantità ed in qualità della conoscenza? La conseguenza sarebbe quella di aumentare enormemente gli investimenti (e quindi i posti di lavoro) in tutti i settori legati alla conoscenza.
Mi ricollego con le battute iniziali: è pur vero che negli ultimi mesi i temi dei due “bisogni” primari, quelli della scuola e della sanità, sono tornati al centro del dibattito politico (insieme a quelli mondo del lavoro), ma sono rimasti appunto solo nel dibattito politico. Continuano a mancare interventi concreti, eppure è urgente invertire la tendenza degli ultimi decenni che ha visto diminuire costantemente i finanziamenti alle strutture pubbliche della formazione ed della salute per incentivare la crescita di istituti privati in entrambi i settori.
Perché non cominciamo a ragionare nel merito su questi due “bisogni” primari valutando i “costi” ed i “benefici” per costruire una idea nuova di cittadinanza, al posto del “torniamo come prima”?
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