MARZO 2021 ANNO XLVI - 227 ADAR 5781

 

 

Libri

 

 

 

Raccontare la memoria


Giorgio Berruto

 

 

Due sono i lettori a cui dovrebbe finire in mano Il giorno della memoria raccontato ai miei nipoti (Piemme), in libreria da poche settimane, con cui Lia Levi torna a rivolgersi a bambini e ragazzi. Innanzitutto, come è evidente dal titolo, gli alunni delle scuole elementari e medie, Teresa e Matteo e Penelope e Giuliano, di anno in anno sempre più coinvolti in iniziative sulla memoria il 27 gennaio e da sempre riferimento ideale della scrittrice di origine piemontese. In secondo luogo ma non meno importante, i docenti che hanno il compito di introdurre il tema della Shoah, e che spesso non sono in grado di elaborare un percorso didattico adeguato. E invece quello di Lia Levi è un libro che prima di tutto offre spunti su come raccontare il giorno della memoria e la Shoah a un pubblico giovane e molto giovane. Chiarezza, linearità e limpidezza di stile, da sempre cifre della narrativa dell’autrice, possono trasformarsi in utili strumenti per quegli insegnanti che vorranno utilizzare questo volume per orientare la didattica sulla memoria.

Il baricentro del trentennale percorso narrativo di Lia Levi è la dinamica dell’esclusione, che qui ancora una volta viene messa a tema. Ed è proprio sull’esclusione, quella in base a cui da un giorno all’altro i cittadini vengono divisi in due gruppi, con gli uni che possono continuare ad andare a scuola e al lavoro e gli altri no, che è oggi particolarmente importante ragionare a tutte le età o quasi. Con l’allontanarsi nel tempo degli avvenimenti e la scomparsa degli ultimi testimoni, è sempre più difficile discutere delle fosse comuni, delle camere a gas, insomma dello sterminio pianificato e condotto su basi ideologiche e industriali. È forse più efficace e più adeguato, nelle scuole, concentrarsi su quello che succede quando si decide di prendere un gruppo di persone e di schedarne nomi e indirizzi, di allontanarle e additarle esclusivamente come un collettivo, e non anche e soprattutto come insieme di individui, oppure di radunarle a forza e circondarle con un filo.

Nel Giorno della memoria raccontato ai miei nipoti troviamo riflessioni semplici ma per nulla banali sul significato della memoria della Shoah e in generale sulla memoria collettiva e individuale, estratti dalla storia di vita dell’autrice, nascosta durante l’occupazione tedesca di Roma in un convento di suore, ritratti delle persone conosciute durante la persecuzione e talvolta ritrovate in circostanze fortunate tanti anni dopo. Rilevanti sono anche alcune “pagine belle”, come la storia di re Cristiano di Danimarca e quella del salvataggio di gran parte degli ebrei in Bulgaria.

Quello proposto da Lia Levi non è un insegnamento ex cathedra, non una dissertazione e neanche l’ascolto a bocca aperta di vicende di tanti anni fa. In altre parole, non è un discorso unidirezionale rivolto ad ascoltatori, ma un dialogo che cerca di coinvolgere da protagonista chiunque sia disposto a mettersi in gioco, grande o piccolo non importa. Perché la memoria è da coltivare non solo da parte di chi si sente coinvolto per motivi personali, ma da tutti gli uomini, le donne e anche i bambini di buona volontà.

 

Lia Levi, Il giorno della memoria raccontato ai miei nipoti, Piemme, pp.160, € 14

 

 

 

Share |