MARZO 2021 ANNO XLVI - 227 ADAR 5781

 

 

Libri

 

 

 

Rassegna


a cura di Enrico Bosco, Fiorella Fausone e
Silvana Momigliano Mustari, con la collaborazione della biblioteca
"E.Artom" della Comunità Ebraica di Torino

 

 

Pier Franco Irico (a cura di) - My father was a Jew (Mio padre era ebreo). La vita del dottor Adriano Muggia ebreo di Trino, in tre attimi: Casale 1933, Australia 1939, Casale 1946 – Ed. AGS-Trino – 2121 (pp. 69) L’autore ha pubblicato del 2010 il libro Storie di perseguitati dell’altro secolo. 1938-45, le amare vicissitudini di Adriano e Guido Muggia ebrei di Trino, il primo già primario dell’Ospedale di Casale Monferrato, il secondo farmacista di Trino, perseguitati a seguito delle leggi razziali fasciste nel 1938. In questo volumetto si racconta la storia del dottor Adriano, licenziato dall’Ospedale, fuggito in Australia dove fu internato in un campo profughi e liberato, poi arrivato a Brisbane dapprima come infermiere e poi come medico; finita la guerra, poté, nel 1946, rientrare a Casale dove fu reintegrato nella carica di primario dell’Ospedale; morì nel 1979. Nel volume, dotato riccamente di fotografie, sono apposte ben quattro appendici, riguardanti la prima, i movimenti di Muggia nei campi australiani, la seconda i suoi documenti australiani, la terza la donazione non accolta dei suoi stabili di Trino, la cremazione e i funerali; onomastica ebraica. (e)

 

Giovanni Tesio (a cura di) – Nel buco nero di Auschwitz. Voci narrative sulla Shoah. Antologia – Ed. Interlinea – 2021 (pp. 230, € 20) L’autore aveva, in precedenza, elaborato un’altra antologia, dedicata alla poesia, intitolata Nell’abisso del lager, pubblicata nel 2019, mentre la presente riguarda la prosa. Questo libro “ … è costruito come una narrazione per tessere”: nei diciassette capitoli che lo compongono, ogni tessera è una unità minore del capitolo ed è più o meno ampia. A volte è di poche righe, a volte è molto più lunga, a volte è più narrativa, a volte più riflessiva, a volte addirittura interiettiva, a volte più didascalica e dimostrativa, a volte … più nudamente – anche se mai esclusivamente – cronachistica. Le varie tessere si dispongono, capitolo per capitolo, secondo criteri di affinità, di contiguità e anche di contrasto. Basterebbe pensare agli attacchi con l’avversativa “ma”, ai cambi bruschi di tempo grammaticale, ai passaggi improvvisamente comparativi tra il “passato” del lager e poi quelli “della scrittura. Ne viene un ritmo a strappi, perfettamente aderente alla densità drammatica del mondo che racconta”. I testi sono difficilmente distinti per categorie (testimonianze orali o scritte, letterarie o spoglie, dirette o rielaborate); più facile tenerli disgiunti in due campi, quelle di chi ha vissuto l’esperienza del lager e quelle di chi, invece, ne ha fatto oggetto di elaborazione letteraria. I capitoli mantengono distinti i diari, le memorie e le lettere, le testimonianze orali, testi teatrali, romanzi e racconti. (e)

 

Omer Meir Wellber – Storia vera e non vera di Chaim Birkner – Ed. Sellerio – 2021 (pp. 238, € 14) L’autore, nato in Israele, è direttore musicale del teatro Massimo di Palermo e direttore principale dell’Orchestra Filarmonica della BBC. Il suo romanzo, godibilissimo, racconta l’avventura esistenziale di un uomo segnato dalla colpa di essersi salvato dalla persecuzione nazista e di diventare, tuttavia, addirittura ad un certo momento, l’uomo più vecchio di Israele ma di sottrarsi alla sua celebrazione, di ritornare alla sua città natia, Budapest, a seguito del passaggio dello Stato d’Israele da una vocazione aperta e piena di speranze verso un triste fondamentalismo religioso ed esclusivo. (e)

 

Davide Romanin Jacur – KZ lager – Ed. Ronzani - 2020 (pp. 334, € 22) L’autore, instancabile viaggiatore della memoria, ha visitato i campi di concentramento e di sterminio in più di cinquanta viaggi, tra studenti e adulti, con una descrizione e un’analisi di precisione geometrica - dai più piccoli e quasi dimenticati - fino a quello più famoso di Auschwitz e con ferrea volontà di esaustività dell’informazione e del controllo della sofferenza: disegno, morfologia, collocazione e posizione geografica o urbanistica, dimensione, scopo, tecnologie dedicate alla detenzione, uccisione, eliminazione dei resti. Il libro illustra tutti i campi di concentramento, di sterminio e di raccolta: l’ordine delle descrizioni dei vari campi è stato quello alfabetico lasciando però per ultimi Auschwitz e Birkenau come rappresentativi di compendio e sintesi del sistema concentrazionario oltre che, oggi, i meglio conservati e visitati.

Il racconto della visita, senza distacco e oggettività, nel primo capitolo prevedeva ogni capitoletto di ognuno dei campi diviso in tre sezioni: la collocazione del luogo e di ciò che oggi si vede; l’esposizione di nozioni storiche, quantitative o narrative proprie o riprese da testi o siti disponibili; la descrizione delle emozioni destate, le considerazioni elaborate, i commenti di carattere divulgativo. Il secondo capitolo rappresenta altri luoghi collegati alla Shoah, da Berlino fino al museo Yad VaShem. Il terzo capitolo consiste in considerazioni su tematiche generali e costruzione dei viaggi (la memoria della Shoah; le troppe parole usate in modo improprio; la forza della propaganda e la passività nel recepirla; la ferocia, la mancanza di etica e l’impunità; il disperato attaccamento alla vita; pettini e spazzole; i principi fondanti dei “nostri” viaggi ai campi di sterminio; le lezioni). Il quarto capitolo indica un campione selezionato delle restituzioni; testi scritti e appunti dopo il ritorno dai viaggi da studenti e adulti. Completano il testo molte fotografie in bianco e nero, alcune terribili. (e)

 

Adam Smulevich, Pierfranco Fabris - Sinagoghe italiane. Raccontate e disegnate - Edizioni Biblioteca dell'Immagine (pp. 336, € 15,00) Il testo, dopo una breve introduzione della storia ebraica che parte dalla distruzione del primo tempio ed arriva ai giorni nostri, intraprende una sorta di viaggio (con l'aiuto di moltissimi disegni che raffigurano i templi nelle loro parti architettoniche ed artistiche) tra le sinagoghe italiane dal Nord a Sud d'Italia. Lo sviluppo del “viaggio” parte da Trieste e scende attraversando Venezia, Milano, Genova, Livorno, Roma, Napoli ed arriva a Palermo.

La descrizione si concentra, per ciascuna sinagoga, su due aspetti principali:

la storia da cui emergono realtà molto diverse poiché le varie località su cui erano insediati i templi (e gli ebrei che li frequentavano) sviluppano caratteristiche diverse conseguenti legate al fatto che l'Italia non è stata, di fatto, fino alla fine del 1800, un unico Stato ma l'insieme di Regni con caratteristiche sociali, politiche ed economiche molto diverse tra loro. L'unica esperienza comune che ha, purtroppo, unito tutte le sinagoghe italiane è stata quella legata alla Seconda Guerra Mondiale che ha portato alla distruzione parziale o totale di molti fabbricati.

l'architettura che viene descritta ed analizzata con l'aiuto dei numerosi disegni che corredano la descrizione di ogni sinagoga evidenziando similitudini o differenze sia nella costruzione che nell'arredo. (f)

 

Selma van de Perre – Il mio nome è Selma – Mondadori – 2020 (pagine 160 € 18) Selma van de Perre propone la sua esperienza di giovane ebrea olandese a partire dal momento in cui la Gestapo, a seguito dell'occupazione dei Paesi Bassi, iniziò a braccare la popolazione ebraica. Migliaia di ebrei olandesi furono deportati nei campi di sterminio pagando, fra tutte le popolazioni dell'Europa occidentale, il prezzo più alto della Shoah anche se questo dato è da molti ignorato. Per due anni Selma, sotto il falso nome di “Marga” rischiò ogni giorno la vita viaggiando come staffetta attraverso l'Olanda, il Belgio e la Francia per raccogliere informazioni, portare ordini, falsificare documenti d’identità ecc. Nel 1944 venne arrestata e deportata nel campo di Revensbruck. Selma, a differenza dei suoi familiari, riuscì a sopravvivere fino alla liberazione sotto falsa identità (Marga). Soltanto a guerra terminata osò pronunciare nuovamente il suo vero nome: Selma. La testimonianza scritta di Selma Van De Perre ci porta uno spaccato di una delle pagine meno note della Seconda Guerra Mondiale, quella della resistenza ebraica attiva e partecipata alla lotta contro il nazismo. Dalla lettura di questo libro viene smentito, ancora una volta, il luogo comune, così caro agli antisemiti, secondo cui gli ebrei furono vittime mansuete che si lasciarono condurre docilmente nelle camere a gas mentre molti di loro, come Selma, sfidarono la barbarie con la sola arma di cui disponevano: il coraggio. (f)

 

Stefan Zweig – Lettere a Hans Rosenkranz – Ed. Giuntina, 2020 (pp. 111, € 14) Quarantenne e ormai affermato scrittore, Zweig tiene una corrispondenza ultradecennale con un ventenne di cui ammira il talento e con cui condivide l’identità ebraica, l’adesione al sionismo, l’interesse per la letteratura e l’editoria. Il carteggio, in questa prima pubblicazione con traduzione italiana, offre uno spaccato sugli anni della Repubblica di Weimar sia in ambito politico che culturale, attraverso la sincera testimonianza di Zweig che, scrivendo in privato, è scevra da condizionamenti e remore. Proprio rivolgendosi al giovane Rosenkranz, in qualità di mentore, Zweig lo mette in guardia sull’avanzare del nazionalsocialismo contrapponendo i propri ideali “cosmopoliti ed europeisti”. I testi delle 24 lettere e delle sei cartoline, conservati presso la Biblioteca Nazionale di Israele, vengono presentati in lingua originale e sono preceduti dalla preziosa traduzione di F. Ferrari. (s)

 

Ghila Piattelli – Resta ancora un po’ – Ed. Giuntina, 2020 (pp. 204, € 15) I giovani israeliani, maschi e femmine, sono oberati dal peso dei “loro fucili, dei loro sogni e dalla tragica consapevolezza della propria fragilità” in un paese praticamente sempre in guerra. Una nonna (strepitosamente moderna, anticonvenzionale e spregiudicata) e il nipote (schiacciato dal peso del “prescelto” e in disperata ricerca di identità), saltata la generazione dei genitori assenti e inadeguati, sono uniti da un legame strettissimo e particolare, tale da costituire l’ossatura del romanzo. Gli altri personaggi, comprimari e non secondari, completano un quadro articolato e realistico e rientrano nel novero delle vittime collaterali di un tragico episodio di guerra. Sorprendente opera d’esordio per un romanzo d’amore “silenzioso e smisurato” duraturo, anzi imperituro. Le situazioni, ricchissime di svolte e cambi di scena, hanno l’accuratezza e la precisione di una sceneggiatura cinematografica dove la cronologia viene continuamente stravolta dagli acrobatici salti temporali… a volte spiazzanti anche per il lettore più attento che tuttavia rimane avvinto. (s)

Anna Deutsch e Arie Gottfried – Una storia ebraica. Un viaggio lungo quattro generazioni - Ed. Giuntina, 2020 (pp. 134, € 14) Anna e Arie sono una coppia di ebrei (italiani per scelta) che, unici e ultimi discendenti delle rispettive famiglie, hanno deciso di affidarne il ricordo al presente volume ripercorrendone la storia lungo quattro generazioni. Lievità e concretezza, unite a mirabili doti di sintesi, accompagnano il lettore a conoscere la vita delle comunità ebraiche nell’impero austro-ungarico (poi sotto il tallone nazista) e di quelle dell’impero zarista (poi URSS). Campi di concentramento e sterminio da una parte e gulag di rieducazione dall’altra, attraverso la grande storia del Novecento e la piccola storia privata dei nonni e poi dei genitori, fino al passaggio attraverso l’Italia diretti in Palestina. Nella Terra Promessa i due giovani vivono le esperienze del sionismo reale, si sposano e, arrivati in Italia per specializzarsi negli studi, diventeranno entrambi, seppur in campi diversi, autorevoli scienziati di fama. Una storia bellissima che li porta a concludere il loro racconto (dedicato a figli e nipoti) con le seguenti parole:”Grazie, I tal ia, isola di rugiada divina”. (s)

 

Santiago Amigorena – Il ghetto interiore – Ed. Neri Pozza, 2020 (pp. 38, € 17) Vincitore di numerosi premi, tra cui il Goncourt d’Italie, questo romanzo è all’origine di un vasto progetto di scrittura, articolato in sei parti, già edite separatamente. L’autore, argentino ma residente in Francia, dichiara di aver messo mano al progetto con lo scopo di “combattere il silenzio che mi soffoca da quando sono nato”. Nel ghetto interiore in cui l’ebreo, in quanto tale, è confinato, si ripercorrono tutte le fasi dello sterminio degli ebrei d’Europa, dalla lucida pianificazione di Wannsee, alle varie metodologie messe in atto fino alla perfezione assoluta delle camere a gas. Ma il male assoluto, per Amigorena, è l’annullamento dell’individuo con la cancellazione dell’identità: “una delle cose più terribili dell’antisemitismo consiste nel confinare la persona nella identità di ebreo” quando la persona è anche padre, figlio avvocato, spazzino, sarto, giovane, vecchio, maschio, femmina… argentino francese, tedesco, polacco… Opera originale, intensa e letterariamente validissima. (s)

 

Mauro Perani, Piercesare Ioly Zorattini, Maddalena del Bianco, Antonio Spagnuolo - a cura di – Il cimitero ebraico di Gradisca d’Isonzo – Ed. Giuntina, 2020 (pp. 279, € 40) La deputazione di Storia Patria del Friuli, insieme con altre istituzioni tra cui la Comunità Ebraica di Trieste, ha finanziato la realizzazione del presente volume che la casa editrice Giuntina ha voluto dedicare alla memoria di Amos Luzzatto. La fotocomposizione (fotografie delle lapidi, immagini degli epitaffi, trascrizione del testo sia in ebraico maiuscolo che in italiano) è stata curata dal Laboratorio di Epigrafia e Codicologia ebraica del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Bologna. Introduzione e studi storici sono a cura di un nutrito gruppo di specialisti ed il volume è corredato anche da tavole a colori e da indici dei nomi sia in italiano che in ebraico. (s)

 

Simone Veil – Alba a Birkenau – Testi raccolti da David Teboul – Ed. Guanda, 2020 (pp. 281, € 19) Regista, fotografo e videomaker, Teboul ha raccolto i materiali nel corso di numerosi incontri/interviste con Simone che ha fornito le foto di famiglia. Le vicende biografiche sono raccontate sia dalla protagonista sia per mezzo della ricostruzione rispettosa e accurata di Teboul, che ha contribuito anche all’apparato iconografico. Ne risulta il ritratto definitivo di una persona eccezionale, di una donna nobile e coraggiosa che ha sempre rivendicato l’orgoglio dei valori etici dell’ebraismo, ereditati dai genitori. Significativa e toccante l’immagine scelta da lei per la copertina e spiegata con le seguenti parole: “Io, prima della deportazione”. (s)

 

Aharon Appelfeld – L’immortale Bartfuss – Ed. Guanda, 2021 (pp. 157, € 15,20) Come di consueto neppure in questo romanzo l’autore descrive l’orrore dello sterminio quanto piuttosto ne analizza le conseguenze sui sopravvissuti. Appelfeld crea dunque un individuo incapace di stare al mondo, anaffettivo persino con i familiari, destinato all’isolamento a causa della incomunicabilità della sua esperienza. Neppure con altri sopravvissuti può condividere il ricordo perché tutto è inenarrabile e il confronto conferma in modo agghiacciante quanto previsto dagli sterminatori: “Sarà stato così incredibile da non essere creduto”. Si può sopravvivere allo sterminio ma non al ritorno alla vita in cui non si riesce a trovare un motivo di speranza e si ricerca l’annullamento di sé. Romanzo di vuoto esistenziale e di spaesamento. (s)

 

Ada Ottolenghi - Ci salveremo insieme. Una famiglia ebrea nella tempesta della guerra -Ed Il Mulino, 2021 (pp. 180, € 15) Questa memoria dedicata ai nipoti, in una prosa fresca, sciolta e affabulatrice, restituisce le vicissitudini di quegli anni di questa famiglia fortunata ma anche capace di gestire il proprio destino invece di subirlo. Da segnalare le qualità di Ada (moglie amorosa e madre di tre figli piccoli da salvare): coraggio, e attaccamento all’ebraismo. Straordinaria la figura di Guido, imprenditore dotato di coraggioso ottimismo nella difesa della famiglia e dei dipendenti dell’azienda come pure nella pericolosissima attività di sostegno ai partigiani. Come fu possibile che si siano salvati tutti? Per lo spirito positivo con cui hanno affrontato le situazioni, spinti da un atteggiamento di umanità tale da suscitarla anche negli altri. “Gli altri” appunto furono gli artefici della salvezza della famigliola: italiani che con gravissimo rischio personale li hanno nascosti e nutriti e che infine hanno ben meritato il riconoscimento di “Giusti fra le Nazioni” dello Yad Vashem. (s)

 

Emanuele Fiano – Il profumo di mio padre – Ed. Piemme, 2021 (pp. 189, € 17,50) “Grande atto di amore filiale” (Liliana Segre) è certamente questo monumento eretto da Emanuele al padre con cui ha avuto un rapporto difficile proprio in merito al passato tragico della Shoah. Dilemma comune a moltissimi sopravvissuti quello sull’opportunità di scaricare sui figli il peso della memoria, pur non volendo privarli della conoscenza e dell’intimità tra le due generazioni. Emanuele è cresciuto “ con la consapevolezza di un male esistito e terribile, inspiegabile e non spiegato…” il non luogo della sua infanzia che rappresenta “il monumento immateriale dell’abisso del Novecento”. Il passaggio dalla memoria privata a quella pubblica non è stato indolore per Nedo e la sua famiglia eppure l’esigenza di testimoniare è apparsa ineludibile ed è stata da lui affrontata con sofferenza rinnovata davanti a ciascuna scolaresca fino alla fine. La storia delle famiglie Fiano e Castiglioni, raccontata con lucida commozione, contribuisce quale preziosa tessera al mosaico tuttora incompiuto delle conseguenze dirette e collaterali della Shoah. (s)

 

Angela Fabris, Romano Vecchiet (- a cura di) Scrivere l’orrore. Letterature e Shoah – Ed. Comune di Udine. Biblioteca Civica “V. Joppi”, 2020 (pp. 86, € / dono) Atti del convegno del 2012 in collaborazione con l’Istituto Gramsci del Friuli Venezia Giulia dedicato alle letterature della Shoah con approfondimenti sugli scritti di Primo Levi e Liana Millu, sul tema del trasporto degli ebrei e dei deportati politici nonché su quello della memoria italiana sullo sterminio. Sul mezzo da utilizzare per raccontare questi delicatissimi argomenti (letteratura, poesia, documentari) si è dibattuto e di dibatte ancora ma a settanta’anni di distanza si deve ormai quasi rinunciare all’unica testimonianza diretta (non sempre reale e comunque soggettiva) dei sopravvissuti in via di estinzione naturale. Non si può tuttavia rinunciare ad attingere alle fonti primarie costituite dagli scritti di Primo Levi e di Liana Millu, esaminati da Fabris (resilienza) e da Migliori (fenomenologia nei diagrammi di Primo Levi. Il tema del trasporto viene analizzato da Vecchiet sul piano organizzativo e logistico, attingendo anche al saggio esemplare di Carlo Greppi L’ultimo treno. Racconti del viaggio verso i lager che analizza l’esperienza del viaggio dal punto di vista dei deportati e lo individua quale “prologo perfetto all’inferno del Lager”. (s)                          

 

 

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