MAGGIO 2021 ANNO XLVI - 228 SIVAN 5781
Italia
Milano, giovani inascoltati
Intervista a Olympia Foà, 32 anni, Assessore ai giovani della Comunità Ebraica di Milano, candidata con la lista Milano Ebraica, entrata in Consiglio alle ultime elezioni.
Ciao Olympia, innanzitutto grazie per averci concesso questa intervista. Non ti conosco di persona ma ho sentito molto parlare di te e dei programmi della tua lista elettorale. Credo che questi siano molto vicini all’idea di comunità condivisa in Ha Keillah ma vorrei conoscere meglio il tuo lavoro di giovane consigliera.
La prima domanda che vorrei porti è: perché hai deciso di candidarti per il Consiglio della Comunità di Milano?
In generale mi piaceva l'idea di introdurre qualche novità, di provare a svecchiare questa situazione, che a tratti è gattopardesca, e mi sembrava doveroso mettersi in gioco in prima persona.
Quali propositi di Milano Ebraica ti hanno maggiormente motivata?
Non c’erano dei punti prefissati in partenza, ci siamo seduti insieme e li abbiamo trovati: direi che l’idea alla base di questa lista sia il suo slogan elettorale “la comunità di tutti”; a Milano la comunità è molto frammentata e popolata da una serie di sotto-comunità, ognuna delle quali ha i propri spazi, i propri luoghi di incontro ed i propri interessi. Gli unici beni davvero comuni che sono rimasti sono la scuola e la casa di riposo. Quello che a me interessava provare a fare, anche se poi non sono assolutamente riuscita nel mio intento (anche perché il mio mandato si concluderà anzitempo essendo caduto il consiglio), era far incontrare queste parti diverse della comunità, perchè mi sono resa conto che quando io ero piccola e andavo a scuola, c'era sì una pluralità di persone, anche di diversa provenienza, tradizione e grado di religiosità, ma la differenza e la separazione non erano così marcatamente percepite. Mi piaceva provare a ricreare un ambiente in cui fosse possibile incontrarci tutti di nuovo e soprattutto conoscerci, perché purtroppo la curiosità di vedere come sta, cosa fa, cosa pensa il prossimo sembra essere scomparsa.
Questo è stato il mio proposito ma durante il mio incarico ho riscontrato una intransigenza di fondo, molte tematiche sono veri e propri tabù. Un esempio è la discussione sulla politica dello Stato di Israele: siamo tutti ebrei che amano Israele, ma basta una parola di critica al governo israeliano per essere tacciati di antisionismo. La lettera scritta da un gruppo di giovani contro l’annessione di territori della Cisgiordania programmata da Netanyahu la scorsa estate ha acceso la miccia. I consiglieri di Well Community (gruppo conservatore e destrorso, NdR) pretendevano di far sottoscrivere una lettera da parte di tutto il Consiglio che sancisse che quella assunta dai suddetti giovani non era in linea con la posizione della comunità di Milano. Tuttavia, non si può ignorare la pluralità di opinioni all’interno di una comunità vitale e accusare i giovani di non adeguarsi e di non rispecchiare la posizione della loro comunità. Non è giusto e si rischia solo di allontanare dalla comunità la grande maggioranza di loro.
Lo stesso accade per questioni ancora più spinose, come per quanto è successo con il caso di Joi1 , con cui avevo in programma di organizzare un evento giovanile per il Giorno della Memoria: i consiglieri di Well Community hanno messo praticamente il veto sulla collaborazione con quest’ultima perché a loro avviso non rispecchiava la loro idea di ebraicità. Ma chi sono io per giudicare se un'associazione ebraica è legittimata o meno a muoversi nello spazio comunitario? Altrettanto, come possono obbligarmi a collaborare solo con le associazioni che piacciono a loro? Nessuno è riuscito a darmi una spiegazione adeguata.
Come si è sviluppata la tua azione da assessore?
Fino al 2019 le attività giovanili della comunità ebraica avevano un budget inesistente. Tutto era in mano all’iniziativa privata di pochi e le attività erano saltuarie e frammentarie. Come assessore ho cercato di ricondurre queste associazioni sotto l'ombrello della comunità e di fornire un supporto emotivo, creativo ma anche economico, sufficiente a coprire le esigenze reali. Ho dovuto lottare contro i particolarismi, ma spero che almeno alcuni si possano considerare di nuovo parte integrante della comunità, anche se alcune associazioni non sembrano voler cogliere questa opportunità. Tuttavia non tutto è andato bene. Ad esempio, il mio vice assessore si è da subito dimostrato in contrasto con la mia visione organizzativa e mi è dispiaciuto molto perché collaborando insieme lui, legato alla comunità persiana, ed io avremmo potuto avvicinare già due grosse fette della comunità.
Qual è la reazione dei giovani all’atteggiamento dei Consiglieri di Well Community?
Penso che la maggioranza si allontani. Si avvicendano molti Consigli ma non cambia mai nulla. Onestamente penso che al cambiamento non ci creda più nessuno e credo che alle prossime elezioni vedremo un'affluenza molto più bassa. I giovani non sono più interessati: molti non si sentono rappresentati e ritengono che il Consiglio non abbia mai fatto niente di rilevante per loro. Credo anche che questo sia dovuto alla percezione che il Consiglio viva in una dimensione politica, non intesa come la politica nazionale, ma come fazioni che contrappongono le proprie petizioni di principio, costi quel che costi.
Quindi non vedi un futuro in cui i giovani manderanno a casa i più anziani e prenderanno in mano la situazione della Comunità?
A qualche mio amico ho provato a proporre di creare una lista giovanile, ma non ho mai avuto responsi positivi, anche perché è molto impegnativo, e per chi lavora o è agli inizi, come noi giovani, è faticoso riuscire a coprire un ruolo in Consiglio. Basti pensare al Presidente, che è necessariamente costretto a dedicarsi a tempo pieno a questo incarico: quindi o sei in pensione o sei una persona che si può permettere di non lavorare per prendere quell’incarico.
Tu comunque eri l'unica giovane della lista, quindi ci sono anche tanti adulti che vorrebbero una comunità diversa, non è solo una visione giovanile.
Sì, io sono stata la quarta più votata a Milano ed è stata davvero una grande soddisfazione e dalla mia lista ho sempre avuto grande supporto. Tuttavia, l’elettorato di Milano Ebraica non è molto partecipativo della vita comunitaria, quindi c’è tifo da stadio poco prima delle elezioni ma poi la partecipazione diminuisce. Bisogna considerare ovviamente che questo è stato un anno molto particolare e soprattutto che i giovani sono sempre i più difficili da coinvolgere. In tutti i casi però mi sembra che in Consiglio spesso le discussioni siano discussioni di principio e che si cerchi sempre di raggiungere compromessi con l’altra parte che non ci portano a cambiare niente e questa cosa, alla lunga, genera frustrazione.
Adesso però stiamo finalmente per assumere una persona che vorrei cominciasse a impostare un lavoro più continuativo per questi ultimi mesi di mandato e per il futuro.
Perchè adesso è caduto il Consiglio però voi siete in carica fino a nuove elezioni, giusto?
Esatto, siamo in prorogatio, fino alle prossime elezioni, che con la pandemia non si sa ancora quando si terranno.
Ti ricandiderai?
Penso proprio di no! Troppe frustrazioni. Però se ci fossero in futuro altri giovani che si vogliono unire alla causa sarò lieta di lavorare insieme a loro.
Intervista di Beatrice Hirsch
1[Jewish Open Inclusive, ndr]
Olympia Foà
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