MAGGIO 2021 ANNO XLVI - 228 SIVAN 5781
Israele
Post-traumi di guerra
di Dan Rabà
Mentre si aspetta che si formi un governo l'opinione pubblica in Israele si concentra su un problema diverso e molto coinvolgente.
Si tratta della situazione dei reduci di guerra che soffrono di Post-trauma.
Il tema è tornato prepotentemente alla ribalta a causa di un fatto raccapricciante che è successo alcuni giorni fa. Un reduce si è dato fuoco davanti al ministero della difesa. Erano settimane che chiedeva che la sua situazione precaria fosse affrontata dalla commissione preposta. Si può dire che il soldato si sia dato fuoco per protesta. Anche se una protesta del genere è veramente estrema.
Cos'è il post-trauma? Purtroppo si tratta di un grave disturbo psichiatrico di difficile definizione. Gli affetti da post-trauma sono in generale soldati che hanno avuto esperienze particolarmente dolorose fisicamente o psicologicamente. Persone che hanno visto scene terribili di guerra, bombardamenti, ferimenti, morti di persone vicine. Non mancano nelle esperienze di guerra situazioni profondamente traumatizzanti. Di solito il sopravvissuto si sente in colpa per non essere morto come i suoi commilitoni. Spesso quindi il post-trauma comprende autolesionismo e tentativi di suicidio.
Il gesto del reduce ha acceso la protesta dei post-traumatici contro le commissioni del Ministero della difesa che sono preposte al trattamento dei vari casi. Tali commissioni non trattano i reduci con il dovuto rispetto e attenzione. Infatti cercano di dimostrare che le persone che si rivolgono al Ministero della difesa sono in mala fede e non sono effettivamente post-traumatici per esperienze militari bensì per problematiche private. Insomma trattano i post-traumatici come bugiardi. La situazione delle commissioni è che sono troppe le richieste di sussidio. Paradossalmente ci sono in Israele troppe persone ferite nell'anima per motivi connessi alle guerre e alla condizione di conflitto permanente in cui viviamo in Israele.
I reduci hanno così moltiplicato le proteste e le manifestazioni. Nessuno si sente di contestare loro il diritto di protestare. Neanche la polizia. che di fatto difende i manifestanti dagli automobilisti inferociti. Ma il caos a Tel Aviv ha raggiunto livelli impensabili. Ingorghi di traffico per ore ed ore. Nervosismo e violenza. Se poi vogliamo aggiungere che ieri era una giornata di Hamsin, vento caldo, arriviamo ad una situazione di stress totale.
19 aprile
Dan Rabà
Jonathan Ventura, Jaffo vista da Tel Aviv
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