MAGGIO 2021 ANNO XLVI - 228 SIVAN 5781
Libri
Diventa chi sei
di Clotilde Pontecorvo
La vicenda biografica di Etty Hillesum (nata il 15 gennaio del 1914, in Olanda, e uccisa il 30 novembre del 1943 ad Auschwitz) è ben nota. Quando nel 1942 iniziarono le deportazioni di massa degli ebrei olandesi, ella andò come volontaria nel campo di smistamento di Westerbork allo scopo di aiutare gli ebrei che vi erano stati portati. Da lì partivano i treni diretti ad Auschwitz dove viene deportata con i genitori e il fratello nel settembre del ’43. Lascia un diario e delle lettere della sua vita tra il 1941 e il 1943 (Versione integrale in italiano Milano, Adelphi, 2012).
Il suo terapeuta junghiano Julius Spier (psicochirologo, fondatore della psicochirologia, allievo di Jung e studioso della psiche) le impone a scopo terapeutico di scrivere un diario e lei lo accetta di buon grado: scrivere un diario è innanzitutto trovare un tempo e uno spazio per sé, ma se il prodotto ha valore letterario, riesce a dire qualcosa a noi, serve per incontrare l’altro. Come osserva acutamente Sara Gomel nel suo recente libro su Hillesum. Etty scrive per sé, ma così facendo si apre a ciò che la circonda, per cui il suo scritto, apparentemente monologico, è di fatto un dialogo con se stessa, con altri e anche con Dio che corrisponde alla parte più profonda di sé. Ne scaturisce un’etica della cura e della responsabilità. Con lo sguardo sempre contestuale che le consente di valutare le situazioni così come sono. Nel suo passaggio a Westerbork è consapevole della sua scelta e del suo destino a cui non intende sottrarsi. Etty ama il mondo nelle forme belle e vitali anche se teme di assomigliare alla madre depressa. Esercita sempre tutti i suoi sensi, in particolare dà molto ascolto al suo mondo interiore, seguendo i suggerimenti di Spier. A questo ascolto interiore Etty dedica un’attenzione quotidiana prima di dedicarsi al
lavoro. Così lei vuole attuare il motto di Spier che è “diventa chi sei”, che corrisponde al racconto ebraico su Rav Sussya: “Nel mondo a venire non mi si chiederà: Perché non sei
stato Mosè? Mi si chiederà: Perché non sei stato Sussya?” Attraverso il rapporto con Spier, Etty incontra se stessa e parla con Dio.
Nel commento che usa riferimenti filosofici ed ebraici molto raffinati, Sara Gomel inserisce il diario di Etty Hillesum nelle peculiarità della scrittura autobiografica come narrazione di sé. Così ne sottolinea la profondità intellettuale, anche se prodotta all’interno di una realtà vissuta che diventa sempre più drammatica, ma che Etty Hillesum affronta con determinazione e anche con leggerezza.
Sara Gomel, dopo gli studi filosofici a Parigi e a Roma, ha lavorato sui materiali d’archivio del Centro di Ricerca Etty Hillesum (Middelburg, in Olanda). Suggerisco il suo scritto come una buona introduzione alla lettura del diario e delle lettere, ambedue pubblicati, in italiano, da Adelphi (1985/2012 e 1990).
Clotilde Pontecorvo
Sara Gomel, Parole mie con voce tua: Etty Hillesum e l’esperienza del raccontarsi, Roma, Castelvecchi 2020, pp. 189, € 18,50
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