LUGLIO 2021 ANNO XLVI - 229 AV 5781
Storia
Il viaggio di uno studente
L’Archivio Terracini conserva il Fondo “Marco Levi” – le cui carte sono state donate dal nipote Guido Neppi Modona tra il 2016 e il 2018 - che ripercorre in larga misura la vita di Marco Levi e parzialmente quella di alcuni suoi familiari. Marco Levi (1910-2001), ultimo ebreo della Comunità Israelitica di Mondovì, attento conoscitore delle tradizioni religiose e culturali dell’ebraismo, fu banchiere dell’omonimo Banco Levi, proprietario e direttore della Ceramica Besio, acquistata dal padre, Moise Gabriele Levi detto Ettore, nel 1929, ideatore e fondatore del Museo della Ceramica di Mondovì, nonché benefattore.
Fortissimo fu da sempre il legame con la sua famiglia: aspetto che si evince dalle lettere che scrisse ai suoi cari durante il viaggio di studio in Ungheria. Era l’autunno del 1927, Marco aveva 17 anni e frequentava il Regio Istituto Tecnico “Giuseppe Baruffi” di Mondovì.
Avvalendosi di qualche momento di pausa, scriveva con entusiasmo alla madre: “Cara Mamma, approfitto dei pochi minuti d’intervallo per la prima colazione per poterti scrivere due righe in fretta”, tanto era il desiderio di confidare le emozioni suscitate dalle nuove esperienze: “Non ti puoi figurare l’accoglienza che ci viene fatta. Il collegio è ricchissimo e splendido, la compagnia è ottima. Ho fatto conoscenza con un Israelita di Casale, un certo Ottolenghi e con lui spero di trovarmi spesso, benché egli appartenga ad un’altra squadra. Mi dimenticavo di dirti che siamo stati divisi in quattro squadre contrassegnate da un nastrino all’occhiello di diverso colore.” Un’immagine dell’epoca, pubblicata il 5 ottobre del 1927 sul quotidiano milanese L’Ambrosiano, documenta difatti il gruppo complessivo degli studenti, fornendoci un’informazione aggiuntiva, ovvero che il viaggio era stato finanziato dal Ministero dell’Istruzione a titolo di premio.
Marco riceverà ancora un altro premio nel gennaio del 1930, quando era già ormai un ex allievo dell’Istituto. Fu indubbiamente uno studente serissimo e responsabile: lo attestano i suoi ordinatissimi quaderni di computisteria e la bozza della Tesi di Laurea in Scienze delle Finanze, come pure la documentazione attestante la condotta di assoluta onestà e probità, l’ottimo livello d’istruzione, la dedizione al servizio militare che egli preparò con cura ed inoltrò nel 1939 al Ministero degli Interni, allo scopo di ottenere, invano, la revoca della disposizione di discriminazione razziale.
Del viaggio in Ungheria, che dura undici giorni - inizia da Parma, prosegue a Bolzano, Vienna, Budapest, Visegrad, Siofok, Balatonfüred, Keszthely, Nagikanizsa, Pecs, Bruck e termina a Venezia - l’archivio conserva una bozza del resoconto manoscritto dal titolo: “Ricordi e impressioni del viaggio in Ungheria”, la cui stesura, data la consistente quantità di correzioni apportate, richiese a Marco un notevole labor limae.
Dalle pagine fitte di informazioni emergono il suo trasporto, l’interesse per l’osservazione del paesaggio - comprovato peraltro dalla ricca raccolta di fotografie, unita al fondo archivistico - per gli aspetti storico-artistici dei luoghi visitati, nonché per quelli linguistici e umani.
Così egli scrive nell’incipit: “Il viaggio a cui ebbi la fortuna di partecipare, bello e istruttivo, fu così affrettato da darci solo una fugace visione di tante meraviglie e da invogliarci a tornare – chissà quando – in queste località”.
Maria Elena Ingianni
Marco Levi
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