DICEMBRE 2021 ANNO XLVI-231 TEVET 5782

 

 

Storia

 

Dall’Archivio Terracini


Dal fondo Massimo Ottolenghi

Walter e Buby

 

 

Nel febbraio 2018 Lauretta e Silvana Ottolenghi consegnano all’Archivio Terracini il fondo archivistico del padre Massimo, avvocato, saggista e narratore, uomo della Resistenza antifascista, intellettuale di grande impegno civile nel dopoguerra.

Figlio di Giuseppe Ottolenghi, ordinario di Diritto internazionale all’Università di Torino, uno dei 99 professori ebrei che il 17 novembre 1938 vennero espulsi dall’Università a causa delle leggi razziste, Massimo partecipa alla Resistenza nelle file Partito d’Azione nelle Valli di Lanzo, con il nome di battaglia Buby (fascicolo 8).

Il fondo archivistico, che nel periodo del lockdown è stato sottoposto ad un intervento di schedatura, riordino e inventariazione, presentava tracce di un ordinamento interno attribuito dall’autore stesso. A partire da ciò sono state individuate quattro macro aggregazioni: la prima relativa ai documenti prodotti e raccolti da Massimo Ottolenghi, la seconda relativa a carte di “Altri componenti della famiglia Ottolenghi", la terza relativa alle carte di alcuni componenti della famiglia di Lyda Ghiron, moglie di Massimo Ottolenghi e la quarta composta da un cospicuo fondo fotografico familiare.

Nel nucleo relativo a Massimo Ottolenghi, oltre ai documenti personali, di formazione e professione, è presente un’ampia serie di carte inerente ai suoi scritti con la relativa documentazione d'appoggio, costituita da documenti originali d'archivio e riproduzioni in fotocopia, frutto di attente ricerche archivistiche.

Nella serie relativa alla Resistenza si trova traccia della sua partecipazione, negli anni 1944-1945, a processi in cui venne coinvolto in prima persona a causa della sua formazione di uomo di legge: tra questi si segnala il delicato processo interno al Comandante garibaldino Walter Alessi, cui Ottolenghi partecipò in qualità di avvocato difensore.

Vicecomandante della seconda Divisione Garibaldi, ma vicino al Partito d’Azione, Walter Alessi all’inizio di ottobre 1944 venne accusato di “abbandono del comando” e “frazionismo”, accuse che avrebbero portato il pubblico ministero a chiedere la pena di morte mediante fucilazione al petto. Il processo pubblico si tenne a Ceres, nella sala del cinema Bianco, il 29 ottobre 1944 e Massimo Ottolenghi assunse il ruolo di avvocato difensore. Ottolenghi, come recita la sentenza, pronunciò una requisitoria commovente placando gli animi nei confronti del Walter, li attirò invece alla visione della concordia e delle unità di intenti di tutti gli italiani, di qualsivoglia partito, nella comune lotta, diffidando tutti dal prestare orecchio alle facili parole di molti politicanti che nascondono sotto false spoglie la menzogna e l’insidia fascista (fascicolo 106). Ottenne che al valoroso amico, come lui stesso lo definì nella sua autobiografia, fosse salvata la vita: il comandante Walter venne espulso dalle file garibaldine e, trasferito in Val di Susa, dove assunse il ruolo di ufficiale di collegamento tra la IV Divisione GL Alpina “Stellina” di Giulio Bolaffi (il comandante Laghi) e il comando alleato.

Rori Mancino

Massimo Ottolenghi,
sentenza di espulsione e delibera di riconoscimento della qualifica di Patriota

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