MARZO 2022 ANNO XLVII-232 ADAR 5782
Israele
Agenzia spaziale israeliana
Emanuele Azzità
“La Terra è la culla del genere umano, ma l'uomo non può stare per sempre nella culla”. Immanuel Velikovsky aveva ragione. Dopo i facili entusiasmi di sessant'anni fa e i tagli di spesa successivi, da qualche anno le attività spaziali sono riprese. Diverse nazioni e compagnie private sono oggi impegnate nell'esplorazione spaziale. I motivi sono scientifici, commerciali e militari. I primi sono particolarmente ostentati, ma è difficile separarli. Gli accordi internazionali escludono l'uso militare dello spazio, ma le distinzioni non sono facili.
Quali sono le “potenze” spaziali oggi? I satelliti orbitanti intorno alla Terra sono così tanti che forse è meglio chiedersi chi siano le nazioni con stazioni sulla Luna. Sono tre: USA, Russia e Cina. Poco mancò che lassù non sventolasse una quarta bandiera, quella d'Israele.
Erano le 21.30 ore italiane dell'11 aprile 2019 quando la sonda israeliana Beresheet si schiantava sulla superficie lunare. Al suo interno c'erano tra l'altro una Torah e dei disegni fatti da bambini. Il lancio era avvenuto da Cape Canaveral con un Falcon9 di SpaceX il 22 febbraio precedente insieme a un satellite indonesiano e un altro americano. Tutto sembrava andare alla perfezione fino alla discesa sulla luna. A 15 Km d'altezza dal punto di allunaggio le comunicazioni cessarono per pochi secondi, quando ripresero la velocità era tale che dalla Terra non fu più possibile intervenire per evitare lo schianto. Il fallimento era da imputare a un guasto elettronico e non a un errore umano. Si dice che il progetto sia costato alla società no-profit SpaceIL 8 anni di lavoro e 100 milioni di dollari quasi interamente finanziati dal suo fondatore, il miliardario e filantropo israeliano Morris Kahn. Il primo ministro Benyamin Netanyahu si affrettò a dichiarare che la corsa di Israele nello spazio non si sarebbe fermata. È giusto anche ricordare che gli altri tre paesi che hanno deposto sonde sulla Luna hanno sempre fallito la prima prova.
Pur essendo una piccola nazione, Israele è il nono paese al mondo in ordine cronologico ad aver lanciato un satellite, l'Ofeq 1, il 19 settembre 1988, esattamente 31 anni dopo il primo Sputnik sovietico e l'ottavo con razzo vettore di produzione nazionale. Quel lancio fu anche la conclusione di un primo periodo che partiva dall'istituzione, sei anni prima, dell'Agenzia Spaziale Israeliana fondata dal Ministro della Difesa Yuval Ne'eman che era anche un fisico. Quasi subito dopo, nell'aprile 1983, Ne'eman diede vita alla Space Utilization Agency (SLA) con lo scopo di programmare e coordinare le industrie del settore spaziale. Il progetto trovò la decisa opposizione del nuovo capo del Dipartimento Pianificazione delle Forze Armate, Ehud Barak. Il giovane Barak fece il possibile per arrestare i progetti e dirottare le risorse finanziarie verso scopi che riteneva più importanti. Alla base poteva anche esserci un'incompatibilità politica essendo Ne'eman di destra e Barak di sinistra. In ogni caso l'intento di quest'ultimo non trovò nessun appoggio nel nuovo Ministro della Difesa Moshe Arens.
La sonda spaziale israeliana Beresheet
Fu quindi stipulato un contratto tra le industrie aerospaziali israeliane e il Ministero della Difesa nell'ambito di un centro nazionale di cooperazione per realizzare il primo satellite israeliano d'osservazione. Fu scelta la base di Palmiachim che si trovava a mezz'ora di macchina a sud di Tel Aviv. Da lì fu lanciato il primo satellite. Si trattava, come i successivi della serie Ofeq, di un satellite militare di ricognizione che compiva un giro intorno alla Terra in un'ora e mezza, situata in quella fascia oggi più che mai affollata detta orbita bassa e che è compresa tra i 300 e i 1000 Km d'altezza.
Il razzo vettore Shavit era stato realizzato in collaborazione col Sud Africa. Si trattava di un missile a quattro stadi, i primi tre contenevano propellente solido e il quarto liquido. Era un cilindro di 135 centimetri di diametro, alto 18 metri e di 236 q di peso. Di certo non poteva in nessun modo competere con i grandi lanciatori sovietici o americani. A oggi sono stati compiuti undici lanci con Shavit, di cui due (nel 1998 e nel 2004) falliti.
Proprio all'inizio del millennio, il 1 febbraio 2003, durante la fase di rientro, lo Space Shuttle Columbia si disintegrò nell'atmosfera con i sette astronauti dell'equipaggio. Tra loro c'era il colonnello dell'aviazione israeliana Ilan Ramon, il primo e unico astronauta ebreo che abbia volato nello spazio.
Tra le finalità dichiarate dall'Agenzia Spaziale Israeliana c'è la cooperazione internazionale nella ricerca e nell'esplorazione spaziale negli interessi nazionali di Israele. In questa prospettiva sono state avviati diversi programmi di cooperazione con agenzie di altri paesi. Tra Italia e Israele la collaborazione spaziale è intensa con aspetti civili e militari. Tra i primi c'è la missione Shalom (Spaceborne Hyperspectral Applicative Land and Ocean Mission) per l'osservazione spettrale della Terra con la partecipazione di ditte italiane Leonardo e Thales Alenia Space con Industrie Aerospaziali Israeliane (IAI).
Nello scorso ottobre è stato firmato un accordo senza precedenti riguardante la cooperazione spaziale con gli Emirati Arabi. Tra i progetti c'è quello che dovrebbe riguardare la nuova missione lunare Beresheet 2, da attuare nel 2024. È stato proprio Morris Khan a darne l'annuncio lo scorso giugno. Ma ci sarà molto altro, a parte lo scambio di dati e di studenti. Gli Emirati Arabi nel febbraio 2021 hanno messo in orbita attorno a Marte un primo satellite. Sono arrivati quindi ad essere il quinto paese “marziano”, dopo America, Russia, Europa (ESA) e India, battendo la Cina di pochi giorni. Anche lo studio e l'elaborazione dei dati provenienti dal satellite franco-israeliano Venus, per lo studio e il monitoraggio della vegetazione terrestre, avverrà nello spirito di collaborazione degli Accordi di Abramo.
Non ci sono solo le nazioni, ma anche i privati. Uno dei più noti è sicuramente Elon Musk. Anche lui, come Khan, è di origine sudafricane, ma non ebreo. Lo scorso 12 gennaio Space X, l'agenzia privata di Musk, da Cape Canaveral, con lanciatore Falcon 9, ha mandato in orbita otto piccoli satelliti progettati e costruiti da studenti liceali israeliani. Il tutto nell'ambito di un programma in collaborazione con l'Agenzia Spaziale Israeliana e il Ministero della Scienza e della Tecnologia che ha impegnato per tre anni otto squadre di studenti ebrei e arabi provenienti da ogni angolo di Israele.
L'interesse per lo spazio extraterrestre sta crescendo, minaccioso in parte, ma al tempo stesso unificante. Siamo all'inizio, “non sta a te completare l'opera, ma non sei libero di sottrartene” (Rabbi Tarfon)
Emanuele Azzità
Ilan Ramon, NASA
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