MARZO 2022 ANNO XLVII-232 ADAR 5782
Libri
Ebraismo e diritto, due mondi paralleli
Giulio Disegni
Solo dopo aver letto il recente ampio volume di Giorgio Sacerdoti, edito da il Mulino, e accingendomi, più che a recensirlo, a restituirne ai lettori il profondo valore e significato, mi sono reso conto di essermi soffermato, sulle prime, più sul titolo, di per sé già assai significativo e complesso Diritto ed ebraismo. Italia, Europa, Israele, che non sul sottotitolo Sessant’anni di interventi e battaglie civili, mentre proprio il sottotitolo diventa il filo conduttore di un lungo percorso di militanza dell’autore nei due universi del diritto e dell’ebraismo, in cui si muove fin dai banchi del liceo.
E la difficoltà di una recensione nasce dal fatto che non è un tema unico quello che Sacerdoti sottopone al lettore, ma di tanti temi che costituiscono uno snodo essenziale per comprendere sia la complessa storia dell’ebraismo italiano sia le plurime connessioni con il mondo del diritto.
Questo è l’altro aspetto interessante, che necessita mettere in luce a proposito del volume di Sacerdoti e che riguarda una questione che potremmo definire di metodo più che di contenuti: grande merito dell’autore è, anzitutto, esser riuscito a individuare, raccogliere, e in certi casi aggiornare, interventi e articoli scritti nel corso di una vita. Già questo è un privilegio non di tutti, ritrovare tutti, o quasi, i pezzi della propria storia di saggista, di relatore a convegni, di giornalista.
Il libro parla dunque di diritto e di ebraismo, due mondi non solo paralleli e congeniali a Sacerdoti, ma dai quali è per lui impossibile staccare anche solo per un attimo la spina.
Si può dire che l’autore, con questi due mondi, ha convissuto da sempre, sin da quando era un ragazzo: nel volume è riportato un breve pezzo scritto per il giornale La Zanzara, da lui diretto e seguito da migliaia di giovani studenti del liceo Parini di Milano. Partirei proprio da qui, per osservare che l’articolo, del 1960, che presentava i risultati di un’inchiesta sulla non conoscenza delle pagine salienti del ‘900 e dei lager nazisti, conteneva già un concetto fondamentale che si è continuato a sostenere come essenziale per i giovani e per la loro formazione, quello dell’insegnamento della storia del secolo scorso e degli avvenimenti legati alla seconda guerra mondiale (“lo studio di questo periodo - scrive il diciassettenne autore - viene evitato adducendo come motivo la mancanza di tempo. In verità questa spiegazione serve ad evitare una presa di posizione da parte degli insegnanti che - a torto o a ragione - pare a molti inevitabile”).
E sono di un ventenne le riflessioni pubblicate su Ha Tikwà [organo della Federazione Giovanile Ebraica d’Italia, ndr] a proposito della rappresentazione teatrale, poi vietata in Italia, Il Vicario, di Rolf Hochhuth, che chiede conto dell’opera di Pio XII: sono riflessioni che pongono interrogativi inquietanti, che ci hanno accompagnato per decenni e che ancor oggi non hanno certo posto fine ad una vicenda tormentata. Scrive il giovanissimo Sacerdoti, con coraggio e determinazione, sul periodico della FGEI: “La Chiesa tacque di fronte ad una caccia all’uomo senza precedenti, per opera, nel cuore stesso dell’Europa, di una forza che non nascondeva la sua volontà di distruzione di tutti quei principi su cui si basa non solo la moderna civiltà dell’uomo… si atteggiò come se le parti in lotta potessero opporsi, come in tanti conflitti passati, sullo stesso piano. Come se si trattasse semplicemente di un ennesimo inutile massacro; come se il nazismo non attaccasse quei principi senza cui neppure la Chiesa avrebbe potuto vivere, ammesso che la si fosse lasciata in vita. Essa aiutò di nascosto molti perseguitati, espresse generiche proteste all'una e all'altra parte, per il resto tacque.”
Sono riflessioni profonde e di grande attualità tanto quelle del diciassettenne quanto quelle del ventenne autore, che la dicono lunga su quella che sarebbe poi stata una vita di interventi e battaglie civili.
Quali sono gli interessi su cui più si è incentrata nel libro l’attività pubblicistica di Sacerdoti? Sicuramente un posto centrale riveste la storia giuridica dell’ebraismo italiano, vissuta da protagonista durante la lunga stagione delle Intese tra Stato e Comunità ebraiche nell’intero arco degli anni ’80, stagione che portò all’approvazione dell’Intesa nel 1987, poi recepita nella legge n. 101 del 1989, e contestualmente allo Statuto dell’ebraismo italiano.
Una parte rilevante del volume riprende diversi interventi coevi al negoziato per un nuovo Concordato che rivedesse i Patti Lateranensi del 1929, incentrati sulla posizione dell’ebraismo nei confronti della revisione concordataria, nonché sia sulla vexata quaestio dell’ora di religione nella scuola pubblica, sia sulla battaglia per la laicità della scuola pubblica. La ricostruzione di questo percorso parte dai memoriali predisposti dall’Unione delle Comunità sin dal 1976 per la soppressione della nozione di religione di Stato, l’eliminazione della confessionalità della scuola pubblica e delle discriminazioni insite nel matrimonio concordatario, sino alla questione delle antiche catacombe ebraiche da sottrarre alla disponibilità della Chiesa.
Altro tema centrale riguarda il capitolo buio delle leggi razziali, dell’antisemitismo di stato e dell’orrore della Shoah, e l’autore lo affronta “attraverso le vicende che hanno interessato la sua famiglia e lui stesso”, perché, come sottolinea Giuliano Amato in una delle due prefazioni, “il caso della famiglia Sacerdoti sottolinea come pochi la tragica assurdità del solco che si volle scavare fra gli italiani sulla base di una diversità religiosa definita e maltrattata come diversità razziale”. E ricordare quello che è stato e combattere l’antisemitismo e il pregiudizio razziale in ogni sua forma è un impegno che Giorgio Sacerdoti coltiva, al di là della carta stampata, nella sua attività per la repressione dei crimini nazisti impuniti, da processi in Germania, alla partecipazione al collegio di difesa delle parti civili nel processo della Risiera di San Sabba, ovvero nelle iniziative legali per il ricupero di beni depredati alle comunità ebraiche o a persone senza eredi. Anche per questo suo impegno, nel 2004 viene nominato Presidente della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.
Ma è certamente sull’Intesa tra l’Unione delle Comunità e lo Stato che Sacerdoti dà il meglio di sé, spendendosi senza risparmio di energie in difesa del pluralismo e dei principi costituzionali, allo scopo di far valere la specificità delle varie confessioni religiose, da un lato, e di tutelare, dall’altro, le particolari esigenze dell’ebraismo in determinati ambiti, come il rispetto del sabato e delle festività ebraiche, la perpetuità delle sepolture, la macellazione rituale, il diritto agli alimenti kasher nelle istituzioni di vita collettiva.
Nel volume è contenuta una puntuale e rigorosa ricostruzione del lento percorso che ha portato le due delegazioni, statale ed ebraica, ad incontrarsi, intendersi e infine stipulare l’Intesa, ossia un accordo bilaterale di due entità alla pari al tavolo delle trattative. Ricostruzione che è anche il luogo per comprendere che cosa in effetti sono le Comunità ebraiche, formazioni sociali tipiche e tradizionali nelle quali gli ebrei italiani esplicano la loro ebraicità, ma sulle cui caratteristiche l’autore si sofferma, dando conto del dibattito suscitato dal tema e delle distinzioni che vanno operate quando si parla di un fenomeno del tutto particolare nel panorama giuridico. Molto puntuale risulta anche la ricostruzione del quadro storico-giuridico, dalla legge Rattazzi ai Regi Decreti del 1930-31 sulle Comunità israelitiche, alla stipula dell’Intesa, passando per la sentenza della Corte costituzionale n. 239 del 1984, sull’appartenenza di diritto degli ebrei alla Comunità, sino alla disamina dell’organizzazione e della regolamentazione dell’Unione delle Comunità e delle Comunità che ne fanno parte. L’occhio dell’autore mette l’accento sulla funzione e la peculiarità delle Intese a tutela dei diritti delle minoranze: “per il piccolo ebraismo italiano, che alla fine di quello stesso 1987 aveva approvato anche il suo primo statuto interno, all'insegna della nuova piena autonomia garantita dall'intesa, si trattava di affrontare una situazione del tutto nuova, tra rischi di disintegrazione e opportunità di rilancio”.
E se si ritiene che quella dell’Intesa costituisca una realtà ferma e consolidata, si deve fare in realtà i conti con mutamenti continui, come osserva Riccardo Di Segni nella seconda delle due prefazioni al volume: “chi pensa che questi rapporti siano questioni ormai risolte, superate o facilmente superabili sbaglia; ogni momento si pongono problemi nuovi e questo avviene in tempi recenti sempre più frequentemente, per l'evoluzione della scienza e delle tecniche che questa offre, e per l'evoluzione delle mentalità, per cui si affacciano rivendicazioni di nuovi diritti".
Lo sguardo dell’autore si allarga poi alla tutela della libertà religiosa e delle minoranze in genere, al contrasto delle discriminazioni, del razzismo e dell’antisemitismo in Italia e in Europa. Sono temi di grande respiro, che Sacerdoti affronta con competenza e con soluzioni sempre in linea con la storia e la tenacia di un gruppo, quello ebraico italiano, con caratteristiche di unitarietà e di originalità che debbono esser preservate in ogni circostanza.
Ancora due tematiche di grande attualità vengono affrontate nell’ultima parte del volume dall’autore, che dà conto del dibattito sulla normativa in tema di repressione del razzismo, sul reato di negazionismo nelle sue varie sfaccettature e sulle strategie per contrastare il dilagante antisemitismo, e ricostruisce il complesso tema di Israele e della lotta perenne al terrorismo, partendo dalla Dichiarazione Balfour per arrivare alla nascita dello Stato d’Israele e oltre.
Vi è una linea unica nel libro di Sacerdoti, che non si spezza mai e che è data dal profondo rispetto della diversità che caratterizza l’ebraismo, fondamento dei diritti universali dell’essere umano fondati sull'uguaglianza e sulla pari dignità. E a questo proposito l'autore non trova parole migliori che quelle del Rabbino capo di Inghilterra Jonathan Sacks a conclusione della sua opera La dignità della differenza: “la differenza non sminuisce; essa amplia la sfera delle possibilità umane… Impareremo a convivere con la diversità il giorno in cui capiremo fino in fondo la dignità della differenza, dono di Dio per migliorare il mondo”.
Giulio Disegni
Giorgio Sacerdoti, Dritto ed ebraismo. Italia, Europa, Israele. Sessant’anni di interventi e battaglie civili, il Mulino, 202, pp. 563, € 38
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