MARZO 2022 ANNO XLVII-232 ADAR 5782
Libri
Ebrei a Saluzzo
Beppe Segre
Sulla storia del piccolo popolo ebraico di Saluzzo, distrutto dalla Shoah, ha dedicato anni di lavoro, nella ricerca di documenti negli archivi e nelle interviste ai familiari delle vittime, la professoressa Adriana Muncinelli. È in corso di pubblicazione in questi giorni la sua ultima opera, Ebrei a Saluzzo 1938 – 1945, un affettuoso struggente ricordo, che ridà la voce a decine di vite spezzate, ma anche una riflessione sulla responsabilità individuale “per scegliere in tempo tra bene e male, in libertà e responsabilità”. Riportiamo qui, per gentile concessione dell’editore, la Prefazione dell’opera.
Saluzzo era così bella e tutti volevano bene agli ebrei, così inizia un delizioso racconto di Sion Segre Amar[1], che racconta un viaggio alla scoperta della bella cittadina, vista con gli occhi di bambino.
Effettivamente la storia di Saluzzo ci parla di una pacifica convivenza da secoli. Saluzzo è stata sede di un’importante Comunità Ebraica, vi hanno operato nel corso dell’800 rabbini di importanza europea, appena aperto il ghetto, nel 1848, alcuni suoi membri non ebbero difficoltà a distinguersi nella carriera accademica, diplomatica, militare. La minoranza ebraica, oramai ridotta a poche decine di residenti, all’inizio del ‘900 era perfettamente integrata nella popolazione cittadina.
In realtà, proseguendo nella lettura del libro il significato della frase si rovescia, le parole “tutti volevano bene agli ebrei” assumono un significato beffardo e crudele, in quanto sappiamo che la storia del XX secolo è costituita da una catena di violenze e di stragi senza precedenti nel mondo: 30 deportati da Saluzzo, 9.009 dall’Italia, 6 milioni gli uomini e le donne che, da tutta l’Europa, sono stati schedati, licenziati, impossibilitati a lavorare, arrestati, e infine assassinati per il solo motivo di essere ebrei. Dobbiamo comprendere come un regime razzista realizza l’educazione all’odio e quante dolorose sofferenze ne discendono.
I nostri Maestri ci hanno insegnato che per ricordare le vittime della Shoà la prima attività da svolgere, prima ancora del ricordo affettuoso delle vittime e dell’opposizione ad ogni comparsa del Male, dobbiamo studiare ciò che è stato, perché non sia dimenticato, distorto o, peggio, negato; è necessario organizzare lavori nelle scuole, spiegare agli studenti, sopperire ai programmi scolastici ove dedichino poco tempo alla storia dell’ultimo periodo.
Utilissimo e fondamentale è dunque questo libro, necessario soprattutto in questa fase storica in cui per legge di natura vanno scomparendo gli ultimi testimoni diretti degli avvenimenti di 80 anni fa e ascoltiamo increduli ed esterrefatti le dichiarazioni che tendono a banalizzare la Shoà e osano addirittura paragonare le norme oggi necessarie per contrastare la pandemia e salvare vite umane con le infami Leggi Razziali che esclusero gli ebrei dalla vita civile.
Per i nostri nipoti, per gli insegnanti impegnati con attenzione e scrupolo a insegnare ai ragazzi a “meditare che questo è stato”, per tutti coloro che continuano a chiedersi ogni giorno come tutto questo sia stato possibile ieri, se potrà ripetersi domani, è nostro dovere, io credo, raccogliere tutte le informazioni su cosa successe tra il 1938 e il 1945, per ragionare su come sia iniziato il percorso che portò ad Auschwitz.
Ci fu chi non poté più tenere la cameriera, e chi ebbe ritirata la licenza di commercio, chi non poté pubblicare sui giornali l’annuncio della morte del figlio, chi non poté più esercitare la sua professione e chi non poté più frequentare la scuola: sono qui registrate tutte le misure inventate per umiliare ed escludere, tanto per cominciare. Più in là ci sarebbero stati zelanti funzionari di polizia con l’ordine di arrestare gli ebrei, delatori pronti a denunciare persone innocenti per incassare la taglia, Carabinieri e Commissari di PS chiamati a collaborare con Gestapo e SS per organizzare la caccia all’ebreo.
Già nel 1985 la prof.ssa Muncinelli aveva pubblicato la sua prima opera, Vittime della speranza: Gli Ebrei a Saluzzo dal 1938 al 1945, scritta insieme alla collega Nicoletta Irico. Poi estese la sua ricerca su tutta la provincia di Cuneo, pubblicata con il titolo Even: Pietruzza della memoria Ebrei 1938 – 1945. Poi c’è stato il lavoro per l’allestimento del Memoriale della deportazione a Borgo san Dalmazzo, seguito dalla ricerca, condotta con la collega Elena Fallo, sugli ebrei stranieri deportati da quel campo i cui risultati sono confluiti nel libro Oltre il nome. Ancora a Borgo San Dalmazzo l’ideazione e la Direzione Scientifica di MEMO4345, uno spazio dedicato alla conoscenza e alla riflessione su questi temi. Tutta una vita di lavoro dedicata allo studio delle persecuzioni del popolo ebraico, e per questa vicinanza alle sofferenze del nostro popolo. Le siamo profondamente grati e Le esprimiamo la nostra più viva riconoscenza e stima.
Adriana torna adesso ad approfondire la prima ricerca concentrandosi nuovamente sul piccolo popolo ebraico di Saluzzo, per raccogliere capillarmente e sistematicamente le storie di decine di persone, residenti in Saluzzo, sfollate a Saluzzo nelle case di parenti per evitare i bombardamenti, nate a Saluzzo e poi trasferite a Torino per lavoro o motivi di famiglia, e ancora stranieri in residenza obbligata a Saluzzo.
Rispetto all’edizione del 1985 ci sono naturalmente novità e scoperte.
Conoscemmo in Israele, per caso, 15 anni fa, Miriam Bemporad che nell’estate 1943 si trovava a Saluzzo e abitava in via Spielberg allo stesso numero civico di Lelio Levi. A distanza di 60 anni era ancora ferita ed offesa dal tradimento di Casa Savoia, ma ricordava con amore Lelio, il suo primo innamorato, che come tutti i componenti della grande famiglia Levi – con la sola eccezione di Isacco salito in montagna con i partigiani - sarebbe stato deportato ad Auschwitz; come dice il Cantico dei Cantici “forte come la morte è questo amore”.
Si accenna, con pudore, con il necessario rispetto per le vittime, ai sadici esperimenti di sterilizzazione di massa effettuati nel lager di Birkenau dal ginecologo nazista Carl Clauberg.
È da tener presente che nel 1985 quando uscì Vittime della Speranza, non era possibile consultare tutti i documenti conservati all'interno degli Archivi di Stato, perché la normativa imponeva il rispetto dei dati personali per 70 anni. Oggi non ci sono più vincoli e i fascicoli personali sono liberamente consultabili e pubblicabili. Così oggi sono disponibili i verbali della polizia repubblichina e possiamo comprendere nei dettagli come furono arrestati gli ebrei saluzzesi e requisiti i loro beni. E come, senza vergogna, molti si avventarono su quei beni, famelici come termiti.
Un libro di storie di persone comuni e di riferimenti ai grandi eventi della Storia, una documentazione importante che passiamo alle generazioni future, un lavoro compiuto con la professionalità del ricercatore e dello storico, ma anche con i sentimenti, con l’indignazione verso violenti e vigliacchi da un lato e dall’altro lato con umana simpatia e pietà affettuosa verso le vittime.
Che questo libro, così preciso e profondo nel raccontare le vite spezzate e il dolore atroce sofferto da tante persone innocenti, possa essere utile ad insegnare il rifiuto di ogni forma di razzismo!
Beppe Segre
ebreo saluzzese, nipote di Emma e Moise Segre,
assassinati ad Auschwitz perché ebrei
Adriana Muncinelli, Ebrei a Saluzzo 1938 - 1945, Ed. Fusta, 2022, pp. 199, € 16,90
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