Cari lettori di Ha Keillah,
Il 2022 è stato il trentesimo anno della mia permanenza nella redazione, nonché il mio dodicesimo da direttrice e il decimo da direttrice responsabile. Per me è stata un’esperienza straordinaria da molti punti di vista: trent’anni di dialogo redazionale, trent’anni di telefonate o scambi di mail con i collaboratori e con i lettori che mi hanno permesso di conoscere, o di conoscere meglio, persone meravigliose, trent’anni in cui in un modo o nell’altro ho dovuto occuparmi di quasi tutte le fasi necessarie alla creazione di un giornale. A dir la verità Ha Keillah era entrato nella mia vita già da prima, fin dalla sua nascita nel 1975: da bambina guardavo con interessata curiosità alle riunioni di redazione che si svolgevano a casa dei miei genitori e partecipavo anche alle attività relative alla spedizione, che nei primi anni di vita del giornale coinvolgevano l’intero Gruppo di Studi Ebraici: noi bambini figli del GSE ci divertivamo moltissimo ad attaccare le etichette con i nomi e gli indirizzi, imbustare, smistare i giornali in base ai CAP, ecc.
Molte cose accadute in questi trent’anni sono passate nella mia percezione e vivono nei miei ricordi attraverso il filtro di Ha Keillah, sono legate a riflessioni, discussioni e dubbi su come commentare, cosa scrivere, chi intervistare, a chi chiedere contributi: dagli accordi di Oslo all’assassinio di Rabin al progressivo congelamento (almeno per ora) delle prospettive di pace tra israeliani e palestinesi, dall’ascesa alla caduta (a talvolta alla nuova ascesa, nuova caduta, e così via…) di Berlusconi, Netanyahu, Obama, Trump, e tanti altri, dalla riflessione su episodi più o meno gravi di antisemitismo al confronto tra i diversi modi di vivere l’ebraismo a Torino, in Italia, in Europa, in Israele e nel mondo. Peraltro in alcuni ambiti il giornale non si è limitato a discutere e commentare ma ha esercitato un ruolo attivo nella vita dell’ebraismo torinese e a volte di quello italiano: da redattrice e poi da direttrice sono stata coinvolta in molte campagne elettorali per la Comunità di Torino e per l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in cui Ha Keillah ha sostenuto candidati propri o liste di candidati che comprendevano membri del Gruppo di Studi Ebraici. Non per niente talvolta anche in altre Comunità ebraiche italiane o per l’Ucei sono nate liste che avevano la parola “Keillah” nel nome. Ma anche nei casi in cui il suo coinvolgimento non è stato così diretto il giornale ha commentato, sostenuto, criticato, polemizzato, naturalmente anche con posizioni diverse all’interno della stessa redazione. Dunque, in una certa misura la mia stessa vita ebraica è stata legata in molti modi alla vita di questo giornale.
Trent’anni sono un tempo davvero lunghissimo, quasi come un’intera vita lavorativa. E, come per ogni esperienza lavorativa, a un certo punto subentrano la fatica, la stanchezza, ci si accorge di una lenta ma inesorabile perdita di entusiasmo. Fatico sempre di più a conciliare l’attività per Ha Keillah con i miei impegni lavorativi; la recente rivoluzione nel sito – che è diventato dinamico e d’ora in poi non si limiterà più ad essere la semplice riproduzione del giornale cartaceo – è naturalmente un’ottima cosa ma richiede un impegno più costante, senza pause, un tipo di impegno che personalmente non sono in grado di garantire. Inoltre avendo sempre nella mia vita sempre lavorato alla produzione di giornali cartacei con cadenza bi o trimestrale non ritengo di avere le competenze necessarie per dirigere un giornale online e dinamico. Sono certa che altri sapranno farlo molto meglio di me.
Per dare un necessario segnale di discontinuità e per non confondere le idee ai lettori ho deciso di lasciare anche la redazione. Spero che avrò ancora occasione di collaborare con i miei scritti.
Ringrazio il Gruppo di Studi Ebraici per la fiducia che mi ha sempre accordato dal 1992 a oggi. Ringrazio i direttori con cui ho lavorato, David Sorani e Vicky Franzinetti. Ringrazio tutti i redattori, tutti i collaboratori e tutti i lettori che in questi trent’anni ci hanno dimostrato stima, solidarietà e affetto, e ringrazio anche tutti quelli che ci hanno criticato, e tutti coloro con cui ho discusso, e talvolta litigato, perché un giornale si alimenta anche (anzi, forse, soprattutto) di dialogo e di confronto tra idee diverse. Ringrazio infine tutti coloro – professionisti e volontari – che hanno contribuito e contribuiscono alla vita di questo giornale, dalla composizione alla stampa e alla spedizione, dalla gestione del sito alla correzione delle bozze.
Auguro buon lavoro al nuovo direttore, alla redazione, e a tutti i collaboratori. Ha Keillah ha sempre avuto nei suoi 48 anni di vita un ruolo fondamentale nella vita dell’ebraismo torinese e italiano. E oggi è più necessario che mai.
Anna Segre