di Tonino Nocera
Quando si parla di Calabria e sionismo il pensiero va a Benedetto Musolino: il patriota risorgimentale che scrisse Gerusalemme e il popolo ebreo. Non fu l’unico calabrese a battersi per la nascita dello stato d’ Israele. Infatti, l’8 dicembre 1918 si tenne al Teatro Nazionale di Roma il convegno Il Risorgimento nazionale d’Israele in Palestina, presieduto da Francesco Arcà (deputato socialista della Calabria) il quale parlò de Il Proletariato ebraico e il problema del Mediterraneo. Il settimanale Israel dedicò la prima pagina del 16 dicembre 1918 all’evento con un editoriale intitolato Roma chiede la redenzione d’ Israele dopo 1850 anni. Numerose le adesioni all’iniziativa. Il Ministro degli Affari Esteri, Sonnino; quello della Guerra, Zupelli; quello per l’Assistenza Militare e le Pensioni di Guerra, Bissolati. L’Ambasciatore Americano, la Legazione dei Paesi Cecoslovacchi, la Società Nazionale Dante Alighieri. Alcune delle tante pervenute. Successivamente la Federazione Sionistica Italiana pubblicò una plaquette con i discorsi di tutti i relatori: prefazione di Giovanni Colonna di Cesarò. Oltre ad Arcà intervennero Rav Dante Lattes, segretario generale della Federazione Sionistica Italiana: Il significato spirituale e politico del Sionismo; Francesco Ruffini, Senatore del Regno: Sionismo, principio di nazionalità e Società delle Nazioni ed Emanuele Sella, docente all’Università di Messina: Sion e l’Italia. Arcà – nato a Palmi, in provincia di Reggio di Calabria – frequentò il Liceo Classico Tommaso Campanella nella città della Fata Morgana per poi laurearsi in Giurisprudenza all’Università di Palermo. Iniziò a esercitare la professione d’avvocato; intraprendendo un’intensa attività pubblicistica per il quotidiano Avanti e il settimanale reggino La Luce. Nel 1906 si trasferì a Roma. Il 26 ottobre 1913 fu eletto al primo turno deputato nel collegio di Cittanova. Allo scoppio della Grande Guerra, pur non avendo obblighi di leva, fu il primo deputato ad arruolarsi: volontario nel 13° Reggimento di Artiglieria da Campagna. Inviando un telegramma ai sindaci del proprio collegio elettorale per comunicare la propria scelta. Nel suo intervento al Teatro Nazionale Arcà parla di giusta causa d’Israele. Aggiungendo che in Italia non è mai esistita “nessuna forma di antisemitismo” e che “sangue ebreo generoso ha bagnato largamente le rocce del Trentino e del Cadore, le pietre del Carso, le rive del Piave in un sacrificio senza confini, per la libertà d’Italia, per la libertà del mondo.” Ricorda le persecuzioni subite dagli ebrei dell’Est Europa e che la Conferenza Socialista Interalleata si è espressa a favore della nascita di uno stato ebraico. Per il deputato calabrese lo stato d’Israele contribuirà alla rinascita del Mediterraneo: interesse dell’Italia, del Mezzogiorno e “della mia Calabria che si protende nel mare.” Auspicando, quindi che “l’adesione nostra al programma sionista sia piena ed incondizionata, entusiastica e fattiva.” Nel 1919 Arcà decise di non ricandidarsi. Morì di polmonite nella sua casa romana di Via Piemonte il 10 gennaio 1920 ad appena 40 anni.