di Chiara Pilocane
Il cinquantesimo anniversario dell’istituzione dell’Archivio Terracini come ente autonomo (1973-2023) è stata occasione, come molti sanno, per amplificare ulteriormente l’attività rivolta sia agli studiosi, nostro pubblico d’elezione, sia al pubblico più ampio. Varie sono state le inziative, in massima parte riverberate sul nuovo sito, che hanno trovato sostegno da parte della Regione Piemonte, oltre che come di consueto dalla Fondazione De Levy, che da anni segue e supporta i progetti dell’Archivio.
La gran parte delle attività che abbiamo realizzato e stiamo realizzando sono pensate non fini a se stesse, ma per dare frutti anche e soprattutto nei tempi a venire: fra queste la collaborazione con la Fondazione Maria Corti dell’Università di Pavia, che, fatti salvi alcuni materiali ancora presso la famiglia, conserva la parte dell’archivio di Benvenuto Terracini complementare a quella custodita in Archivio Terracini. La collaborazione è iniziata ufficialmente lo scorso 5 giugno 2023 con un convegno all’Archivio di Stato di Torino di presentazione dei due fondi documentali: il nostro, che raccoglie le carte di natura essenzialmente familiare, e quello di Pavia, con la produzione scientifica e letteraria (è possibile vedere la registrazione sul sito internet). Continua ora con un’iniziativa per il collegamento virtuale fra i due patrimoni: la pubblicazione on line, nella Digital Library dell’Archivio, delle poesie giovanili di Benvenuto. Le composizioni, che sono appunto conservate in originale dalla Fondazione Maria Corti, sono una quarantina e sono inedite. Si tratta di minute annotate su fogli volanti, a volte sul retro di cartoline, ricche di integrazioni e correzioni, interessanti anche per seguire l’attività compositiva di Terracini. Molti testi sono datati, alcuni no, ma risalgono in prevalenza al primo decennio del Novecento; una sola composizione è del 1933.
L’Archivio Terracini ne pubblica una selezione di scansioni, realizzate dalla Fondazione Maria Corti, con le trascrizioni annotate.
Ne anticipiamo una, datata al 15 luglio 1904, per i lettori di Ha Keillah.
Voglio cantar gli Atridi
di Cadmo dir gli orror
ma tinna la mia cetra
sol dalle corde: “Amor”.
Mutai prima le corde
e tutta poi mutai
la cetra e del grand’Ercole
i fatti celebrai.
Ma ancora la mia cetra
d’Amore risuonò.
Eroi miei belli addio
più cantar voi non so:
perché mia cetra ognor
solo canta d’Amor.