di David Calef

 

Calabi e Santambrogio (C. e S.) hanno scritto un testo il cui obiettivo principale è chiarire quanto sia difficile applicare il principio di proporzionalità, uno dei principi cardine dello jus in bello, che vieta attacchi contro obiettivi militari che comportino perdite civili eccessive rispetto al vantaggio militare atteso. Questo obiettivo è motivato dal fatto che, secondo i due autori, una non meglio precisata “opinione pubblica” valuta che Israele abbia violato tale principio nel corso del suo intervento nella striscia di Gaza in risposta al massacro commesso da Hamas il 7 ottobre 2023.

I due autori sottolineano in modo insistito che non si propongono né di stabilire se Israele abbia violato il principio né di “emettere giudizi sui fatti che non siano completamente e obiettivamente accertati”.

Circoscrivere gli scopi dell’articolo in questo modo è legittimo ma lascia perplessi per due ragioni: in primo luogo gli autori disattendono il primo obiettivo visto che lasciano intendere che cosa pensano di un’eventuale  sproporzione della risposta israeliana (era necessaria) e, in seconda battuta, perché non si disinteressano dei fatti, ma solo di quelli in base ai quali Israele non poteva che condurre le operazioni militari solo nel modo in cui le ha condotte. Al contrario, gli autori non esitano a trarre conclusioni – peraltro ineccepibili – da quei fatti che rivelano come Hamas abbia trasgredito intenzionalmente i principi fondamentali sanciti dal diritto internazionale umanitario.

Partiamo dai fatti che C. e S. prendono in considerazione: “è un fatto che Hamas non rispetta la distinzione tra civili e combattenti quando si tratta di ebrei…”. Quest’affermazione è incontrovertibile. Ed è rilevante che venga fatta visto che l’ambito dell’intervento di C. e S. è la dottrina della guerra giusta di cui il principio di distinzione è un elemento fondamentale. Hamas ricorre alla violenza senza discriminare tra civili e soldati. E non si cura di proteggere i civili palestinesi. Anzi. Come testimoniano le parole di Haniyeh citate dagli autori, Hamas è pronto a sacrificare il sangue dei civili a Gaza.

È curioso però che C. e S. non ritengano opportuno menzionare le numerose dichiarazioni di leader israeliani riguardo alla necessità di vendicare il massacro del 7 ottobre sopprimendo l’intera popolazione civile di Gaza. A novembre del 2023, l’ex ministro israeliano dell’Informazione, Galit Distel-Atbaryan, ha scritto su X che “Gaza dovrebbe essere cancellata dalla mappa”. Poche settimane più tardi, Nissim Vaturi, vicepresidente della Knesset, affermava che bisogna “cancellare Gaza dalla faccia della terra. Lì non ci sono innocenti”. Dall’8 ottobre 2023 in poi, decine di leader politici israeliani hanno fatto affermazioni simili e manifestato sprezzo per il principio di distinzione. En passant, vale la pena notare che l’affermazione che Hamas abbia “colpito i civili nelle sinagoghe di tutto il mondo” non è corretta. Hamas non ha mai commesso attentati a sinagoghe al di fuori di Israele. Questo non rende le azioni del gruppo terroristico meno ignobili. Tuttavia, anche ammettendo che fatti “non del tutto certi” siano poco degni di attenzione, quelli assodati meriterebbero di non essere stravolti in modo così disinvolto.

Ma questi forse sono dettagli. Però è importante notare come in un articolo che riflette su aspetti fondamentali della dottrina della guerra giusta, C. e S. presentino in modo chiaro le violazioni dei principi del diritto umanitario internazionale di una delle due parti belligeranti (Hamas) e tacciano su identiche violazioni quando sono compiute dalla controparte israeliana.

Cerchiamo di supplire a quest’omissione almeno riguardo alla distinzione tra civili e combattenti. A dicembre del 2024, il New York Times ha pubblicato un lungo reportage rilevando che “Israele ha fortemente indebolito il suo sistema di salvaguardie concepito per proteggere i civili…ha regolarmente omesso di condurre revisioni successive agli attacchi riguardo ai danni ai civili… In alcune occasioni, alti comandanti hanno approvato attacchi contro leader di Hamas sapendo che ognuno di quegli assalti avrebbe messo a rischio più di 100 non combattenti, superando una soglia straordinaria per un esercito occidentale contemporaneo” (Kingsley et. al., 2024). Alle stesse conclusioni era già arrivata la rivista 972 ad aprile (Abraham, 2024).

Ma che la distinzione tra civili e combattenti non fosse tra le priorità di Israele lo si era già compreso alla fine del 2023, quando i media anglosassoni riportavano che al fine di eliminare i terroristi di Hamas, Israele utilizzava bombe Mk 84 del calibro di 900 chilogrammi con un raggio letale fino a 320 metri. Quindi già da oltre un anno sappiamo che l’intrinseca natura delle armi impiegate da Tsahal impedisce di distinguere tra un miliziano di Hamas e un civile che si trova a 3 campi di calcio di distanza (Rathbone, 2023; CNN, 2023).

Ma, con tutta evidenza i reportage del New York Times, della CNN e del Financial Times sono cronaca recente che non interessa C. e S., i quali, pur considerando l’ipotesi che Israele abbia reagito modo sproporzionato vogliono suggerire che Israele non poteva fare altrimenti.

A questo fine, fanno appello alla dottrina dell’ “emergenza suprema” secondo cui, quando la sopravvivenza fisica di una comunità è minacciata, i leader politici di quella comunità sono autorizzati a “sporcarsi le mani” e a superare tutti i vincoli consueti della guerra (distinzione, proporzionalità), anche se questo comporta “uccidere deliberatamente degli innocenti” (Walzer, 1977).

Il cuore del loro intervento sta qui. Se Israele deve affrontare una minaccia esistenziale, allora secondo la dottrina, la distruzione di Gaza è una necessità morale. 

Qual è stata nel mondo la minaccia esistenziale per antonomasia per l’umanità e specificamente per le comunità ebraiche? Il nazismo negli anni ’40. C. e S. si chiedono retoricamente: “E’ sostanzialmente diversa la guerra in Medio Oriente dalla guerra contro la Germania nazista?  E rispondono implicitamente: no. Scrivono infatti “Lo scenario peggiore – la cancellazione di Israele – non è una possibilità remota” facendo riferimento alle minacce di Hamas e dell’Iran.

A questo proposito, C. e S. ricordano le parole di Michael Walzer il più noto filosofo contemporaneo della guerra giusta: “La proibizione di uccidere innocenti è assoluta, ma in quelle circostanze [guerra contro i nazisti] era giusto andare contro i principi sanciti dallo jus in bello: ci sono limitazioni sul modo di condurre la guerra, ma ci sono momenti in cui possiamo e forse dobbiamo infrangere quelle limitazioni”.

Se il 7 ottobre è un’emergenza suprema, Israele si guadagna una sorta di carte blanche e la sua condotta di guerra diventa moralmente difendibile.

Questo è il punto centrale attorno al quale ruota l’articolo di C. e S. Tra l’ottobre 2023 e l’inizio del 2025, Israele si è mai trovato in una condizione di emergenza suprema? È lecito dubitarne. Tenendo bene a mente gli orrori indecenti del 7 ottobre è evidente che Israele non abbia corso il rischio di essere cancellata per mano di Hamas. Non esiste alcuna possibilità che il movimento terroristico palestinese distrugga Israele. Nessuna. È innegabile che Hamas sia una minaccia seria per gli israeliani. Tuttavia l’esistenza di uno stato che dispone di almeno 90 testate nucleari, con un esercito di oltre 170,000 soldati, capace di mobilitare 450,000 riservisti non è mai stata messa a rischio da un gruppo terrorista, equipaggiato di Kalashnikov e missili Grad e Qassam.

Ciò non significa che gli ebrei israeliani non provino un acuto senso di vulnerabilità. Il 7 ottobre ha rinnovato profondi traumi esistenziali causati da secoli di persecuzioni, e soprattutto dalla Shoà e dalle guerre del 1948 e del 1973. Quando un popolo arriva ad un passo dall’estinzione – e la civiltà ebraica in Mitteleuropa e nell’Europa orientale si è effettivamente estinta – il trauma cronico riemerge acuto come se fosse stato provocato ieri. Ciononostante, una percezione di vulnerabilità non equivale alla vulnerabilità. La persistente indifferenza alle ragioni e alle sofferenze dei palestinesi è una disgrazia morale da cui ci si riprenderà facilmente. E se ci si sente vulnerabili a Gerusalemme protetti dall’Iron Dome dovremmo immaginare quanto ci si senta vulnerabili a Khan Yunis alla mercè dei raid israeliani.

Secondo C. e S. “è praticamente impossibile per Israele combattere Hamas senza fare vittime civili”. Non sono d’accordo: quando l’esercito israeliano impedisce l’ingresso di aiuti umanitari vitali per la sopravvivenza (Rodgers e al., 2024) e uccide anziani palestinesi che sventolano una bandiera bianca è assai dubbio che venga fatto uno sforzo autentico per distinguere tra Hamas e civili (ITV News, 2024; Middle East Eye, 2024).

  1. e S. citano più volte Guerre Giuste e Ingiuste di Michael Walzer ma omettono di ricordarne un punto fondamentale. Walzer chiarisce che il principio di emergenza suprema può essere invocato solo in presenza di due requisiti essenziali: la minaccia deve essere imminente e più grave di una normale sconfitta militare (Walzer, 1977). La domanda da porsi è quindi: l’8 ottobre 2023, una volta ripristinato il controllo militare del confine con la striscia di Gaza, Hamas poneva una minaccia esistenziale imminente a Israele? C. e. S. ritengono ragionevole una risposta affermativa. Io viceversa penso di no.

I 1200 morti assassinati in un giorno da Hamas, più che certificarne la potenza evidenziano l’insipienza e la hubris della leadership israeliana che nelle settimane precedenti al massacro mandò oltre 20 battaglioni distanziati nel sud del paese in Cisgiordania a “proteggere” i coloni lasciando quasi completamente sguarnito il confine con la striscia di Gaza.

Per riflettere anche se obliquamente sulla (s)proporzionalità bisognerebbe confrontarsi con i fatti: Dopo 15 mesi di guerra, Gaza è ridotta come Dresda nel 1945 o Grozny nel 1999 mentre a Tel Aviv pur nel trauma del post 7 ottobre e nell’angoscia per la sorte degli ostaggi in mano ad Hamas, la vita continua come prima del 7 ottobre.

Per quanto riguarda l’Iran tirato in ballo in modo un po’ improvvido visto che C. e S. discutono di proporzionalità della guerra contro Hamas, i fatti certi sono i seguenti: a) il regime degli ayatollah non possiede la bomba atomica, Israele sì; b) nessuno stato sosterrebbe militarmente l’Iran se quest’ultimo attaccasse Israele. Basta pensare al regime siriano di Bashar al-Assad crollato nel giro di poche settimane senza che la Russia muovesse un dito; c) gli Stati Uniti al contrario non esiterebbero un secondo a scendere in campo se Israele venisse attaccato. In conclusione l’ipotetica premessa che Israele sia di fronte ad un’emergenza suprema non sembra così solida come C. e S. pensano.

Più realistico è lo scenario secondo il quale tra un paio di anni – il tempo necessario per sgomberare l’area da decine di migliaia di cadaveri  – sul lungomare di Gaza sorgeranno alberghi e condomini per turisti di tutto il mondo. Ma forse – si dice – a qualche palestinese sopravvissuto sarà concesso di servire ai tavoli.

17 Febbraio 2025

 

Bibliografia

Kingsley P., Odenheimer N., Shbair B., Bergman R., Ismay J., Frenkel S. e Sella A.,  “Israel Loosened Its Rules to Bomb Hamas Fighters, Killing Many More Civilians”, New York Times, 26 Dicembre 2024

Abraham Y., “Lavender’: The AI machine directing Israel’s bombing spree in Gaza”, 972, Aprile 2024

Rathbone J.P., “Military briefing: the Israeli bombs raining on Gaza- From precision missiles to 2,000lb explosives, Israel’s air campaign is one of the heaviest in history”, Financial Times, 6 Dicembre 2023

Qiblawi T., Goodwin A., Mezzofiore G. e Nima Elbagir N., “Not seen since Vietnam’: Israel dropped hundreds of 2,000-pound bombs on Gaza, analysis shows”, CNN, 22 Dicembre 2023

Rodgers L., Clark D., De La Torre Arenas I., Tauschinski J. e Williams J., “Gazans face famine as trucks carrying tonnes of aid struggle to cross border”, Financial Times, 10 Aprile 2024

ITV News, “Israeli commander indicates IDF were behind Gaza white flag shooting”, 30 gennaio 2024

Middle East Eye, “Palestinian woman shot by Israeli forces while evacuating Gaza City in November” 8 gennaio 2024

Walzer M., Guerre Giuste e Ingiuste, Laterza, 2009 (1977)

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