di David Terracini
Questo libro è nato come narrazione di un nonno ai nipoti, (rintracciabile sul sito ilmiolibro.it) e si è trasformato in una autobiografia adatta ad un pubblico più vasto.
Le memorie precise e puntuali hanno potuto avvalersi delle decine di diari in cui l’autore aveva quotidianamente annotato appunti e scadenze con date e orari, uniti ai ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza. La documentazione fotografica in appendice aiuta a collegare fatti, persone e luoghi.
Il libro inizia con la descrizione della grande famiglia Montagnana che ebbe un ruolo fondamentale nella sinistra torinese della prima metà del’900, per poi passare alla descrizione del nucleo famigliare di Manfredo, tratteggiato con quell’umorismo bonario e senza sconti che è spesso la cifra di molta letteratura ebraica.
Dopo l’esilio giovanile in Australia con i genitori, dovuto alle leggi razziali del fascismo, tornò in Italia, dove lo attendevano nuovi impegni: quello politico, prima in seno ai partiti della Sinistra seguito da una non breve esperienza extraparlamentare, basata su carteggi con gruppi francesi, inglesi e americani che hanno accompagnato i primi anni di didattica e di ricerca nel campo della matematica, sua disciplina di elezione, prima a Genova, poi a Berkeley e infine al Politecnico di Torino.
Parole piene di tenerezza sono dedicate alla moglie Vanna che ha avuto un ruolo centrale nella sua vita: il legame tra lei e Manfredo dura da sessant’anni, entrambi hanno saputo affrontare le difficoltà basandosi sugli stessi valori, consapevoli che ognuno ha il diritto di sostenere la proprie idee anche con la ribellione.
È dalla metà del libro che ho trovato vicende, personaggi ed umori non lontani da quelli da me vissuti dopo la fine degli anni ’60, in campo universitario, amministrativo ed ebraico. Simili le contestazioni a ingegneria e ad architettura a favore delle innovazioni per una didattica meno astratta, più̀ interdisciplinare, più̀ legata alle necessità della professione e per una reale partecipazione della rappresentanza studentesca alla gestione della facoltà̀. Tutti temi che hanno visto Manfredo coinvolto in prima persona, nonostante la sua posizione di docente, in qualità di dirigente sindacale e dove ha messo in pratica l’esperienza e la passione della sua attività politica e culturale degli anni della militanza.
Tali impegni non hanno ostacolato le sue attività di ricerca, specializzazione ed insegnamento nel campo della matematica: attività arricchite dalla partecipazione, come discente o docente, a diversi convegni internazionali, in Italia e all’estero. Sono particolarmente interessanti le descrizioni di episodi legati ai viaggi e le considerazioni scaturite nel confronto tra l’idea e la realtà, per esempio rispetto ai paesi dell’Est.
Inoltre, Manfredo è intervenuto in qualità di docente o di rappresentante sindacale in molti enti gestionali e rappresentativi le cui funzioni sono spiegate in modo puntuale.
Ma l’impegno di Manfredo non si è limitato all’ambito universitario: ha presieduto per anni l’Unione Culturale Franco Antonicelli, fulcro dell’intelligenza creativa della sinistra non solo piemontese. Il suo interesse per la cultura non è stato una manifestazione di sfoggio elitario, ma frutto della sua convinzione, nata dall’esperienza, che l’attività̀ intellettuale è strumento indispensabile per la soluzione dei problemi della società̀.
L’esperienza gli ha insegnato, tra l’altro, che i problemi, sia politici che tecnici, si risolvono partendo dal fondo, cioè dalla individuazione degli obiettivi che si vogliono raggiungere e quanto sia stato importante impegnarsi in partiti e associazioni della sinistra, per la liberazione dai danni prodotti da una società basata solo sul profitto, non rinunciando mai all’impegno nel proprio lavoro e alla cura degli affetti familiari.
È questa convinzione che l’ha spinto ad accettare l’invito, formulatogli da amici e compagni di partito, a candidarsi alla carica di consigliere comunale a Torino, esperienza che Manfredo ha vissuto, ma che dichiara sia stata deludente, affermando che in luogo delle riunioni defatiganti di consiglio e commissione, più fattivo sarebbe stato concentrare l’attenzione alla approvazione dei bilanci del Comune. Sempre il suo impegno dedicato alla soluzione dei problemi della società, insieme ai legami di amicizia lo hanno convinto, nel 2005 ad entrare a far parte del Consiglio della Comunità̀ Ebraica di Torino dove si è impegnato soprattutto sui problemi legati alla scuola.
Nel Gruppo di Studi Ebraici e nel giornale HaKeillah oggi Manfredo è attivo, impegnato, come in passato, nel sostegno ai valori democratici nella Diaspora e in Israele, fedele, come in tutta la sua vita, agli stessi ideali di lotta della Resistenza.
Struggente la postfazione dove affiora, doloroso e intenso, il ricordo di Massimo, il figlio perduto prematuramente e a cui il libro è dedicato.
Manfredo Montagnana-Autobiografia di un intellettuale militante-La valle del tempo, 2024 (pp.245, € 16,00)