di Eleonora Simula

 

Zwei Menschen. Il ponte è una graphic novel pubblicata nel 2024 da Voglino editrice, scritta da Susanne Ruth Raweh e illustrata da Max Cambellotti. L’opera racconta una vicenda legata alla Shoah, una storia umana di luci e ombre, in cui chiaro e scuro si mescolano perché chi avrebbe la parte del “cattivo” si rivela capace di compiere del bene, nonostante le difficili circostanze.

Due incontri, diversi ma simili, come spesso accade nella vita. Il primo è quello del medico Zaharia Siperstein, della moglie Amalia Sonnenschein e della figlia Susanne con il comandante tedesco Alfred Grube, avvenuto nell’inverno del 1942 nel campo di Ivangorod. Grube, pur essendo un ufficiale nazista, aiuta con ogni suo mezzo la famiglia Siperstein a sopravvivere: facilita per quanto possibile il loro sostentamento alimentare durante la prigionia, protegge la bambina e infine organizza la loro fuga verso la libertà. Grube salverà anche altre persone nello stesso periodo.

Il secondo incontro, avvenuto decenni dopo, vede protagonista Susanne Ruth Raweh, figlia di Zaharia, nata nel 1938 e Isabel Grube, nipote di Alfred. Isabel è alla ricerca di informazioni sulla vita di suo nonno durante la Shoah, uomo che non ha mai conosciuto e di cui sa solo che ha salvato una vita. La donna si interroga su quell’uomo a lei così vicino, si chiede che comportamento abbia adottato da comandante tedesco, teme anche che abbia fatto del male; ha un bisogno profondo di conoscere e questo la spinge a trovare Susanne. Il loro incontro avviene nel 2019 in un hotel di Torino e il contatto tra le due prosegue negli anni tramite lo scambio di diversi messaggi. Susanne svela così a Isabel la storia del nonno, una persona che ha scelto di aiutare chi stava male in un momento in cui questo significava rischiare la propria stessa vita.

Cosa lega questi due incontri? Qual è il ponte, che dà il titolo all’opera, che li connette? Il 9 gennaio di quest’anno si è tenuto un incontro online, organizzato dal Polo Cittattiva astigiano e albese con il Gruppo di Studi Ebraici, visibile all’indirizzo https://youtu.be/cAer9-wINpk?feature=shared, in cui l’autrice ha dialogato con Gabriele Segre. Durante la ricca conversazione, è emerso come centrale il tema della comunicazione umana: l’incontro tra Zaharia Siperstein e Alfred Grube durante la guerra ha rappresentato un profondo riconoscimento reciproco e lo stesso accade alle due donne anni dopo. È un guardare all’altro anche quello di Susanne, che pensa ai giovani come possibili destinatari del suo libro.

Un altro spunto interessante che emerge dalla registrazione dell’incontro riguarda il trauma della Shoah. Susanne racconta come, da bambina, sia passata da un campo di prigionia all’altro, memorizzando solo sensazioni fisiche come il freddo e la fame. Solo da adulta, attraverso un necessario percorso terapeutico, è riuscita a collegare quelle sensazioni fisiche a alcune emozioni, come il tragico senso di abbandono che provava negli anni della Shoah quando, pur avendo i genitori fisicamente vicino, sentiva di non essere protetta da loro.

Come si può continuare a vivere dopo un’esperienza simile? Forse raccontandone? Quanto è importante la terapia per i sopravvissuti?

Susanne, social worker e psichiatra, ha lavorato con i sopravvissuti della Shoah, aiutandoli nel loro percorso individuale. Persone che aiutano persone, dunque, persone che si raccontano, condividendo le loro storie e trasmettendo una memoria che dev’essere custodita. Susanne racconta da anni il suo vissuto nelle scuole e oggi lo fa anche attraverso Zwei Menschen. La scelta della graphic novel è significativa perché questa forma di narrazione riscuote un grande successo nelle giovani generazioni (questo d’altronde non sorprende, data la centralità dell’immagine nella nostra società contemporanea), sicuramente questa scelta di genere permette di allargare il pubblico dell’opera.

La vita della famiglia Siperstein è stata anche una vita di spostamenti, continui e obbligati, da un luogo all’altro, colpisce come Susanne, raccontandone, non vi trovi nulla di straordinario: la vita degli ebrei è sempre stata spostamento, lei dice. Spiega di non aver avuto una casa da bambina e di sentirsi, ancora oggi, legata a più luoghi. La sua casa fisica attuale è in Israele, quella del cuore è l’Italia, in particolare Torino, dove ha vissuto per alcuni anni.

La lettura di Zwei Menschen offre l’opportunità di conoscere una vicenda importante, un racconto di vita umana che appassiona e fa riflettere. Alcune mappe geografiche e schemi storici temporali, inclusi nel volume, aiutano a orientarsi con più consapevolezza nel contesto narrativo. Inoltre, sono inclusi anche alcuni messaggi reali che le due donne si sono scambiate negli anni. 

Concludiamo con una delle vignette più significative dell’opera, quella che forse meglio riassume il senso ultimo della storia raccontata. Susanne, circondata dai ragazzi della scuola di Calvisano, dice: “Capite, questi due uomini, su due schieramenti opposti e in circostanze orrende hanno saputo conservare la propria umanità”.

 

Susanne Ruth Raweh Zwei menschen. Il ponte – Voglino Editrice, 2024 pp. 96, € 19 

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