di Giorgio Berruto

 

Seguendo la storia di una parola esemplare Abraham Melamed percorre oltre due millenni di storia ebraica. Questa parola è dat, oggi comunemente tradotta con “religione”, ma a lungo marginale nella tradizione sia biblica sia rabbinica classica, per poi guadagnare importanza nella filosofia medievale (per esempio in Maimonide) e soprattutto in età moderna e contemporanea con i significati di volta in volta di legge in generale, legge umana, legge-Torà, legge-fede, fede come principio di adesione individuale, confessione religiosa. Seguire le vicende di dat è come penetrare nel maniero del pensiero ebraico non varcando il portone principale ma dalla porticina di servizio, per trovarsi in breve al cuore della riflessione di rabbini e filosofi, polemisti e attivisti di tutte le epoche. È un libro importante, impegnativo ma allo stesso tempo avvincente e a suo modo avventuroso, anche se la protagonista delle peripezie è una piccola parola ebraica di due lettere – tre se traslitterata in caratteri latini – e i suoi mutevoli significati. È anche un salutare rimedio contro due malattie complementari del nostro tempo, l’anacronismo e il dogmatismo.

 

Abraham Melamed – Dat: da legge a fede. Le vicende di un termine costitutivo – ed. Giappichelli, 2024 – 256 pp.,  € 37

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