di Claudia De Benedetti
“Sono Giorgio, hai parlato con le famiglie di ebrei ucraini che potrebbero venire ad abitare a Casale?” È cominciata così la mia ultima telefonata con Giorgio Ottolenghi, prima di Rosh haShanà. Quasi 102 anni, una lucidità e una lungimiranza straordinarie: 62 anni di ininterrotta presidenza della Comunità di Casale Monferrato. Giorgio rimarrà nel cuore di ognuno di noi per quel meraviglioso gioiello che è la Sinagoga di Casale Monferrato che da Presidente ha saputo far restaurare e restituire, meravigliosa, al suo splendore oltre cinquant’anni fa. Era il 1969 e significativamente la riapertura al culto è avvenuta in occasione di Simchàt Toràh. I rotoli della Torà, salvati alla barbarie nazista, addobbati con sete e argenti raffinati ed eleganti, erano affidati alle braccia dei casalesi e dei tanti monferrini d’adozione che non hanno voluto rinunciare alla celebrazione di un giorno indimenticabile. Da allora la grande famiglia ebraica casalese si è riunita ogni anno per Kippur e per festeggiare nascite, maggiorità religiose e matrimoni, con un nutrito programma collaterale di stagioni musicali, mostre d’arte, festival e conferenze. Giorgio era sempre presente a dare il benvenuto, non con un frettoloso saluto di circostanza, ma con un sentito desiderio di accogliere, di far partecipe il visitatore, anche distratto, ad un mondo prezioso.
A Kippur l’antico talled di seta ricamata di Giorgio accoglieva per la benedizione sacerdotale non una famiglia ma una intera comunità così come per l’accensione dei lumi di Chanukkàh le ampolle d’olio e le lampade, disseminate ovunque nel Cortile delle Api, sono diventate un appuntamento condiviso con tutta la cittadinanza.
Adriana, la compagna di una vita, non ha mai fatto mancare a Giorgio la sua presenza, la sua insostituibile guida alla scoperta del patrimonio ebraico custodito con amore infinito nei matronei della Sinagoga e negli archivi.
La visita a Casale del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e della consorte Franca, nell’aprile del 2003, è rimasta proverbiale non solo per l’impeccabile organizzazione coordinata con il cerimoniale di Stato, ma anche per il blocco dell’ascensore del complesso museale che ha coinvolto proprio Adriana e la Signora Franca mentre Giorgio intratteneva il Presidente in attesa della soluzione del problema.
Ma Giorgio è stato anche fortunato, come amava ricordare, per essersi salvato dalla Shoàh con la famiglia in Svizzera e, nel corso della sua presidenza, per aver avuto come vice presidente Elio Carmi. Un’accoppiata, quella di Giorgio e Elio, che è stata una fucina ineguagliabile, come ineguagliabile è il legame che da generazioni lega, e sono certa legherà, gli Ottolenghi e i Carmi.
Giorgio sapeva sognare il futuro e l’auspicio di noi tutti è che il futuro sia una solida comunità in cui giungeranno nuove famiglie, magari proprio ucraine, come mi diceva nell’ultima telefonata. “Giorgio, se ne è andato il 18 ottobre – ha scritto Daria Carmi Presidente della Comunità di Casale – 18 nella Ghematria è dato da Yud e Het (18=10+8), è il numero della vita, del vivente, la parola chai. Giorgio con la sua storia esprime il desiderio di vivere. Oggi i suoi semi sono piante e noi ne raccogliamo i frutti. Nel suo ricordo continueremo a prendercene cura.”