di Emanuele Azzità

Un uomo dedica la vita intera allo studio di tutte le lingue degli esseri viventi, non solo quelle umane, ma anche degli alberi e degli insetti. Così a novantanove anni, completati gli studi, decide di partire per conoscere il mondo.

È la fiaba di Alazor che Rinaldo De Benedetti (poi conosciuto come Didimo o Sagredo) fece pubblicare nel 1942 dall’editore Corticelli col nome della moglie Emi De Ponti, appena sposata di nascosto e con dispensa papale, a causa delle leggi razziali, essendo Emi cattolica. Era quello l’anno dell’inizio della battaglia di Stalingrado, della famiglia di Anna Frank costretta a chiudersi nel nascondiglio e della progettazione, da parte del matematico inglese Max Newman, di uno dei primi computer elettronici capace di decifrare i messaggi cifrati nazisti.

Il ritmo e lo scenario sono quelli semplificati di una fiaba per bambini, ma il tema è più complesso. Può un uomo parlare tutte le lingue?

Didimo, ingegnere, scrittore, poeta e giornalista, sa bene che esiste una lingua comune a tutte le cose: colui che verrà poi indicato come il decano della divulgazione scientifica italiana conosce la potenza comunicativa della matematica. Non a caso Alazor prima studia per tantissimi anni, poi si mette in cammino per le strade del mondo. Grazie alle sue conoscenze riuscirà a risolvere problemi e a dipanare vicende apparentemente irrisolvibili, perché le guarderà da punti di vista soltanto a lui possibili, adesso si direbbe che usava il pensiero divergente.

La fiaba è stata data alla ristampa dalla figlia Anna conservando le originali illustrazioni del pittore bergamasco Arturo Bonfanti.

L’opera, nell’apparente semplicità del racconto per bambini, a ben riflettere, è un’allegoria ebraica della vita: “In tutta la terra si parlava una lingua unica e si usavano le stesse espressioni (Genesi 11 -1)” Poi venne Babele con la confusione che ne seguì. Alazor per novantanove anni, proprio l’età di Abramo quando ebbe il patto (Genesi 17, 1), si dedica allo studio di tutte le lingue: non solo quelle degli uomini, ma anche degli animali e delle piante. Infine, intraprende un cammino che non si concluderà in un luogo dello spazio, ma del tempo. Ad ogni passo è avvolto dalla stanchezza, talvolta dal freddo e dalle insidie, ma la sua semplicità ha il sopravvento e, con sorpresa del lettore, conduce alla soluzione dei problemi.

La lettura di questo libro, scritto per ragazzi, induce a riflessioni e collegamenti: la rappresentazione della vita in modo fiabesco e onirico ricorda i quadri di Chagall, vissuto nella stessa epoca. Entrambi capaci di usare la fantasia per elevarsi da un mondo che si preparava al terrore.

E nella Torah è proprio in sogno che Dio si rivolge all’uomo: non potrebbe essere altrimenti per evitare la presenza accecante.

Alla fine, Alazor, per aver accettato di cedere agli gnomi tutto il suo sapere, si ritroverà ragazzino tredicenne che, svegliandosi e guardandosi intorno, si chiede “Dove sono?” come l’Alice di Lewis Carrol, anche lui valente matematico. La conoscenza allunga la vita o, per lo meno, la rende più ricca: senza di essa si resta bambini.

Una nota è doverosa: il libro fu recensito nel gennaio 1943 da La Rivista Illustrata Del Popolo D’Italia che, ignorando completamente chi fosse il vero autore, perseguitato con la sua famiglia dalle leggi razziali, salutò l’opera con la solita retorica fascista:” L’Editore Corticelli ci presenta un’altra delle sue deliziose pubblicazioni illustrate per ragazzi….Né saranno perciò troppe le strenne di questo genere in un Paese come il nostro in cui la vita canta in tutte le case per la sana fecondità della nostra gente. Il volume che ora abbiamo in visione è stato scritto da Emi De Ponti con uno stile agile e una fantasia brillantissima. Si tratta delle Storie di Alazor..”

Non solo la sofferenza e la paura, ma anche l’intelligenza e la fantasia accompagnano il perseguitato. Aspetti estranei a tutte le dittature.

 

LE STORIE DI ALAZOR di Emi De Ponti – Rinaldo De Benedetti; L’orto della cultura editore, Milano 2022 (€ 24.00)


 

BIOGRAFIA DI RINALDO DE BENEDETTI

Rinaldo De Benedetti, ingegnere, giornalista scientifico, scrittore e poeta (Cuneo 1903- Milano 1996), dopo la laurea e una permanenza di due anni a Nizza, si stabilì a Milano dove insegnava in scuole private e scriveva per Paravia e altre case editrici.
Nel ’38 gli fu chiesto di dichiarare di non essere ebreo, ma sdegnato rispose che era orgoglioso di esserlo. I suoi libri
furono ritirati. Nel 1941 grazie alla dispensa papale e alla disponibilità di un unico prete bresciano (i matrimoni misti erano proibiti) sposò Emi De Ponti. In piena guerra, nel 1942, Emi riuscì a pubblicare da Corticelli il libro di fiabe di Rinaldo dal titolo Le Storie di Alazor, presentandosi come l’autrice. Il libro, nonostante la guerra, venne esaurito subito. Durante la guerra Rinaldo non lasciò mai Milano dove visse in clandestinità, collaborando con riviste scientifiche senza poter firmare con il suo nome.

Molto ricca fu la sua produzione, tra l’altro collaborò alla stesura di voci dell’enciclopedia Garzanti.

All’indomani della bomba di Hiroshima nel 1945, fu Rinaldo De Benedetti a spiegare ai lettori del Corriere della Sera cos’era una bomba atomica.
Firmandosi Didimo o Sagredo iniziò a pubblicare articoli di divulgazione scientifica su diverse testate: dall’Illustrazione Scientifica (da lui fondata) alla Domenica del Corriere, da Sapere al Il Mondo. Ideò e fondò anche l’inserto settimanale Tuttoscienze del quotidiano La Stampa.
Rinaldo De Benedetti, uomo di cultura poliedrica, non scrisse solo di scienza. In un contesto dominato dalla distinzione tra cultura umanistica e scientifica, pubblicò anche poesie e racconti.

 

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