a cura della redazione

NOTIZIE DAL CONSIGLIO DELLA COMUNITÀ

In continuità con l’impegno che la sua famiglia ha sempre profuso per la Comunità di Torino e per l’Unione delle Comunità, Anna Segre ha deciso di candidarsi alle elezioni comunitarie svoltesi nella primavera del 2023 a Torino.

Ha riscosso un notevole successo personale: dopo il Presidente Dario Disegni, votato da entrambi gli schieramenti in lizza, ha ricevuto il maggior numero di voti ed è stata nominata vicepresidente. Un riconoscimento che sicuramente ha premiato il suo ottimo lavoro come direttrice di Ha Keillah per tanti anni e come collaboratrice della rubrica Pilpul di Pagine Ebraiche. Gli elettori hanno sicuramente apprezzato la sua capacità di analisi e lo stile dei suoi articoli.

HK: Quali erano i tuoi progetti e quelli della lista Comunità futura in cui meglio ti riconoscevi?

Mi riconoscevo in molti temi portati avanti dalla mia lista, che complessivamente si potrebbero forse riassumere nell’esigenza di avere una Comunità accogliente, più inclusiva, in cui tutti gli iscritti si sentano a casa, con attività sociali più partecipate e più accessibili (anche dal punto di vista dei costi, con un occhio di riguardo ai bambini e ai giovani). Da questo punto di vista, nonostante l’anno difficile che abbiamo avuto, mi pare che siamo riusciti tutto sommato a raggiungere qualche risultato.
Rientra in questo quadro generale anche il tema che io personalmente ho portato con più forza nella nostra campagna elettorale: una maggiore attenzione alle donne, anche nell’ambito del culto. Il culmine di questo impegno è stata la lettura femminile della Meghillat Ester al tempio, di cui Ha Keillah ha già parlato ampiamente nel numero di maggio.
È importante sottolineare che nell’ambito delle commissioni (e anche in altri contesti, come l’organizzazione delle feste, il gruppo delle donne, ecc.) si è creato un clima collaborativo, in cui le differenze tra Consiglieri o simpatizzanti di Comunità futura o di Anavim non appaiono particolarmente rilevanti.
Avevamo molte altre idee e progetti, ma purtroppo, il 7 ottobre ha cambiato tutto. Il Consiglio, e anche molti iscritti alla nostra Comunità, si sono trovati improvvisamente a dover impiegare gran parte del proprio tempo e delle proprie energie per iniziative a sostegno di Israele, per far conoscere all’opinione pubblica quanto è accaduto il 7 ottobre, per la liberazione degli ostaggi, contro i boicottaggi nelle università, ecc. Inevitabilmente ciò ha fatto passare in secondo piano altri temi.

HK: Quali sono le tue mansioni all’interno del Consiglio?

Il mio ambito specifico è la comunicazione. La cosa principale che ho fatto finora è dar vita a una newsletter settimanale per informare gli iscritti alla Comunità e i simpatizzanti sulle attività del Consiglio e delle varie istituzioni e organizzazioni e sugli eventi della settimana precedente (feste, convegni, presentazioni di libri, ecc.). Inoltre, la commissione comunicazione sta lavorando a un rinnovamento del sito, che è obsoleto.
Oltre alla comunicazione, sono stata inserita in più commissioni: cultura, culto, scuola, attività sociali; e come Vicepresidente ho sostituito il Presidente quando non si trovava a Torino in alcune occasioni istituzionali: Giornata Europea della Cultura Ebraica, Giorno della Memoria, riunioni di alcuni enti, presentazioni di libri, ecc. Tra questi eventi il più toccante per me è stata la fiaccolata a sostegno di Israele pochi giorni dopo il 7 ottobre: in quel momento così difficile ho percepito tra i presenti un senso di unità che dal mio punto di vista non era scontato.

HK: La tua lista, Comunità futura, ha avuto il sostegno del Gruppo di Studi Ebraici e di Ha Keillah: ritieni che si sia mantenuta questa convergenza?

Per alcuni aspetti certamente sì, in quanto molti obiettivi erano condivisi.
Invece dopo il 7 ottobre ho percepito una spaccatura per quanto riguarda l’atteggiamento da tenere nei confronti di Israele: mentre il Gruppo di Studi Ebraici e Ha Keillah hanno continuato a usare toni talvolta molto critici, tra gli iscritti alla Comunità, compresi tutti i Consiglieri e moltissimi sostenitori della nostra lista, ha invece prevalso un atteggiamento diverso; non perché sia cambiato il giudizio negativo su Netanyahu e sul suo governo che, credo, molti condividono, ma per la gravità inaudita di ciò che è accaduto il 7 ottobre e per le conseguenze: improvvisamente ci siamo trovati di fronte a un Israele fragile, sconvolto, devastato in un modo che molti di noi non avrebbero creduto possibile, bersagliato dai lanci di missili, con centinaia di migliaia di cittadini costretti a lasciare le proprie case; e, a fronte di questo, e delle notizie terribili che riceviamo costantemente da amici e parenti, ci siamo trovati di fronte a un mondo esterno ostile, incapace di comprendere il dramma del 7 ottobre, anzi, spesso incline a giustificare il massacro di civili, e indifferente persino agli stupri e ai femminicidi di massa. A questo si è accompagnata un’ostilità ben più diffusa di quanto immaginassimo verso gli ebrei in generale, anche in contesti insospettabili. Senza contare il clima difficilissimo che si è creato nelle università, che sta mettendo in forte disagio gli studenti ebrei e israeliani.
Ho l’impressione che la maggioranza del Gruppo di Studi Ebraici e della redazione di Ha Keillah, e in particolare le persone meno coinvolte, per motivi personali o di distanza, nella vita comunitaria, non abbiano una percezione chiara di questo clima: da una parte mi pare che sottovalutino la gravità di certi fenomeni perché accadono in contesti che loro non frequentano (per esempio le università), dall’altra ho l’impressione che ci sia un fraintendimento di fondo rispetto al senso di certe iniziative e di certe decisioni prese dal Consiglio, come se ogni attività a favore di Israele fosse da interpretare come un’adesione a Netanyahu, e come se ogni presa di distanza o mancata adesione della Comunità a iniziative ed eventi con piattaforme reticenti o ambigue fosse da interpretare come insensibilità verso il dramma di Gaza.
Devo dire che per me in questi mesi è stato spesso, ed è tuttora, estremamente difficile e imbarazzante prendermi contemporaneamente gli attacchi di alcuni sostenitori della nostra lista che ci accusavano di non fare abbastanza per Israele, o contro i boicottaggi, e contemporaneamente le critiche più o meno esplicite del Gruppo di Studi Ebraici e di Ha Keillah – in teoria anche loro sostenitori della nostra lista (e a cui indubbiamente sono debitrice del mio personale successo elettorale) – che invece ci accusano di sostenere Israele in modo troppo acritico. In sostanza più si accontenta una parte dei nostri sostenitori, e degli ebrei torinesi in generale, più si scontenta l’altra, e quando si cerca una mediazione si scontentano tutti. Più volte ho avuto la sensazione che coloro che vivono o interagiscono per lo più all’interno del mondo ebraico e quelli che frequentano di più il mondo esterno parlino lingue diverse; certamente faticano molto persino a capirsi.

Fortunatamente devo dire che invece all’interno del Consiglio sulle questioni riguardanti Israele c’è molto accordo: molte decisioni – anzi, direi quasi tutte – sono state prese all’unanimità.

Torino 20 giugno 2024

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