Intervista a David Sorani

di Giorgio Berruto

 PAGINE EBRAICHE: L’ARIA CHE TIRA

 

Perché, a tuo avviso, sul giornale dell’UCEI si è arrivati al ridimensionamento delle pagine di opinioni e commenti?

Da una posizione totalmente esterna ai meccanismi e alle procedure dell’UCEI, mi è difficile capire le ragioni precise che hanno portato alla drastica riduzione e poi di fatto all’azzeramento della quotidiana rubrica di commenti su “L’Unione informa” e sulla piattaforma “Moked”. Certo, le motivazioni di ristrutturazione e di alleggerimento del lavoro redazionale, addotte dal componente di Giunta preposto all’informazione di fronte alla richiesta di spiegazioni avanzata da un gruppo di collaboratori volontari che animavano quelle pagine, appaiono abbastanza poco credibili, tanto più quando a distanza di mesi dal repentino e non annunciato cambiamento tutto è rimasto assolutamente fermo. L’assicurazione da parte della stessa fonte che ogni cosa sarebbe presto tornata come prima, limitando il cambiamento all’abbandono del titolo della rubrica (non più Pilpul ma Opinioni a confronto) e a una più marcata distinzione tra settore redazionale e zona dei commenti non è stata rispettata, perché gli eventuali interventi possono essere ospitati solo tre giorni alla settimana e comunque non compaiono più su “Moked”, dove in precedenza restavano per alcuni giorni, ma solo per poche ore sull’edizione pomeridiana de “L’Unione informa”. Insomma, tutto porta a pensare che si voglia limitare al massimo e possibilmente evitare gli scritti esterni alla struttura redazionale, volti al commento e alla discussione critica/culturale intorno a varie questioni, concernenti o meno l’ebraismo. Se l’orientamento di fondo è davvero questo, appare abbastanza incomprensibile, dato che il contenuto complessivo offerto dalla testata risulta così decisamente impoverito, privo come è degli spunti di riflessione e di dibattito offerti da commenti e approfondimenti. Il fatto che la svolta sia avvenuta contemporaneamente al mutamento dello scenario politico italiano causato dalle elezioni del 25 settembre spinge inevitabilmente a collegare le due cose, non tanto pensando a fantomatiche pressioni dalle stanze del potere, che non ritengo così interessate alla discussione interna all’ambiente ebraico, quanto piuttosto a una tendenza della dirigenza ebraica o a spinte da parte di alcuni settori della Giunta UCEI a cautelarsi dai rischi di possibili “eccessi” critici o di aperte polemiche nei confronti del nuovo establishment governativo. Il mio è solo un sospetto non documentabile, forse infondato. Certo, sarebbe preoccupante se a monte del taglio dei commenti ci fosse questo indirizzo: l’autocensura non mi sembra la via migliore né per favorire il dibattito interno all’ebraismo italiano, né per promuovere nella società l’immagine della minoranza ebraica.

Quali sono oggi le prospettive del settore comunicazione dell’UCEI?

Credo che una buona informazione/comunicazione, se vuole davvero offrire occasione di comprensione, non possa prescindere dall’analisi e dal commento approfondito dei fatti, delle situazioni. “Pagine ebraiche”, nel corso degli anni, è stato protagonista di una notevole crescita, trasformandosi da notiziario variegato e articolato in giornale attraente, ricco di pagine di approfondimento, di inserti a tema e appunto di un ampio, libero spazio dedicato alle opinioni sugli argomenti più stringenti e più dibattuti. Inoltre la vasta gamma di offerte informative legata alle varie modalità di edizione online, dal ricco e stimolante sito “moked.it” vera base per ogni tematica affrontata alla rassegna stampa mattutina “Bokertov”, dalla pagina pomeridiana “L’Unione informa” alla versione in più lingue “Pagine ebraiche International”, lo ha reso una fonte di documentazione e di spunti significativi su tutto ciò che concerne ebrei ed ebraismo, in Italia e non solo, un punto di riferimento ineludibile per chi voglia tenersi aggiornato sulla situazione ebraica e magari anche rifletterci su, argomentando in un senso o nell’altro. Questo fino a qualche mese fa. Poi il taglio netto al settore opinioni ha decurtato l’insieme di una parte fondamentale: è come se il bel meccanismo informativo costruito dall’UCEI e dalla redazione avesse perso un organo essenziale; difficilmente si riesce a guardare in profondità o a cogliere le situazioni lontane se si perde la vista. Il pregevole strumento di informazione dell’ebraismo italiano – l’unico a carattere davvero nazionale – rischia seriamente di tornare a essere un semplice notiziario; documentato e vivace, certo, ma carente di spessore e di dibattito. Credo sia importante e urgente cogliere questo pericolo, provvedendo a ritrovare – magari anche con un cambiamento rispetto al passato – la strada dell’analisi e del commento.

Qual è lo stato dell’informazione ebraica oggi in Italia? Che cosa c’è, che cosa manca e che cosa si può fare?

Non ho la competenza per rispondere a fondo e in breve a una domanda così vasta e complessa. Provo a fare qualche considerazione. Alla base c’è una indubbia vivacità, assicurata dalle numerose diverse testate che caratterizzano il panorama della stampa ebraica italiana. A ben guardare, però, le comunità in cui si elaborano periodici che vanno al di là del semplice bollettino sono solo le quattro maggiori: Roma (con “Shalom”, oltre al nazionale “Pagine ebraiche”), Milano (con “Mosaico”), Torino (con “Ha Keillah”), Firenze e più in generale la Toscana (con “Toscana Ebraica”). Nei fogli locali (oggi sempre più nella forma di pagine online) si cerca di realizzare, partendo da differenti prospettive ideologiche di fondo, un sapiente mix di informazione sulla realtà ebraica locale e di temi di interesse più generale. Esistono poi periodici che definirei “di nicchia” come “Riflessi” (della lista “Menorah”), “Keshet”, “JoiMag”: molto differenti tra loro, stimolanti per le prospettive non tradizionaliste, certo non molto diffusi. In un insieme complessivamente articolato, noto due mancanze opposte: da un lato le notizie sull’ebraismo delle piccole comunità e sulle loro attività restano spesso circoscritte al proprio ambiente senza riuscire a circolare davvero a livello nazionale; dall’altro mi pare che anche i periodici a più ampia diffusione e circolazione, quelli che hanno una vocazione non “provinciale” (in primis “Pagine ebraiche”, ma anche “Ha Keillah”, “Shalom”, “Mosaico”) soffrano di un certo isolamento rispetto all’ebraismo europeo e mondiale, al suo vasto dibattito. Anche a livello nazionale, restiamo insomma un po’ chiusi e asfittici, poco consapevoli dei vari aspetti della realtà ebraica americana, israeliana, europea.

Forse sarebbe utile se l’informazione ebraica italiana si confrontasse periodicamente per valutare  e affrontare questi nodi. Forse in un dibattito generale anche il tema, oggi centrale per la comunicazione UCEI, di dare (ridare) uno spazio adeguato alle opinioni e alla valutazione critica potrebbe trovare spunti per nuove soluzioni.