di Giorgio Berruto
PAGINE EBRAICHE: L’ARIA CHE TIRA
Perché a tuo avviso è successo quello che è successo?
Le radici di ciò che è successo su “Moked” sono probabilmente individuabili in una frattura venutasi a creare negli ultimi anni all’interno del mondo ebraico italiano, tra una componente che potremmo definire, almeno storicamente, la sua intellighenzia dai valori progressisti e un’altra parte significativa che in questa non si riconosce più. Non credo che quest’ultima sia la maggioranza, ma è comunque una componente rumorosa e senza dubbio più osservante e più partecipe all’interno della vita comunitaria rispetto alla prima. Il Pilpul di “Moked” era nato con l’obiettivo ideale e potenziale di dare voce a una larga parte di ebrei italiani, ma col tempo le firme rimaste oltre a essersi sempre più ridotte hanno finito per diventare argomento di polemiche e dissidi interni, e probabilmente è stato ritenuto più conveniente chiuderle (immagino soprattutto da parte dell’ente editore del giornale).
Quali sono oggi le prospettive della comunicazione dell’Ucei?
Con la perdita del Pilpul su “Moked” dove, almeno nelle intenzioni iniziali, veniva offerto uno spazio libero alla diversità di opinioni degli ebrei italiani, si rischia di privare essi stessi di una voce, di una parte attiva e partecipe all’interno della società civile di fronte alle sue tematiche attuali. Specialmente in periodi come questo dove anche il contributo ebraico, l’esperienza ebraica come minoranza, sarebbe interessante da ascoltare e fare ascoltare al resto del mondo non ebraico. C’è comunque una differenza non trascurabile tra uno spazio gestito direttamente da un ente come l’UCEI e un giornale indipendente che potrebbe creare chiunque. Il primo ha senza dubbio più visibilità, anche a livello mediatico. Il pericolo è quindi quello che il mondo ebraico continui a restare ai più sconosciuto, una minoranza assente e proiettata su stessa, lontana dal dibattito pubblico, la quale si ripresenta tutt’al più all’interno delle commemorazioni per il Giorno della Memoria o al solo scopo di difendere Israele quando il conflitto israelo-palestinese ricompare sugli schermi televisivi.
Qual è lo stato dell’informazione ebraica oggi in Italia? Che cosa c’è, che cosa manca e che cosa si può fare?
L’informazione ebraica oggi è sempre più frammentata, esistono alcune testate anche di grande valore che troppo spesso non superano i confini delle singole comunità. Ci sono poi più che testate giornalistiche, numerosi blog e pagine di bassa qualità, i quali hanno il proprio bacino d’utenza e grande visibilità soprattutto sui social network, e più che informazione o cultura ebraica si limitano a rimbalzare notizie di taglio puramente propagandistico o articoli copiati-incollati da altre parti, comunque monotematici che poco lasciano spazio alla riflessione e alla varietà di idee.
Con la fine di esperienze analoghe a quella del Pilpul il mondo ebraico perde un’occasione per farsi conoscere un po’ di più. Perde quindi un po’ della sua ricchezza, della sua varietà di idee e opinioni, un universo che così apparirà semmai come un monolite e che come ogni monolite è più attaccabile e vulnerabile (a differenza di ciò che si crede generalmente). Come di consueto, ciò che non si conosce fa paura, e con la paura e l’ignoranza a ritornare a galla è anche l’antisemitismo.