LA CHIAMATA DI JCALL

Intervista a Giorgio Gomel
 A cura di David Terracini

Nella sala il 29 ottobre si era in 15, forse tutti vecchi sessantottini, seduti in cerchio. All’inizio, a ruota libera, si era discusso dei giorni terribili che si stavano vivendo, delle cose orrende che il 7 ottobre avevano fatto gli uomini di Hamas e delle cose che avrebbero dovuto fare gli israeliani e gli altri, per interrompere l’escalation del macello. All’inizio si era parlato solo degli altri. Poi Giorgio aveva dato un po’ di ordine alla discussione, e si era cominciato a parlare del da farsi: dell’unirsi coi gruppi amici, con le ONG pacifiste, del come contrastare i social dei facinorosi che gridano “evviva!” e “a morte!” per partito preso anni o secoli prima…

In quella sala di un ex convento a mezz’ora da Firenze, rivedevo Giorgio dopo lustri, in occasione di un incontro tra amici di JCall. Ho poi deciso di intervistarlo, perché interessato dalla lettura di alcuni suoi articoli. Giorgio Gomel, economista, è membro del Comitato direttivo di JCall Europa (www.jcall.eu) e Presidente di Alliance for Middle east peace Europa (www.allmep.org).  Coordina l’Osservatorio Mediterraneo e Medio Oriente del CESPI. Ha scritto di Israele e Palestina per Ha-Keillah, per Pagine ebraiche, Aspenia, Affari internazionali, Confronti, Limes, Times of Israel, Haaretz.

 

Come è nata JCall? Con quali finalità?

Nel 2010 diversi gruppi ebraici europei, in sintonia con analoghi movimenti in Israele e Diaspora hanno firmato un “Appello alla ragione”, dove sostenevano la necessità di riprendere negoziati coi palestinesi, per consentire la formazione di due stati per due popoli. Il documento, sottoscritto da migliaia di ebrei di diversi paesi d’Europa, fu presentato al Parlamento Europeo.  Si è formata così l’associazione JCall e sono nate diverse sezioni in Francia, Belgio, Svizzera, Italia, Spagna e Olanda. Adesioni sono arrivate anche da analoghe associazioni di Germania e Svezia. In Gran Bretagna è nato un gruppo consimile, col quale però non abbiamo lavorato insieme operativamente. JCall sostiene il diritto-dovere degli ebrei della diaspora di esprimere pubblicamente critiche ai comportamenti del Governo di Israele, quando ritengano che questi mettano in pericolo la pace, la democrazia, la convivenza tra etnie diverse e l’esistenza stessa dello Stato. Esempi di comportamenti che contrastiamo sono: l’espansione degli insediamenti ebraici nei Territori occupati dopo la Guerra dei sei giorni, fino all’annessione di fatto di parti rilevanti della Cisgiordania, oppure la indulgenza sui raid di fanatici ebrei contro gli abitanti dei villaggi arabi. Da sempre ci battiamo a favore di uno Stato d’Israele ebraico e democratico e, spesso, ci interroghiamo angosciati sulle azioni del suo governo tese a distruggerne i caratteri fondativi. Noi di JCall, con Avraham Yehoshua, pur se lontani da quella terra luogo di immani sofferenze, riteniamo che la lotta contro l’antisemitismo ed in difesa di Israele non imponga l’automatica, acritica adesione alle azioni dei governi d’Israele.

 Quali i rapporti con le associazioni simili in Italia e all’estero?

In diversi viaggi in Israele abbiamo incontrato associazioni israeliane con le stesse nostre finalità. Tragica ironia: molti di quei kibbutzim che sono stati teatro dell’orrendo massacro del 7 ottobre operavano interventi di volontariato a favore degli abitanti di Gaza, al fine di organizzare il ricovero di malati palestinesi in ospedali israeliani. Anche alcuni degli ostaggi sono volontari impegnati in quest’opera di pacificazione.

Nel 2019 JCall Europa si è associata a JLink, un network di associazioni ebraiche progressiste che in tutto il mondo operano per la pace in Medio Oriente. La più importante di queste associazioni è la JStreet statunitense. Abbiamo formato un comitato di coordinamento di 6 persone che provengono da Israele, Sud Africa, America latina, Canada e Stati Uniti nel quale io rappresento JCall Europa e   promosso seminari, trasmesso lettere al governo israeliano, come quelle   di opposizione ai propositi di annessione formale dei Territori insiti nel piano Trump nonché un anno fa contro la nomina di ministri integralisti e xenofobi nel governo israeliano.

Qual è il vostro ruolo in seno alla Diaspora?

Naturalmente siamo preoccupati degli eventi di Gaza, ma anche dell’eventualità che scoppino violenze tra arabi ed ebrei all’interno di Israele, come nel 2021, quando ci furono aggressioni a sinagoghe, a moschee nelle città bi-etniche, come Lod, Ramle, Haifa ecc.  C’è però un barlume di speranza perché molte associazioni di volontariato si adoperano per arginare le pulsioni estremiste che agitano le due parti.  Io lavoro con Alliance for Middle east Peace – un network di oltre 150 Ong israelo-palestinesi – che sta facendo un’opera delicata ma fondamentale, soprattutto in questo frangente cos’ doloroso, di difesa dei diritti dell’ ”altro”, in campi diversi: diritti umani, ambiente, sanità, educazione, dialogo inter-religioso.

Ci sono rapporti tra l’Alliance e JLink?

Alcuni membri del “comitato dei sei”, come la rappresentante canadese e quella sudafricana, sono attivi anche in seno alla Alliance nel promuovere incontri e altre attività congiunte. Il lavoro delle Ong è importante anche ai fini di costruire interazioni e coesistenza fra le due nazioni; alcune di queste suppliscono a tale carenza organizzando seminari nelle scuole e in altri ambiti della vita associata.  È interessante la trasformazione di atteggiamento dei giovani nei confronti “dell’altro”, dopo i primi incontri tra membri delle due etnie. Il Ministro dell’Istruzione ha vietato di recente che nelle scuole gli studenti incontrassero le associazioni di famiglie di vittime israeliane e palestinesi – Parents’ circle families forum –  asserendo che i morti  palestinesi sono indistintamente terroristi. Nonostante il divieto, per fortuna in alcune scuole i presidi hanno consentito la prosecuzione di questi incontri.

Due popoli e due stati: pare che su questo tema siano diversi gli orientamenti delle associazioni Israeliane e di quelle diasporiche. È vero?

No, non ci sono differenze sostanziali. Certo è difficile passare all’attuazione di questo ideale di due stati per i due popoli, soprattutto nelle condizioni attuali della Cisgiordania, frazionata in mille pezzi, interrotti da insediamenti ebraici. Ma è altrettanto difficile, se non impossibile, immaginare un unico stato bi-nazionale, egualitario e democratico, sia perché l’aspirazione millenaria degli ebrei ad una patria ebraica sarebbe tradita, sia perché i palestinesi sarebbero in prospettiva in maggioranza Al contrario,  uno stato bi-nazionale che nascesse come prosecuzione dell’attuale regime di occupazione con i palestinesi privati  dei diritti civili e politici  sarebbe luogo di una perenne guerra interetnica e bandito dalla comunità delle nazioni.  Si possono trovare altre soluzioni sofisticate di tipo confederale, ma il passo della formazione di uno Stato palestinese è essenziale.

Quali sono i rapporti di JLink coi religiosi da un lato ed i riformati dall’altro?

In Francia certo, in Svizzera e forse anche in Belgio c’è un rappresentante di JCall negli organismi ufficiali di rappresentanza dell’ebraismo nazionale. In Italia i rapporti da quel lato sono molto esili, perché l’UCEI è la federazione delle locali Comunità ebraiche, nelle quali alcuni membri la pensano come noi e altri no. Diversi sono i rapporti con il mondo riformato, perché diversi soci di JCall sono legati a quel mondo, anche dal punto di vista ideologico. L’Unione mondiale dell’Ebraismo progressivo esprime opinioni molto vicine alle nostre, specie negli Stati Uniti, ove il mondo ebraico è in maggioranza progressista e vota in modo prevalente per il partito democratico. In Italia c’è sostanziale condivisione di valori tra noi e la Federazione dell’Ebraismo progressivo.

Ultima domanda: che rapporti tra JCall e Ha Keillah?

Nell’incontro del 29 ottobre a Firenze si è discusso anche di questo argomento: c’è sicuramente una comunanza di ideali e valori tra voi e noi; mettere in comune le rispettive mailing list, articoli e altro materiale on-line , magari solo coi link alle testate e gli eventi di comune interesse sarebbe sicuramente una cosa positiva.

Il sito di JCall Italia è: https://it.jcall.eu/