L’articolo di Bianca Ambrosio, pubblicato nel numero di luglio del giornale, ha suscitato numerose reazioni, alcune di plauso e altre molto critiche. Qui pubblichiamo una delle lettere inviate a Ha Keillah e di seguito la risposta redazionale.

Cara Ha Keillah,

l’articolo “È questa l’unica via?” di Bianca Ambrosio in prima pagina mi ha indignata: quasi tutte le accuse sono false e ingiuriose come ad esempio “Netanyahu è un bugiardo criminale il cui unico interesse è il proprio potere politico”, “Gli altri vedono i continui attacchi in Cisgiordania, vedono i coloni tirare giù dai camion gli aiuti umanitari diretti a Gaza e bruciare villaggi nella complicità della polizia e dell’esercito. Vedono un orrore che non si ferma davanti a nulla” Nessun accenno ai quotidiani assalti al coltello o investimenti con le auto alle fermate degli autobus con la complicità dell’Autorità palestinese che non ha mai condannato il 7 ottobre. Bianca Ambrosio si unisca alle manifestazioni propalestinesi “From the river to the sea Palestine free” che il governo iraniano ha ringraziato e forse in parte finanziato.

Netanyahu non è andato a parlare al Congresso americano per interesse personale e per fortuna nonostante tutti gli incitamenti a cessare il fuoco, sempre solo rivolti a Israele e mai ad Hamas e a Hezbollah, non ha ritirato l’esercito da Gaza che ancora oggi lancia razzi, perché significherebbe arrendersi, darla vinta al terrorismo. L’esercito israeliano doveva cercare di distruggere i 700km di tunnel e l’arsenale di armi nascostevi sotto le case, le scuole, gli ospedali mentre Hamas non ha mai protetto i suoi cittadini ma anzi ha dichiarato che gli servivano dei martiri per incolpare Israele di genocidio. È possibile trattare con Hamas che ha ammazzato bruciandole vive, decapitandole, mutilandole, stuprandole 1200 persone che ballavano o dormivano alle 6 del mattino in un giorno di festa? È possibile trattare con chi detiene da 10 mesi 120 ostaggi tra cui anche bambini di pochi mesi come i fratellini Bibas? Sono peggio dei nazisti.

Israele attaccata da tutte le parti con spese immani per l’esercito ma anche per i 60.000 profughi dal Nord ospitati negli alberghi, i campi bruciati da migliaia di razzi, gli ospedali pieni di feriti e mutilati, ecc.è a rischio di sopravvivenza. L’ONU stanzia giustamente miliardi per l’Ucraina mentre nessuno Stato aiuta Israele che riceve solo critiche e accuse. Croce Rossa, Medici senza frontiere e molte altre ONG che operano a Gaza non si occupano degli ostaggi.

Molti ebrei della diaspora nel 1948 e nel 1967 partirono per combattere insieme a Israele, ora invece chiedono le dimissioni di Netanyahu, nuove elezioni e che l’esercito si ritiri da Gaza per frenare l’antisemitismo nel resto del mondo.

Cordiali saluti

7 agosto 2024, Daniela Levi

 

Gentile Daniela Levi,

ti ringraziamo per aver espresso con franchezza la tua opinione sull’articolo di Bianca Ambrosio. La tua lettera ci dà l’opportunità di ribadire il nostro apprezzamento per “È questa l’unica via?” e per illustrare perché abbiamo condiviso l’invito rivolto alle comunità ebraiche italiane a opporsi alla guerra in corso.

Cominciamo dall’inizio. Che Netanyahu vada considerato un bugiardo è affermazione inoppugnabile: esiste una bibliografia troppo vasta per essere citata anche parzialmente[1]. Ci pare comunque opportuno citare un esempio molto recente. All’inizio di agosto, il primo ministro israeliano ha rilasciato un’intervista alla rivista TIME non sospetta di benevolenza nei confronti della causa palestinese. Pochi giorni dopo aver dato alle stampe l’intervista, TIME ha pubblicato con una mossa inusuale, un articolo intitolato “Fact-Checking What Benjamin Netanyahu Said in His 2024 Interview With TIME”. L’articolo di Time inizia così:

“Il 4 agosto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rilasciato un’ampia intervista al TIME nel suo ufficio di Gerusalemme. Durante la discussione con il corrispondente del TIME Eric Cortellessa, Netanyahu ha fatto una serie di affermazioni prive di contesto, non supportate dai fatti o non vere”.

Prendiamo atto che molti diano a Netanyahu il beneficio del dubbio, come del resto fa una significativa minoranza degli israeliani, e coloro che intendono proseguire la guerra ad oltranza, si oppongono alla soluzione Due Popoli Due Stati e vogliono rioccupare Gaza. Tuttavia, la sfiducia nei confronti del Primo Ministro israeliano tra gli stessi israeliani e tra i sostenitori di Israele è abbastanza comune. Ci limitiamo a due esempi:

  • una settimana prima dell’intervista a TIME, Netanyahu ha fatto un discorso alla sessione congiunta del Congresso americano. In quell’occasione circa la metà dei democratici eletti alla Camera e al Senato hanno saltato il discorso del primo ministro israeliano in protesta per la condotta militare israeliana a Gaza.
  • Ma soprattutto Ha Keillah è in sintonia con le famiglie degli ostaggi che recentemente hanno dichiarato: “Dall’inizio di luglio c’è stato un accordo, pronto per essere firmato. Ma le nuove condizioni aggiunte da Netanyahu – la principale delle quali è la clausola del Corridoio Filadelfia – sono ciò che impedisce che questo accordo possa realizzarsi. …Non lasciate che interrompa l’accordo!… Un Primo Ministro che protegge il suo potere a scapito della vita degli ostaggi abbandonati in prigionia per subire torture indicibili e la morte più crudele – è colpevole di aver commesso un crimine contro il suo stesso popolo!“.

La seconda associazione delle famiglie degli ostaggi (Bring Them Home Now) è altrettanto critica nei confronti di Netanyahu. Questo è il comunicato pubblicato il 24 luglio 2024 in occasione del suo viaggio negli Stati Uniti:

Il Forum delle famiglie degli ostaggi esorta il primo ministro Benjamin Netanyahu ad aprire il suo discorso al Congresso con queste semplici parole, senza le quali non ci sarà né vittoria né rinascita: “C’è un accordo”. In questo momento cruciale, il viaggio del Primo Ministro a Washington D.C. non ha alcun significato se non include le parole: “C’è un accordo”. Queste parole contengono tutto il necessario per avviare un processo di guarigione nazionale. Incarnano l’essenza della responsabilità reciproca e segnano la fine dell’abbandono e del sacrificio dei cittadini la cui sicurezza è stata violata. Centoventi ostaggi aspettano che il governo intraprenda un’azione decisiva e necessaria: firmi un accordo per restituire i vivi per la riabilitazione e riportare a casa gli assassinati e i caduti per una degna sepoltura nella loro terra natale”.

La redazione di HK è d’accordo con le famiglie degli ostaggi e con una gran parte degli israeliani che non ha dubbi sulle responsabilità del Primo Ministro per ciò che non ha fatto prima del 7 ottobre e soprattutto per ciò che ha fatto dopo quel giorno terribile.

L’accusa di criminale rivolta a Netanyahu è pesante. Ma non per questo senza fondamento. Anzi. A Gaza la gran parte degli oltre 40,000 morti sono civili, spesso bambini del tutto innocenti dei crimini commessi da Hamas il 7 ottobre. Quelli che sono ancora in vita esistono – non vivono perché quella non è vita – tra laghi di liquami, cumuli di spazzatura e montagne di macerie. L’unica certezza che hanno è che domani sarà peggio. Due agenzie federali statunitensi hanno provato che l’esercito israeliano ha deliberatamente impedito l’ingresso di cibo e medicinali con il risultato che quasi l’intera popolazione della Striscia soffre di malnutrizione acuta e lo stato di carestia è un rischio persistente da febbraio. Non è criminale chi ha deciso tutto questo? Bianca Ambrosio pensa di sì. Noi siamo d’accordo.

Gli assalti al coltello nei confronti di civili israeliani – ovviamente esecrabili – non sono, per fortuna, quotidiani. Al contrario lo stillicidio di morti palestinesi per mano dell’esercito israeliano e dei coloni procede tutti i giorni dall’8 ottobre.

Per quanto riguarda lo slogan “From the river to the sea” ci preme ricordare che purtroppo lo stesso Netanyahu continua a presentare in sedi pubbliche mappe che mostrano il dominio di Israele su un territorio che si estende dal fiume al mare. Le mappe non prevedono alcun spazio per i palestinesi in Cisgiordania. Solo Israele dal fiume al mare.

A proposito di trattative impossibili, a novembre 2023 Israele ha già negoziato con Hamas e la trattativa si è conclusa con la liberazione di 109 ostaggi. Auspichiamo, come le famiglie degli ostaggi, che Israele e Hamas raggiungano un accordo che si concluda con il cessate il fuoco e il ritorno degli ostaggi in Israele.

Nessun paese al mondo beneficia come Israele dell’assistenza degli Stati Uniti. Ogni anno, il governo americano dona a Israele – che ha un PIL pro capite superiore a quello dell’Italia – 3 miliardi di dollari. Dall’inizio della guerra a oggi, gli Stati Uniti hanno donato al governo israeliano oltre 12.5 miliardi di dollari, una somma più grande del PIL di diversi stati africani.
Per mandato istituzionale, Medici senza Frontiere e le ONG che operano a Gaza si occupano della distribuzione di assistenza umanitaria e non di ostaggi. A novembre la Croce Rossa ha contribuito alla liberazione degli ostaggi in mano ad Hamas. Tuttavia, sono gli stati coinvolti a diverso titolo nel conflitto (Israele, Hamas, Qatar, Egitto e Stati Uniti) ad essere responsabili della trattativa per il rilascio degli ostaggi.

Siamo consapevoli che su questi temi e sul giudizio rispetto alle scelte del governo presieduto da Netanyahu le opinioni sono molto diverse e spesso le posizioni critiche difficilmente trovano spazio sulla stampa ebraica. Il nostro giornale ritiene che sia di fondamentale importanza un approccio non ideologico alle vicende mediorientali, che sia basato su informazioni verificate e che possa stimolare un’analisi critica degli eventi.
Proprio in occasione dell’uscita di questo numero di Ha Keillah, ricorre il primo anniversario dei tremendi fatti del 7 ottobre, una ricorrenza che invita tutti alla riflessione. Ci unisce il dolore per tutte le vittime della guerra e la speranza per la liberazione degli ostaggi.

Ti ringraziamo per la tua lettera e ribadiamo che Ha Keillah si augura di mantenere un dialogo, anche critico, sempre aperto con i propri lettori.

La redazione di Ha Keillah

[1] Stampa israeliana di destra: Netanyahu needs a reality check Netanyahu is simply unfit to be the prime minister of Israel. He is a liar, a schemer and a fraud. It’s time for the Israelis to rise up – yes, rise up di Alon Nen-Meir Jerusalem Post April 3, 2023; Stampa israeliana di sinistra: Netanyahu, Israel’s Leading Pathological Liar di Nehemia Shtrasler Haaretz May 29, 2023.

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