Lettera alla redazione
Cari amici,
sono sconcertato per il fatto che nelle prese di posizione di Comunità e istituzioni ebraiche italiane di cui ho notizia non compaia mai, accanto alla solidarietà ad Israele, un cenno alle vittime civili e alla sofferenza della popolazione di Gaza a causa dei bombardamenti a cui è sottoposta. Non c’è dubbio che, dopo gli orrendi atti terroristici di Hamas, Israele abbia il diritto di difendersi, e che questa difesa comporti la necessità di azioni militari capaci di distruggere i centri operativi e la forza militare di Hamas, ma è da dimostrare che le distruzioni massicce e il massacro della popolazione civile, che sono inaccettabili in ogni caso, siano uno strumento necessario per raggiungere gli obiettivi, e non piuttosto atti puramente vendicativi e punitivi, dettati da una logica che richiede che il numero delle vittime del nemico sia molte volte superiore a quello delle proprie vittime, come in molte occasioni è accaduto in passato.
Credo che stringersi acriticamente intorno ad Israele, pur in presenza di giustificate preoccupazioni per il suo futuro, sia un errore per le comunità della diaspora, quando moltissimi ebrei dentro e fuori Israele manifestano ostilità al governo non solo per le stragi a Gaza ma per le politiche aggressive nei territori occupati. Il risveglio dell’antisemitismo a parer mio, soprattutto negli ambienti più istruiti, è in gran parte responsabilità dell’attuale governo israeliano e di molti di quelli che lo hanno preceduto, che si sono caratterizzati per le violenze contro i palestinesi e per il sostegno alla colonizzazione dei territori, e sono percepiti come i rappresentanti dei ricchi e privilegiati contro i deboli e poveri. Penso che sia giusto che il mondo ebraico internazionale prenda le distanze, così come tantissimi ebrei israeliani, da questi modi sbagliati di difendere una giusta causa.
Un cordiale shalom
Fausto Sacerdote