di Bruna Laudi
Nel 1975 il matematico francese B. Mandelbrot conia il termine frattale per indicare un ente geometrico in cui, a varie scale, si ripete sempre la stessa forma .
Mi è venuta in mente questa immagine pensando a come in una piccola cittadina, nello specifico Pinerolo, si possano ritrovare articolazioni di pensiero che si ripetono identiche in aree geografiche sempre più grandi e che poi vanno a costituire i macro-mondi dei partiti che interpretano, danno voce e propongono soluzioni corrispondenti al piccolo disegno iniziale.
A metà settembre 2023 è stata finalmente inaugurata a Pinerolo una nuova Moschea, con annesso un Centro Culturale Islamico, dopo una trafila lunghissima che ha visto coinvolte numerose amministrazioni nei tanti anni in cui l’immigrazione è diventata sempre più numerosa. Sulla porta d’ingresso principale campeggia la scritta «Moschea Tauba Pinerolo». Ho provato a informarmi sul significato del termine e ho trovato: AT-TAWBA – Il pentimento. Altri mi hanno detto redenzione.
“La Moschea Tauba intende porsi come un’oasi di Pace nel cuore di Pinerolo – si legge in un comunicato della Confederazione islamica italiana-. Lo spazio sarà luogo di coltura delle virtù spirituali dell’Islam tradizionale, presidio culturale contro ogni estremismo ed intolleranza e luogo comune per la promozione dei valori civili e del dialogo interculturale ed interreligioso”.
Nei giorni antecedenti l’inaugurazione, sui social si leggeva di tutto: io frequento solo occasionalmente Facebook ma sono rimasta colpita dai commenti. Ho deciso di riportarne qualcuno, almeno in parte, per fotografare una porzione di realtà, quel piccolo motivo, che si ripete in scale diverse, analizzato in geometria da Mandelbrot.
– Ok sarebbe bello che la stessa cosa accada anche nei loro paesi!!
– Non è per fare polemica, ma giusto notare come ci siano ancor troppe diversità….
– Invece di spendere soldi italiani per fare moschee, visto che nei loro paesi chi non è musulmano non è ben visto, sarebbe stato più utile costruire case popolari per gli italiani con basso reddito.
– Un paese civile, quando raggiunge un numero elevato di abitanti che professano una religione diversa dalla propria direi che sia in dovere di consegnare loro un luogo di culto. A Torino ce ne sono una quindicina, perché non farne una nel pinerolese visto I numerosissimi islamici che vi abitano? Nel centro storico, una vecchia chiesa cristiana è diventata Ortodossa grazie alle tante persone, soprattutto rumene, che avevano bisogno di una chiesa e in via Juvar(r)a finalmente anche il popolo musulmano ora ha il suo luogo in cui pregare. Sono cose che succedono in ogni parte del mondo.
– Io ho viaggiato molto e non in tutti i paesi a maggioranza religiosa islamica c’è tolleranza per le altre religioni. Bisogna provare a vivere in paesi come Iran, Arabia Saudita, Afganistan, per capire che cosa significa, specialmente per le donne che sono considerate pochissimo e nel migliore dei casi escluse o ignorate (ma quando sono ignorate è per loro una fortuna!)
– Dobbiamo anche noi rinunciare alla democrazia perché gli altri fanno peggio di noi? Veramente pensate che gli islamici che vivono qui rimangono uguali a quelli che ci sono la, cambiano ed in parte si adattano e se loro non lo fanno pienamente lo faranno i loro figli, credete veramente che i figli di stranieri nati in Italia vogliano tornare nei loro paesi? Vedete l’islam come se fosse una cosa unica ed unica volontà mentre come per tutte le cose è fatta di persone, alcuni sono cattivi, alcuni sono buoni, alcuni sono fanatici ignoranti, alcuni sono aperti al dialogo, sono così gli islamici come lo sono i cristiani.
– I migliori auguri alla comunità musulmana di Pinerolo. È vero, ci sono reazioni di rabbia e paura. È la violenza che regna nel mondo che dovrebbe fare paura, non il credo religioso delle persone. È l’uso politico delle religioni che ci deve spaventare, non la loro spiritualità. Chi dice che il Corano è un libro da guerrafondai forse della Bibbia conosce solo la versione a fumetti. E si dimentica tutta la storia passata del “cristianesimo”, dalle crociate al colonialismo alla follia dei campi di sterminio, col motto “Gott mit uns”, per non parlare della devastazione di Iraq, Afghanistan e Libia e della devastazione del pianeta. Tutto ad opera dell’occidente cristiano. Chi vive e lavora qui ha diritto al suo credo religioso. E la cultura maschilista con cui molti se la prendono, è trasversale a tutte le religioni e a tutti i paesi del mondo.
– I miei complimenti alla comunità islamica di Pinerolo che ha lavorato duramente e ha messo tutti i risparmi lasciando le ferie da una parte per anni.
– Buonasera a tutti , volevo solo dire una cosa riguardante il nuovo centro culturale (o moschea) di Pinerolo, dagli anni ‘90 ci sono sempre state moschee a Pinerolo, ma questa è solo più nuova e più bella, finanziata con fondi privati, con approvazione degli enti di dovere, insomma tutto alla luce del sole: vorrei dire una cosa a quelle persone che scrivono la frase “PROVA A FARLO NEI LORO PAESI E VEDI COSA TI SUCCEDE ” di viaggiare di più dato che oggi i voli sono molto accessibili, e non seguire l’onda dell’odio per vicende che non appartengono alla nostra comunità.
Ho volutamente selezionato commenti molto diversi tra loro, proprio per mettere in evidenza l’eterogeneità delle visioni. In realtà l’inaugurazione della moschea è stato un vero momento di festa: si leggeva negli occhi dei presenti la gioia per un risultato raggiunto a costo di grandi sacrifici. È importante sottolineare che il restauro dell’edificio preesistente è stato fatto completamente a carico della comunità islamica.
Gli ospiti pinerolesi presenti alla cerimonia erano in qualche modo omogenei, per lo più attivi nel volontariato: insegnanti che lavorano per l’integrazione linguistica a scuola e in strutture ad hoc, rappresentanti di varie associazioni, persone che si incontrano nei momenti di riflessione su tematiche sociali.
All’interno della sala, non essendo un momento di preghiera, erano mescolati uomini, donne e bambini: tanti bambini, vestiti a festa e seduti per terra a giocare. Tutti erano molto eleganti con i costumi tradizionali: noi diciamo Islam come se fosse un unico concetto ma in realtà le provenienze dei presenti erano le più diverse e, probabilmente, anche le culture.
Le donne, sorridendo, hanno offerto sciarpe e foulard alle ospiti che non ci avevano pensato. Alcune sono comunque entrate a capo scoperto senza problema.
Come per noi ebrei il cibo è ricco di significati e, oltre ai datteri ripieni offerti all’ingresso con un bicchierino di latte, era stato allestito all’esterno un generoso buffet per la fine delle cerimonie di inaugurazione.
Tralascio i discorsi delle autorità convenute in rappresentanza delle varie chiese presenti sul territorio e delle istituzioni civili, cui poi è seguita una tavola rotonda dal titolo “Preghiera e cittadinanza”.
Mi piace però condividere la gioia che ho letto sul viso di persone che sono abituata a incontrare nei negozi, al mercato, in qualche ufficio: uomini e donne che hanno seguito un percorso di integrazione.
Purtroppo, c’è un’altra realtà: quella di tanti giovani che vagano senza meta perché negli ultimi anni non hanno più trovato nessuna di quelle strutture di accoglienza una volta presenti sul territorio e che, poco per volta, hanno chiuso per mancanza di fondi: ha vinto la volontà di chi si nutre del disagio sociale per fare emergere i segmenti di frattale più sensibili ai proclami di chi vede solo nella repressione la risposta ai problemi.