OLSCHKI, PRINCIPE DEI BIBLIOFILI

di Eleonora Simula

GIOVERÀ RICORDARE  Meminisse iuvabit di Daniele Olschki, appena pubblicato dall’omonima casa editrice, racconta la storia di una tra le imprese editoriali più importanti del nostro paese.

L’autore, direttore generale della casa editrice Olschki e discendente del fondatore, passa in rassegna i documenti più importanti dell’archivio della sua famiglia, rendendoli visivamente disponibili al lettore e commentandoli in maniera puntuale; uno spazio particolare è dedicato alla corrispondenza familiare raccolta da Aldo Olschki, nonno dell’autore, da lui intitolata al tempo, appunto: Meminisse Iuvabit.

Nella prima pagina dell’opera leggiamo: “A noi furono risparmiati lutti e deportazioni, ma non lo sgretolarsi della cinquantenaria costruzione del progetto editoriale avviato dal fondatore Leo Samuele Olschki, nonché la diaspora della famiglia”, questa la premessa di un testo che ripercorre la storia dell’impresa editoriale dalle sue origini fino al secondo dopoguerra.

Nato a Johannisburg, in Prussia, nel 1861, Leo Olschki matura a soli ventidue anni la decisione di trasferirsi in Italia, scelta nata soprattutto “dalla passione che dimostrava per gli studi classici e per il grande amore sempre coltivato per l’opera dantesca”. Leo fonda dunque a Verona “la sua impresa di antiquario e editore” che vedrà poi il trasferimento in piazza San Marco a Venezia e infine a Firenze, dove ancora oggi ha sede. L’ascesa di colui che Vittore Branca, filologo e critico letterario, chiama “il favoloso principe dei bibliofili” è straordinaria: sono trascorsi solo pochi anni e Leo in Italia si sente già di casa, ha intessuto importanti rapporti ed è conosciuto e apprezzato per il suo importante lavoro di antiquario e di editore di cultura.

La situazione si complica man mano che si avvicina la Prima guerra mondiale, “quando i sentimenti antitedeschi si fondono in un’aggregazione di forze eterogenee”; i cittadini tedeschi cominciano a essere malvisti dall’Italia nazionalista. L’espansione economico-culturale della Germania è criticata e temuta e viene preso duramente di mira chiunque possegga il passaporto tedesco. Dopo diverse critiche, anche molto aspre, dirette alla sua persona e alla sua azienda, Leo prende la via dell’esilio: nel 1915 parte per Ginevra, da cui seguirà a distanza la direzione della Olschki.

Il racconto di Daniele prosegue poi con il rientro di Leo in Italia al termine della guerra e con la crisi dell’antiquariato librario che seguì, crisi che l’editore fronteggiò con il suo abituale polso fermo e capace.

In questa vicenda familiare, e non solo, in cui la Storia è protagonista, un momento segna un cambiamento radicale, un punto di non ritorno: nel luglio del 1938, dopo cinque decenni di prestigio e notorietà degli Olschki, l’idillio si spezza. Il regime fascista promulga le leggi razziste che perseguiteranno i cittadini ebrei, gli Olschki non faranno eccezione. Dopo cinquant’anni di lavoro ininterrotto, a cui sono seguiti, meritati, affermazione e prestigio, come reagisce Leo alla richiesta del regime di denunciare i collaboratori ebrei dell’azienda? Perché dovrebbe accettare di fornire informazioni personali sui suoi editori, scrittori e fattorini? E soprattutto, cosa prova Leo quando gli viene intimato di sostituire il nome della casa editrice, dell’azienda che lui stesso ha costruito, con dedizione e amore, con quello “di un ariano”? Queste alcune delle domande che si pone Daniele, per le quali cerca una risposta nei documenti di allora, molti dei quali emanati direttamente dal Ministero della Cultura Popolare.

Nel libro sono citate anche alcune lettere private di Leo, come quella scritta subito dopo il suicidio di Formiggini, amico e editore ebreo modenese, in cui l’editore si dice sconvolto e “inorridito fino al midollo”: “non so darmene pace, mi sembra inverosimile”.

Gioverà ricordare, libro breve e di semplice lettura, getta luce su anni bui della nostra storia e fa chiarezza. La scrittura di Daniele Olschki è limpida senza mai risultare distaccata: oggettivo e partecipe allo stesso tempo, lo scrittore restituisce, con la determinazione di chi sa che sta svolgendo un lavoro necessario, lo spaesamento e il disappunto di coloro che affrontarono le ingiustizie del regime fascista, avvicinando il lettore ai pensieri di chi si è trovato di fronte a ciò che la senatrice Liliana Segre nella breve ma importante prefazione al volume chiama ‘l’irreparabile’.

Daniele Olschki GIOVERÀ RICORDARE Meminisse iuvabit – Prefazione di Liliana Segre –  Casa Editrice Leo S. Olschki 2024, (pp 40. € 10)