PENSIERI DOPO IL 25 APRILE
La legge che istituisce la festa nazionale recita così:
Dalla Gazzetta Ufficiale del 1946/04/24
Art. 1. A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale.
Alla luce di quanto sopra ci sembra legittimo che in tale giorno ai cortei sfilino con le loro bandiere e le loro insegne tutte/i quelle/i che hanno contribuito alla liberazione dell’Italia, compresa la Brigata Ebraica, con il suo vessillo.
Pertanto, bandiere palestinesi, ucraine o israeliane (lo stato di Israele è nato nel 1948), hanno poco a vedere con quanto viene ricordato e festeggiato.
Gli slogan feroci non devono trovare alcuno spazio in una giornata di ricordo e di festa: fa molto male sentire slogan che sottintendono l’auspicata cancellazione dello Stato di Israele.
Fa molto male ascoltare voci che augurano lo stupro a ragazze di gruppi filopalestinesi. Le rifiutiamo prima di tutto come donne e uomini poi per la nostra coscienza ebraica. Nessuna provocazione giustifica tali eccessi.
La tragedia che stiamo vivendo è immane: quello che è accaduto il 7 ottobre con le sue spaventose atrocità, il pensiero degli ostaggi (quanti di loro saranno ancora in vita e in quali condizioni?) non giustifica il negazionismo di chi si rifiuta di vedere le sofferenze della popolazione civile palestinese.
Sicuramente assistiamo a un riaccendersi di antisemitismo preoccupante che, a volte, viene giustificato in ambienti finora insospettabili. Ma non possiamo interpretare ogni riflessione critica come espressione di antisemitismo e, proprio per questo, crediamo che sia importante approfondire il dialogo con gruppi politici e religiosi con rispetto, capacità di ascolto e empatia.
Per chi prova un certo fastidio nei confronti di chi invoca la pace riportiamo le parole di rav Epstein, da lui pronunciate nell’incontro online del 14 aprile 2024, intitolato ALTRE VOCI DA ISRAELE, la cui registrazione si trova al seguente link: https://youtu.be/S3f6OIIw3m0
Citiamo le parole di Rav Epstein:
Nelle nostre preghiere noi diciamo Dio ci darà forza e ci benedirà con la sua pace; quindi, la nostra forza non risiede nelle armi, ma più nell’esercito: le armi sono il mezzo che abbiamo per difenderci. Badate bene, per difenderci, non per vendicarci. Il nome che abbiamo attribuito all’esercito di Israele, Haganah è un nome che indica la difesa e non la vittoria o la vendetta. La vera vittoria che l’essere umano può ottenere è solo se è in grado di dominare se stesso e di portare la pace con l’altro.
La redazione