a cura di Silvana Momigliano Mustari ed Enrico Bosco, con la collaborazione della biblioteca “E. Artom” della Comunità Ebraica di Torino
Galia Oz – Qualcosa camuffato da amore – Ed. Sonda, 2022 (pp. 142, € 18)
Memoir, confessione, denuncia, autoanalisi assolutoria (o meglio liberatoria) … molte sono le possibili categorie attribuibili a questa sofferta narrazione del rapporto con la famiglia di origine e soprattutto con il padre. Proprio per non macchiare la reputazione di Amos Oz, intellettuale di altissima fama e considerazione nel mondo intero, Galia si è sempre astenuta dal parlarne, temendo forse di poter essere smentita o addirittura accusata. A distanza di anni dalla morte del grande scrittore israeliano, la figlia ne svela gli aspetti del carattere cupo, aspro e capace di crudeltà nei confronti di una bimba di pochi anni, mettendo ora anche in luce il fallimento ormai acclarato (non per tutti) del sistema pedagogico-educativo del kibbutz. (s)
Luciano Canfora – IL tesoro degli Ebrei. Roma e Gerusalemme – Ed. Laterza, (pp. 289 € 22)
Le congetture inerenti le spoliazioni e la destinazione finale degli arredi sacri e dei valori presenti nel Tempio di Gerusalemme, al momento della conquista romana, restano irrisolte, nonostante il progredire della tecnologia e delle scoperte scientifiche più recenti nei vari campi (storico, archeologico, ecc…) A detta dell’esimio studioso “è forse improduttivo seguire l’illuminazione definitiva” di eventi indagati da due millenni senza essere approdati ad alcun risultato certo. Che ne è stato di quegli oggetti in oro massiccio il cui valore avrebbe potuto cambiare il corso della storia? Tuttavia questa dotta e documentata ricerca si fonda su una vasta mole di elementi che spaziano dai testi degli storici e letterati contemporanei dell’epoca (in aramaico, greco e latino), come pure di opere posteriori ma degne di considerazione. Accanto alle opere di Giuseppe Flavio (la fonte più vicina e parzialmente attendibile ) vi è dunque la raccolta poetica dei “Salmi di Salomone” il cui tema centrale è appunto la profanazione del Tempio e la predazione maniacale ordinata da Pompeo, che così facendo credeva di celebrare il rito della “evocatio” cioè l’atto di trasferire a Roma gli dei delle nazioni sottomesse e annientate culturalmente. Nell’accertata impossibilità di rintracciare i famosi manufatti, Canfora si addentra da par suo nella molteplicità delle fonti anche per studiare l’approccio mentale di Pompeo e poi di Tito nel considerare il da farsi da parte del “dux romanus” nei confronti di quel popolo senza dio, di quel tempio senza statua e di quella città santuario.