di Francesco Bassano
A febbraio di quest’anno, in un articolo pubblicato sul Foglio, lo storico franco-algerino Georges Bensoussan, scrisse con le parole seguenti che il conflitto arabo-israeliano è adesso diventato “uno scontro tra due tipi di società”:
“Fin dagli anni Venti, il conflitto si è trasformato in uno scontro tra due tipi di società. Non è uno scontro islam/giudaismo (all’epoca, il movimento sionista era profondamente secolarizzato), ma lo scontro tra una società moderna figlia dell’Europa dei Lumi, occidentale nel modo di pensare, e una società rurale, clanistica e islamica, estranea all’occidente. Questa linea di confine è una delle chiavi della vittoria israeliana del 1948.”
Nelle ultime settimane, come già dopo l’11 settembre e a seguito delle più sanguinose stragi jihadiste del nuovo millennio, ricompaiono puntuali ulteriori articoli e commenti sullo “scontro di civiltà”, sulla differenza tra noi (civiltà) e l’altro (barbarie), e la destra rispolvera i propri profeti a cominciare ovviamente “dall’ultima” Oriana Fallaci.
Il massacro del 7 ottobre perpetrato dalle milizie di Hamas si pone probabilmente a un livello che più che barbaro è inferiore persino a quello degli invertebrati, è analogo alle stragi dei jihadisti di Daesh o del GIA algerino, e certo, almeno emotivamente, non possono non venir in mente i pogrom e il ricordo degli eccidi nazisti – e già con questo paragone, comunque molto delicato, si fa riferimento a qualcosa come insegna Zygmunt Bauman di “moderno” ed europeo, che certo con l’Islam, al quale i soliti pensatori neocon attribuiscono l’origine di questa barbarie, non ha niente a che vedere.
Ma dando per assodato che esistano davvero due civiltà, due società, due culture contrapposte, una occidentale (giudaico?)-cristiana e una “orientale” arabo(?)-islamica così distinguibili, solide e impermeabili, mi chiedo davvero in quale collocare i massacri perpetrati dalle forze russe in Ucraina, quelli delle guerre balcaniche dove i principali carnefici erano croati e serbi cristiani, la strage di Haditha o i fatti di Abu Ghraib commessi dalle forze statunitensi in Iraq. E poi, l’assalto al Campidoglio a Washington del 2021, dove migliaia di uomini provenienti dalla profonda America dei predicatori religiosi e dei rednecks, tra cui alcuni bardati con pellicce ed elmi da vichinghi, assaltavano un’istituzione democratica con l’appoggio di un presidente di stato. E mi chiedo soprattutto se la stessa civiltà, cultura occidentale opposta a quella islamica, la quale dovrebbe essere quella del sottoscritto, è rappresentata anche da tutti coloro che in Europa e negli Stati Uniti tramite forze politiche di maggioranza o meno propagandano tesi razziste, xenofobe, misogine, omofobe, fasciste, quella di chi ritiene si debba tornare al divieto dell’aborto, dove viene riproposto servizio militare perché “educativo”, pena di morte, porto d’armi, oppure repressione, centri di espulsione e carcere per risolvere emergenze, diseguaglianze e problemi sociali, o nella quale nei comizi politici vengono innalzati rosari e vangeli, affidandosi al “cuore immacolato di Maria”.
Sì, mi chiedo appunto se coloro che parlano della nostra civiltà e cultura superiore tengano in considerazione anche tutti i fenomeni di cui sopra, i quali non sembrano appartenere a una società davvero più “illuminata” o troppo diversi e forieri di stragi e tragedie rispetto a quelli inerenti altri fanatismi come quello islamista.
Inoltre sulla contrapposizione di Bensoussan tra un Israele “figlio dell’Europa dei lumi” e una società palestinese “rurale, clanistica, e tribale”, sarebbe da ricordare che il nazionalismo stesso, come quello palestinese, è un’importazione dell’Occidente e che nel commando che ha perpetrato la strage del 7 ottobre non c’erano soltanto milizie islamiste. Il FDLP e il FPLP per esempio, anche considerata l’origine dei propri due leader, hanno storicamente al loro interno componenti cristiane maggioritarie e la loro piattaforma laica non ha mai escluso fin dalla nascita efferate stragi di civili.
Di conseguenza, come per l’Europa, trovo sia inutile specificare che parlare di Israele come società “moderna” “figlia dei lumi”, e quindi esente dal fanatismo se così si intende, sia purtroppo totalmente inesatto e ridicolo.
Solo per citare fatti recenti, oltre i vari raid e violenze dei coloni in Cisgiordania, ascoltare un rabbino militare che parla di un mese glorioso perché “riconquisteremo Gaza”, vedere sefarim della Torah legati a carri armati, e tutte le varie immagini che girano sui social di soldati che indossano talled, tefillin e imbracciano contemporaneamente il mitra e nelle quali si invoca la protezione dell’Altissimo sui hayalim che vanno a combattere, non so davvero quanto tutto ciò possa appartenere alla presunta “cultura dei lumi”, alle idee di Montesquieu e di Voltaire, o a quella ebraica secolare di Sigmund Freud e di Ludwig Wittgenstein. Sempre che il collegamento con l’Europa non sia quello con le crociate del XI secolo, non vedo una grande distinzione tra questi sentimenti e altri tipi di fanatismi e connubi tra religione e nazionalismo, ben visibili tutt’ora in altri contesti del mondo arabo e musulmano (e appunto non solo).
Tutto ciò ovviamente non è per affermare che la società israeliana sia interamente e soltanto così caratterizzata, o che sia paragonabile ad Hamas o al regime teocratico iraniano – in realtà per esempio la società civile iraniana è altresì molto “aperta” e “moderna” – solo che la società e la politica israeliana è anche questa (per quanto l’hasbarà tenti di nasconderlo, cercando solo di confezionare e “pulire” l’immagine di Israele per l’esterno), queste frange e tendenze purtroppo esistono, non sono minoritarie, ed hanno contribuito non differentemente dal nazionalismo palestinese ad aggravare il conflitto e a portarlo su una strada morta e senza ritorno ben visibile tutt’oggi.
Sostenere adesso l’ennesima guerra perché “difensiva”, di “sopravvivenza” e volta “solo” ad eliminare Hamas, oltre a non considerare i deleteri effetti presenti e futuri già visti in decenni del conflitto dove “violenza porta solo ad altra violenza” nasconde sotto il tappeto che Israele negli ultimi anni è stata attraversata anche da questi moti i quali con i “lumi” di Bensoussan non hanno proprio niente a che vedere. E anche la guerra in sé con le sue armi è un qualcosa di così primitivo e esistente in tutte le società umane, che “tecnologica” o “intelligente” che sia, non vorrei davvero che facesse più parte della mia ipotetica “cultura” e della mia supposta “civiltà”. Ancora meno vorrei che fosse rappresentativa di un luogo e di un territorio che amo e ho da sempre nel cuore.