di Carla Capetta
Alfred Feldman nato ad Amburgo nel 1923, ha vissuto in Germania fino al 1932, anno in cui ha iniziato a spostarsi in Europa, dapprima per motivi di lavoro del padre e poi per sfuggire ai nazisti e in questo suo spostarsi da fuggitivo in Europa – dal Belgio alla Francia meridionale all’Italia del Nord – ha incontrato la solidarietà di molte persone che, pur nelle ristrettezze, non hanno esitato ad aiutarlo e a proteggerlo. È questa la storia che ci racconta, spinto a farlo, in età adulta, da Alberto Cavaglion e da Susan Zuccotti che, come ricorda Alfred Feldman: «Puntando un dito contro di me, ha detto: “Lo devi alla storia”». Ed è così: questa testimonianza è utile agli storici perché racconta episodi poco conosciuti, come le incursioni di Vichy del 26 agosto del 1942, le brigate di lavoro francesi o le residenze sorvegliate in Francia sotto gli italiani e il ruolo dei parroci e della diocesi di Genova in collaborazione con l’organizzazione di salvataggio ebraica italiana chiamata Delasem (Delegazione Assistenza Emigranti Ebrei).
Questo libro è però di grande interesse anche per i lettori non specialisti per la peculiarità del ricordo che si traduce nella scrittura: da una parte è un adulto che ricorda la propria giovinezza, sempre in bilico tra la salvezza e la perdizione, con l’ingenuità e la fiducia di chi ancora deve affrontare la vita, ma dall’altra è un uomo ferito che rivive quel medesimo dolore mentre lo descrive, come evidenziava anche Riccardo Cavaglion, quando incontrò l’autore nel 1963: «Cosa destava interesse in Alfred erano gli occhi e la voce: due occhi verdi, tristi, dove c’era tutta la tragedia di un bimbo senza gioia, l’ansia di confini attraversati di nascosto, la paura».
E tuttavia questo libro è anche espressione dell’amore per il prossimo, del senso di solidarietà e comunanza perché “Se è una storia del male commesso da pochi individui al potere, è anche un omaggio alle persone semplici e coraggiose che si sono rifiutate di accettare la propaganda antisemita e la retorica dei loro governi, e hanno continuato a giudicare e decidere da soli, permettendo forse la sopravvivenza di migliaia di persone”, come sottolinea Susan Zuccotti nell’Introduzione.
Il libro contiene inoltre una raccolta di lettere che i membri della famiglia Feldman sparsi per il mondo si sono scambiati tra il 1940 e il 1942, anni nei quali Alfred e suo padre hanno disperatamente cercato di riuscire a trovare il modo di lasciare l’Europa, senza riuscirci. Sono una testimonianza preziosa perché ci fanno entrare nella quotidianità dei “fuggitivi” e nell’ottusità delle burocrazie.
Il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 2001 negli Stati Uniti per conto della Southern Illinois University Press, ed è stato elegantemente e appassionatamente tradotto in italiano da Barbara Trapani. Il libro sarà presentato l’11 settembre 2022 a Rittana nell’ambito della manifestazione Attraverso la memoria. Per non dimenticare.
Alfred Feldman, Sempre un passo avanti. Un Ebreo in fuga nell’Europa di Hitler
Introduzione di Susan Zuccotti, nota all’edizione italiana di Lucio Monaco
Kaplan, 2022, pp. 374, 22 foto bn, € 25,00