Intervista e traduzioni a cura di
Beatrice Hirsch
Il Consiglio coordinativo del GET (Giovani Ebrei Torino) si è rinnovato qualche settimana fa e per la prima volta vede al suo interno anche tre giovani studenti israeliani, avvicinatisi alla Comunità Ebraica attraverso il lavoro come shmirà (sicurezza) e frequentando gli eventi organizzati dal GET stesso: Ella, 28 anni, originaria di Kiryat Tivon, a Torino da circa tre anni; Sivan, 27 anni, di Givatayim, al quarto anno di Medicina e Amit, al sesto anno, 30 anni, di Holon.
Oltre a loro a Torino ci sono probabilmente quasi un centinaio di israeliani che vengono per studiare o lavorare nella nostra città. Spesso rimangono lontani dalla Comunità Ebraica perché non ne sentono la necessità o per paura di trovare un ambiente troppo religioso. Adesso gli israeliani residenti a Torino hanno un ponte solido con la Comunità grazie a questi ragazzi che hanno esperienze diverse nel passato, ma un presente molto simile e idee comuni sul concetto di comunità, di supporto reciproco e salvaguardia delle tradizioni. Li abbiamo intervistati per conoscerli meglio e raccontare l’unicità e l’importanza della realtà a cui hanno deciso di prendere parte come membri attivi.
Quando avete realizzato che sareste venuti a studiare qui a Torino avete pensato di contattare la Comunità Ebraica locale? Una volta arrivati qui vi siete avvicinati alla Comunità tutti grazie alla shmirà?
Ella: In realtà no, non avevo pensato di cercare la Comunità, ero già abbastanza emozionata dal fatto che avrei scoperto una nuova cultura e vissuto in Europa. E sì, mi sono avvicinata alla Comunità iniziando a lavorare nella sicurezza, ero a Torino già da tre anni e ho iniziato appena un mese prima del 7 ottobre 2023. Dopo l’inizio della guerra la Comunità è diventata una casa per molti di noi israeliani che si sentivano soli e spaventati di essere lontani da casa.
Sivan: Sì io ci avevo pensato. Prima di iniziare il servizio militare ho fatto un’esperienza molto positiva e significativa durante il mio Shnat Sherut (anno di volontariato) in Colorado, dove ho lavorato con la comunità ebraica locale. Questa esperienza mi ha fatto capire l’importanza di rimanere in contatto con la Comunità ebraica locale ovunque mi trovi. Anche io cercavo lavoro e al mio secondo anno di università ho iniziato a fare la sicurezza.
Amit: A dire il vero, quando sono arrivato a Torino non sapevo nemmeno che ci fosse una Comunità ebraica qui. Anche io come Ella e Sivan ho sentito da un mio amico, che lavorava nella sicurezza della comunità a quel tempo, che stavano cercando nuove persone per la sicurezza. Avevo bisogno di soldi quindi… ho iniziato a lavorare.
Come vi siete avvicinati invece alla realtà del GET?
E. Io ho conosciuto il GET, prima di iniziare a lavorare per la Comunità, grazie ad una festa di Purim due anni fa, un israeliano aveva pubblicato l’invito su uno dei nostri gruppi Whatsapp. Non avevo mai incontrato nessuno del GET prima di allora, oggi invece è un po’ diverso, ogni nuovo israeliano che arriva qui e che è interessato a partecipare agli eventi del GET viene invitato subito grazie al forte legame che si è ora creato tra i giovani israeliani e i giovani membri della Comunità.
S. Io ho scoperto il GET più o meno nello stesso periodo in cui ho iniziato a fare la sicurezza, anche io grazie alla festa di Purim che avevano organizzato e da lì ho capito che era qualcosa di cui volevo far parte.
A. Io invece ho conosciuto il GET perché ho condiviso uno dei miei primi turni di shmirà con Anna, una delle giovani nel coordinamento del gruppo, che mi ha raccontato delle varie attività che organizzavano. Più tardi ho incontrato alcuni dei ragazzi del GET e ho iniziato a frequentare gli eventi.
Avete mai immaginato che sareste diventati amici con giovani ebrei italiani?
A. Come dicevo poco fa, inizialmente non sapevo neanche dell’esistenza della Comunità qui a Torino, ma sono arrivato con una mente aperta e la volontà di incontrare nuovi amici italiani, che fossero ebrei o meno. Il fatto che il GET sia ebraico ha reso le cose più facili perché avevamo già qualcosa in comune.
E. Neanche io l’avevo considerato, però volevo farmi degli amici italiani in generale. Penso che i contatti con la gente locale ti permettano di conoscere meglio il posto in cui vivi e di imparare la lingua più facilmente. Oggi sono molto grato per le mie amicizie con i giovani ebrei italiani qui.
S. Io sapevo della Comunità ma non delle attività dei giovani, dalla festa di Purim è stata una bella sorpresa scoprire che ci sono ebrei italiani della nostra età con cui abbiamo così tanto in comune. Soprattutto dopo il 7/10, il GET è stata una delle cose che mi ha confortato di più. Questo gruppo mi ha fatto sentire che non dobbiamo affrontare la situazione da soli e che ci sono altre persone che la pensano come noi.
Come vengono percepiti i giovani ebrei della diaspora dagli israeliani? Prima di venire a Torino avevate già amici ebrei non israeliani?
S. Sì, come dicevo all’inizio, prima del servizio militare ho fatto lo Shnat Sherut nella Comunità ebraica di Denver, Colorado, e sono rimasta in contatto con gli amici e le famiglie ospitanti di lì. Penso che in generale i giovani israeliani vedano i giovani ebrei come più religiosi, ma quello che ho imparato nel mio periodo in Colorado è che una sinagoga è più di un luogo in cui pregare, è una comunità.
A. Personalmente, pensavo e penso ancora che i giovani ebrei della diaspora non siano poi così diversi da “noi israeliani”, siamo tutti persone normali che provengono da un background un po’ diverso. Prima di incontrare il GET mentre ero nell’esercito ho avuto il privilegio di prendere parte ad un “Taglit” (Birthright in inglese, un viaggio gratuito offerto a tutti i giovani ebrei e discendenti di ebrei che vogliono conoscere meglio Israele). Ho viaggiato con un gruppo di giovani ebrei americani per una settimana in Israele e ho continuato a incontrarli, alcuni dopo sono venuti più volte a trovarmi.
E. Io invece prima di venire a Torino, non avevo amici ebrei non israeliani. Come diceva Sivan, faccio parte di quei giovani israeliani che hanno sempre pensato che le persone che frequentano la sinagoga fossero molto religiose, perché in Israele è così. Quando ho conosciuto meglio la Comunità qui, ho scoperto che in realtà è un posto che porta persone insieme, non solo quelle molto religiose.
Voi, a livello personale, come vi relazionate con la vostra identità ebraica? È cambiata da quando avete iniziato a vivere fuori da Israele?
A. Io vedo l’ebraismo prima di tutto come una nazionalità. Ora, l’ebraismo è l’unica nazionalità che è anche una religione, ma questa è una questione personale per ognuno di noi e sta ai singoli decidere se credere o meno. Inoltre, direi che l’ebraismo ha anche un aspetto culturale. Personalmente, non sono un grande credente, quindi da questo punto di vista non sono cambiato molto. Mentre l’antisemitismo risorge in tutto il mondo, questo mi fa capire che siamo tutti un popolo/nazione e dovremmo restare uniti.
S. Penso che la mia identità ebraica abbia sempre fatto parte di me. Per me non importa se sono in Israele o all’estero, mi piace sempre celebrare le feste e seguire le tradizioni.
E. Penso che l’unica cosa importante per me da quando mi sono trasferita qui fosse sentirmi parte di una comunità (israeliani o un gruppo misto di israeliani ed ebrei della nostra età).
Cosa pensate che ci leghi tutti insieme?
E. La nostra tradizione comune, che è diversa e unica rispetto alla maggior parte delle persone che ci circondano nella nostra vita quotidiana (al lavoro/università). La nostra connessione e amicizia mi fa sentire a casa.
A. La cosa più ovvia che ci lega è che siamo tutti ebrei. Condividiamo le stesse tradizioni e un insieme di valori che si basano in qualche modo o forma sulla Torà, e condividiamo tutti la stessa origine e lo stesso sangue, se così lo possiamo chiamare. A un livello più superficiale, abbiamo tutti più o meno la stessa età e ci piace stare insieme e divertirci. Purtroppo, a causa dell’aumento dell’antisemitismo dal 7 ottobre dell’anno scorso, penso che tutti noi cerchiamo di stare con persone come noi, persone con cui ci sentiamo al sicuro e in sintonia.
S. Sì, sfortunatamente con la realtà attuale, penso che ciò che ci unisce di più siano i momenti difficili come questo. E mi rassicura sapere che abbiamo tutti l’uno l’altro su cui contare. Inoltre, sento che, come la maggior parte degli israeliani, quando sono all’estero faccio del mio meglio per rimanere il più possibile vicina alla nostra tradizione e cultura, e sono felice di avere un posto che mi aiuta in questo qui a Torino.
Sapete che siete i primi israeliani a far parte del Consiglio coordinativo GET? Cosa vi ha spinto ad assumervi delle responsabilità nell’organizzazione di eventi per giovani ebrei a Torino?
E. Sì! Ce l’avete detto alla prima riunione di Coordinamento che abbiamo fatto! Penso che siamo onorati (ride e gli altri concordano). Penso che ciò che mi ha spinta sia stato il fatto di aver capito quanto siano importanti per me i legami con le persone del GET, mi ha fatto capire che voglio contribuire a questo gruppo per consentire legami così forti anche tra le nuove persone che si uniscono al gruppo.
S. Anche io sono molto felice e onorata di far parte di questo gruppo! Quando sono arrivata a Torino non c’era un gruppo molto forte di israeliani che organizzavano cene di shabbat e celebravano eventi ed era molto importante per me e i miei amici avere questa unione. Così abbiamo iniziato a costruire una comunità di studenti che è diventata sempre più grande e sono davvero molto felice di essere riusciti a unirci al GET perché grazie a loro siamo in grado di continuare a costruire questa comunità e non solo come israeliani ma come israeliani e giovani italiani insieme.
A. Io sono molto emozionato e non vedo l’ora che i nostri progetti si concretizzino. Ho notato il calo generale dei numeri della Comunità e d’altra parte la tendenza crescente degli israeliani a migrare da Israele a Torino tra le tante destinazioni. Vedo un futuro molto buono sia per la Comunità ebraica che per gli israeliani se sapremo come giocare bene con le nostre “carte” e voglio essere una delle forze che approfondisce le relazioni tra israeliani ed ebrei italiani.
Perché ritenete importante incoraggiare i legami tra studenti israeliani e giovani ebrei di Torino?
A. Penso che siamo nel momento giusto per rendere i legami tra noi duraturi, come dicevo poco fa, ho visto un forte calo nella frequenza della Comunità e noi siamo i prossimi “adulti” a guidare ciascuno di questi due gruppi, questi legami che creiamo possono portare a un cambiamento superando la separazione tra “israeliani” e “italiani”, possiamo creare una “nuova” comunità ebraica che include tutti noi insieme. Inoltre, chi non vorrebbe fare nuove amicizie?
E. I tempi difficili che stiamo vivendo mi hanno permesso di capire quanto queste amicizie e tutto ciò che ci lega insieme in questo gruppo significhino molto per me. Inoltre, come io non conoscevo nessun giovane ebreo non israeliano, sono sicura che alcuni membri della Comunità non hanno avuto modo di conoscere bene i giovani israeliani, e questa è una grande opportunità per incontrarci.
Cosa pensate che manchi ai giovani israeliani che studiano qui?
E. Posso raccontarti della mia esperienza, all’inizio qui ho lottato con la burocrazia e con i problemi degli appartamenti. Ho anche incontrato un proprietario che non voleva affittarmi un appartamento perché ero straniera. Penso che sarebbe fantastico creare un gruppo di persone per aiutare i giovani studenti israeliani che arrivano qui nel caso in cui si trovassero in difficoltà con tali problemi.
S. Sì sono d’accordo, l’esperienza di trasferirsi in un nuovo paese e lasciarsi tutto alle spalle è un’esperienza sempre molto dura e quando sono arrivata qui non c’era una comunità forte ad aiutarmi. Quindi anche io spero che creando un gruppo più solido potremo aiutare ad alleviare questa esperienza per i nuovi studenti perché sanno che se hanno bisogno di qualcosa siamo tutti qui per aiutarli.
A. Anche io posso parlare per esperienza personale, ma presumo che siano le stesse cose che la maggior parte degli israeliani che studiano qui cercano, soprattutto i nuovi: prima di tutto la compagnia, come han detto le altre non è facile trasferirsi in un nuovo paese soprattutto se non conosci ancora la lingua locale, appena arrivato avevo assolutamente bisogno di qualcuno con cui parlare. Credo che la maggior parte di noi ne abbia bisogno. In secondo luogo, sono d’accordo con Ella, stiamo tutti lottando con la burocrazia italiana e un po’ di aiuto dalla gente del posto potrebbe avere un effetto enorme sulla nostra esperienza da nuovi arrivati. In terzo luogo, ci manca il cibo israeliano!!
Come vedete il futuro di questa collaborazione? Avete dei progetti che vorreste portare avanti?
E. Per imparare la lingua, di recente, per esempio, abbiamo iniziato a organizzare una volta al mese un evento chiamato “Aperitivo linguistico”, con lo scopo di aiutare a rafforzare l’italiano dei membri israeliani del GET e l’ebraico dei membri italiani, attraverso attività, giochi e conversazioni. Spero che continueremo a organizzare anche questi eventi, perché penso che sia il modo migliore per imparare una nuova lingua e stiamo avendo un buon successo!
A. Sinceramente vedo un futuro molto fruttuoso per questa collaborazione, spero che continui a lungo. Abbiamo così tante idee, per le feste ebraiche ma anche per altri aspetti della vita. ad esempio molti di noi sono appassionati di montagna e natura, sarebbe bello avviare un club di escursionismo, oppure organizzare lezioni su argomenti rilevanti per noi giovani, come l’educazione finanziaria, l’educazione dei cani e continuare a pianificare incontri sociali, cene insieme e molto altro.
S. Esatto, il nostro piano futuro è di aggiungere anche conferenze rilevanti per i giovani, ma anche molte attività divertenti dopo l’università/lavoro, importanti per rafforzare la collaborazione e cercare di creare più relazioni interpersonali.
Domanda più personale, se posso, voi pensate di rimanere in Italia dopo l’università? Pensate che se rimarrete continuerete a frequentare la Comunità ebraica locale?
S. È una domanda molto buona a cui purtroppo non ho ancora una risposta definitiva. Ma penso che se scelgo di restare resterò in contatto con la Comunità perché essere ebrea e seguire la tradizione ebraica è qualcosa di molto importante per me.
A. Anche per me è una domanda importante, ma molto complicata. Penso che mi piacerebbe restare in Italia, almeno per un po’. La qualità della vita e la tranquillità che posso trovare qui sono cose che non esistono in Israele. D’altra parte, so che a mia moglie (che vive con me qui in Italia) manca molto la sua famiglia in Israele e voglio che lei sia felice, quindi è un argomento di cui io e lei dobbiamo ancora discutere, ma rimandiamo questa conversazione alla fine dei miei studi. Se resteremo credo che ci integreremo nella Comunità.
E. Tutti gli anni penso a questa domanda e continuo a darmi risposte diverse. In questo momento sento che mi piacerebbe tornare in Israele quando avrò finito gli studi, ma ho ancora un po’ di tempo e le cose potrebbero cambiare.