di Äisi Silvelainen

[N.d.R. Dopo un acceso dibattito, la redazione di HK ha deciso di pubblicare un secondo articolo del nostro corrispondente a Helsinki. La scarsa professionalità che l’inviato aveva mostrato nei confronti della rivista col suo primo articolo ci aveva indotto a troncare ogni rapporto con lui. Poi il fatto che la maggioranza dei lettori di HK non abbiano cancellato i loro abbonamenti ci ha persuaso a seguire il precetto di essere facilmente placati (Mishne Torah, Teshuvah 2:10). La nota di scuse allegata all’articolo ci sembrava sincera; il tema è serio come avevamo richiesto e l’autore ci ha offerto l’articolo con un notevole sconto. Inoltre non ci ha neppure chiesto il rimborso delle spese per tornare dalla Lapponia dato che “Harri, Jussi e Pekka – tre camionisti un po’ rozzi ma molto premurosi” lo hanno riportato nella capitale.]

A Helsinki ci sono tre cimiteri ebraici: l’antico, il vecchio e il nuovo. Vengono anche chiamati il vecchio, il nuovo e il nuovo-nuovo o l’attuale. E come se questa confusione non bastasse, alle volte vengono descritti come il piccolo, quello giù (perché si deve scendere un breve pendio per raggiungerlo) e quello su (perché sta più in alto di quello giù). Tutti e tre – l’antico, il vecchio e il nuovo – sono immersi nel complesso di cimiteri della città di Helsinki nel promontorio sabbioso di Hietaniemi (che in finlandese vuol dire “promontorio sabbioso”). Immersi, ma non collegati. Come nel resto del mondo, i tre cimiteri sono separati dai cimiteri non ebraici che li circondano.

Che siano separati uno dall’altro è forse anche una testimonianza dei mezzi economici limitati della comunità – i terreni venivano comprati solo quando c’erano i fondi o quando mancava lo spazio. Ma prima o poi venivano comprati. Quando un ebreo che segue le proprie tradizioni muore deve tornare nella terra da cui il suo antenato Adamo (da ‘adamà, terra in ebraico) è stato creato.

Il più triste dei cimiteri è quello nuovo perché i morti sono recenti. Alcune tombe non hanno lapidi permanenti, solo rettangolini bianchi di marmo inclinati sulla terra non ancora appianata con le date di nascita e di morte, il nome del defunto e una piccola stella di David. La maggior parte delle tombe hanno lapidi eleganti con scritte dorate in caratteri ebraici e latini. Anche su queste lapidi c’è una stella di David e in alcuni casi tanti piccoli sassi che segnalano le visite recenti. C’è anche traccia di una tradizione non ebraica: su qualche tomba si trovano dei fiori.

Il cimitero più maestoso è quello vecchio. È il cimitero che si vede più spesso nelle foto e nei documentari. C’è una cappella bianca con la stella di Davide impressa nel muro che si affaccia sul cimitero. Qui si trovano lapidi di tutti tipi, alcune molto grandi ed elaborate; c’è perfino una cupola che si poggia su quattro colonne alte quasi due metri. La storia degli ebrei finlandesi è svelata dalle scritte su queste lapidi – quelle più vecchie (XIX secolo) in ebraico, quelle successive in svedese, poi in finlandese e per finire si torna a un ebraico minimalista e moderno. In questo cimitero ci sono anche le tombe dei soldati ebrei caduti nella seconda guerra mondiale combattendo contro l’Unione Sovietica a fianco dei tedeschi. “A fianco” è il termine obbligatorio – anche a distanza di quasi ottant’anni. Dire “alleati” non è ancora permesso. Sul monumento “In Memoriam” ricoperto di nastri e fiori, c’è una sola frase in ebraico: “naflu al mishmartam”—caddero in guardia.

Il più misterioso dei tre cimiteri è quello antico. Il cimitero antico è lontano dagli altri due ed è quasi inghiottito dal cimitero musulmano. Non è chiaro come questo sia successo. Le lapidi visibili dal recinto sono soltanto in ebraico con qualche frase in aramaico. Sono più piccole e alle volte più sottili delle lapidi altrove. Le tombe sembrano messe a caso. Crescono tanti alberi ma non ci sono fiori. Il cimitero antico è chiuso a chiave e non si capisce perché. Nessuno visita i defunti. Sono morti anche i parenti e gli amici dei defunti nel cimitero antico.

 


Foto: Helsinki, autore Olga1969

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